Riprendiamo da REPUBBLICA di oggi,15/09/2019, a pag.15 con il titolo "Israele" il commento di David Grossman
Medio Oriente senza Israele, la vittoria/sconfitta dei pacifisti
(cartina diffusa dalla CNN)
In realtà il titolo, sotto un cubitale ISRAELE continua con " Democrazia contro oppressione la sfida dei cittadini arabi per creare uno stato per tutti", dove 'oppressione' si riferisce ovviamente a Israele, se ne deduce che la parola 'democrazia' si riferisce ai cittadini arabi. Che sono talmente democratici che rivendicano un loro stato su tutta la 'palestina'! Grossman se l'è dimenticato, è sempre in giro per il mondo a presentare i suoi libri da non ricordare che l'ipotesi 'uno stato per due popoli' viene giudicato un suicidio persino dai più scatenati avversari di Netanyahu.
Grossman ha bisogno di sentirsi amato, il massimo che può desiderare è la considerazione dei nemici del propio paese. Grazie a questa sua inclinazione è da sempre la voce più ascoltata in Italia. " sentiamo Grossman" è l'invocazione che si alza nelle redazioni quando occorre avere un parere, chi può essere più politicamente corretto di lui?
Ecco il suo intervento:
David Grossman
A voi, cittadini arabi di Israele, donne e uomini di opinioni e di fedi diverse, a voi che appartenete a una minoranza costantemente inibita, a voi, miei concittadini, rivolgo queste frasi. Nonostante tutta la vostra frustrazione e la vostra rabbia per il disprezzo e l'indifferenza con cui lo Stato di Israele vi tratta da decenni, e nonostante disperiate ormai in un miglioramento della vostra condizione, nonostante tutto questo io vi chiedo, amici, di correre alle urne. Correte a votare alle prossime elezioni. In caso contrario rafforzerete quegli israeliani che hanno interesse a farvi sentire estranei ed esclusi. Quegli israeliani che, fra l'altro, hanno approvato la "Legge sulla nazionalità ebraica", con l'intento di svilire la vostra identità e la vostra lingua. Quegli israeliani che vogliono che voi viviate in una costante condizione di paura e che si adoperano per farvi rimanere in uno stato di apatia e di inerzia. A Un seggio elettorale 2 I seggi Nelle ultime elezioni (aprile 2019) sono stati eletti 12 parlamentari arabi, distribuiti in diverse liste. Nella legislazione precedente i parlamentari arabi erano 14, concentrati nella Lista araba unita Quindi è ancora più importante che coniate alle urne. In questi giorni bui astenersi dal voto significa rinunciare alla possibilità che Israele diventi uno Stato veramente democratico ed egualitario per tutti i suoi cittadini. Significa far precipitare questo Paese in un abisso sempre più nazionalistico, fanatico e razzista e, di conseguenza, annientare la microscopica probabilità di un accordo di pace tra Israele e i palestinesi nei Territori. In altre parole, la vostra astensione al voto alle prossime elezioni potrebbe avere un impatto decisivo sulla continuazione dell'occupazione e sulla vita dei palestinesi in Cisgiordania e Gaza. Una massiccia astensione significa anche che la minoranza araba in Israele preferisce continuare ad aggrapparsi all'offesa della guerra del `48 e alla continua discriminazione che ne è seguita come a una scusa per non fare nulla. Per non rivendicare in maniera legale e democratica tutti i propri diritti e i propri doveri civili. Per non sfruttare lo strumento più importante che la democrazia israeliana vi mette a disposizione e continuare a trincerarvi nella sensazione di essere una vittima impotente. Ayman Odeh (il leader della "Lista araba unita" N.d.T), in un'audace intervista, ha giustamente sottolineato che l'atteggiamento di autoesclusione della maggior parte dei leader politici arabi da una piena par 3 La partecipazione Alle elezioni di aprile solo il 45% degli aventi diritto appartenenti alla minoranza araba ha votato: a contribuire al risultato la scelta dei partiti arabi di presentarsi in tre liste distinte tecipazione alla vita pubblica israeliana condanna un'ingente fetta della popolazione a non essere nient'altro che una sorta di "movimento di protesta". Un movimento che si esime dall'essere un partner completo nel forgiare la realtà in cui vive e in cui si decide del proprio destino. Una mancata partecipazione alle elezioni di martedì, in cui ogni voto sarà importante e decisivo, significa rinunciare all'unica possibilità che la minoranza araba odierna ha di migliorare la propria situazione e di entrare nel gioco democratico. Di essere al centro della realtà israeliana. Chi rinuncia a questa possibilità dà una mano a rimandare, ancora per molti anni, la gestione di problemi scottanti della società araba quali la pianificazione urbanistica e l'edilizia nei paesi e nelle città, le carenze nelle infrastrutture, la criminalità, la violenza contro le donne, lo sfacelo degli enti di assistenza sociale, i centri abitati non riconosciuti e molti altri malanni tipici di coloro che non godono di un'ade *** guata rappresentanza. Solo per dare un'idea: il numero degli elettori arabi è due volte maggiore di quello degli elettori ultraortodossi. Ma questi ultimi sono riusciti a ottenere 16 seggi alle elezioni di aprile, mentre i partiti arabi ne hanno ottenuti solo dieci. Correte, amici, correte. In molti modi, visibili e celati, lo Stato di Israele vi tiene in disparte impedendovi, e impedendo anche a se stesso, di integrarvi e di far si che il vostro enorme potenziale si trasformi in un formidabile motore di crescita. Lo Stato, e probabilmente molti dei suoi cittadini ebrei, non sono pronti a un cambiamento di coscienza tanto profondo. E così che stanno le cose. E questa distorsione va avanti da oltre sette decenni. E improbabile che la presa di posizione che essenzialmente nega agli arabi di essere considerati partner legittimi e L'autore David Grossman, 65 anni, è uno dei maggiori autori israeliani e voce della società civile alla pari cambi presto e quindi è a voi che rivolgo la domanda: fino a quando, con il vostro astensionismo intenzionale, o anche solo con l'indifferenza, collaborerete a questo fallimento dello Stato che, per molti versi, rinuncia a voi? Al 20% dei suoi cittadini? Io so che tra gli arabi in Israele ce ne sono alcuni i cui sogni e le cui aspirazioni sono un incubo per un israeliano come me. D'altra parte, molte aspirazioni e sogni di miei connazionali ebrei fanno tremare il cuore degli arabi israeliani (e pure il mio). Non è da escludere che questi sogni e queste aspirazioni di entrambe le parti si estremizzino a seguito della sempre maggiore disillusione riguardo a una soluzione del conflitto israelo-palestinese, e che le sensazioni di minaccia reciproca, di sospetto, di discriminazione e di esclusione si acutizzino. Ma prima di essere trascinati in questa pericolosa deriva dovremmo forse provare a realizzare la speranza che ancora condividiamo: quella di una vita in una società civile, democratica ed egualitaria in cui un bambino arabo-israeliano riceverà esattamente - e dico esattamente - le stesse opportunità di un coetaneo ebreo. Quella in cui ogni cittadino, ebreo o arabo che sia, sarà uguale agli altri, avrà gli stessi doveri e godrà degli stessi diritti. «Per un arabo israeliano che vuole sentirsi davvero parte del Paese - mi ha spiegato una donna araba questa settimana - è come bussare ripetutamente alla porta di casa propria, vederla socchiudersi, e poi vedersela sbattere in faccia». Affinché la porta si spalanchi completamente, affinché questa terra sia una casa per voi e per chiunque vive qui, correte alle urne, amici, compagni, correte, e io correrò con voi.
Per inviare a Repubblica la propria opinione, telefonare: 06/49821, oppure cliccare sulla e-mail sottostante