Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 15/09/2019 a pag.13, con il titolo "Karoui, la corsa alla presidenza del re delle tv finito in galera" la cronaca di Giordano Stabile
Giordano Stabile
Karoui, in carcere fa lo sciopero della fame
Si aprono stamane i seggi per le elezioni più libere e incerte della Tunisia. In corsa per diventare presidente ci sono 24 candidati. Per vincere bisogna arrivare al 50% più uno dei voti, e quindi è probabile che si vada al ballottaggio (13 ottobre). Una eventualità che potrebbe favorire il magnate dei media Nabil Karoui, in carcere dal 23 agosto con l’accusa di riciclaggio ed evasione fiscale. Karoui, uno dei protagonisti più controversi della politica tunisina del dopo primavera araba, si è dichiarato «prigioniero politico» e ha condotto una campagna incisiva, attraverso la moglie Salwa. Una vittoria di Karoui, a parte le accuse penali, rischia però di rompere i difficili equilibri che reggono la Tunisia da dopo la rivoluzione dei gelsomini del 2011. L’ex raiss Ben Ali è in esilio in Arabia Saudita e la transizione verso la democrazia è stata un successo, soprattutto se paragonata al caos che ha investito Libia, Siria e Yemen, e alla svolta autoritaria in Egitto. Ma lo scorso luglio la morte improvvisa del presidente Beji Caid Essebsi, una personalità forte che aveva frenato ogni deriva, ha fatto temere per la stabilità del Paese. Anche per questo l’establishment punta sull’attuale premier Youssef Chahed, primo ministro dal 2016, prima alleato e poi rivale dello stesso Essebsi, dopo uno scontro con il figlio del defunto presidente. Chahed ha imposto tagli drastici alla spesa pubblica per ottenere prestiti del Fmi. Ritiene di aver salvato la Tunisia dal collasso. Il prezzo è stato però l’impoverimento del già esile ceto medio, e un crollo nei consensi. Questo spiega l’ascesa improvvisa del «populista» Karoui. Chahed dovrà fare i conti anche con il candidato del forte e radicato partito islamico Ennahda, vicino alla Fratellanza musulmana, che ha presentato un candidato moderato e «digeribile» anche dai ceti cittadini, il 71enne Abdel Fattah Mourou. Avvocato, appassionato di musica classica occidentale, ha preso le distanze dalle posizioni più conservatrici del partito, anche i suoi oppositori affermano che l’immagine moderna è solo di facciata. Un outsider è Mehdi Jomaa, 57 anni, ex primo ministro, un tecnocrate del settore petrolifero, con forti legami con la Francia e la Total. I seggi, oltre che da 52 mila poliziotti e militari, saranno sorvegliati anche da 5mila osservatori internazionali. I risultati martedì sera.
Per inviare alla Stampa la propria opinione, telefonare: 011/65681, oppure cliccare sulla e-mail sottostante