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La Repubblica Rassegna Stampa
14.09.2019 Omissioni, manipolazioni, menzogne: Repubblica fotocopia di Haaretz
Bernardo Valli fotocopia di Igor Man

Testata: La Repubblica
Data: 14 settembre 2019
Pagina: 34
Autore: Bernardo Valli
Titolo: «Le paure di Netanyahu, il più forte»
Riprendiamo da REPUBBLICA di oggi, 14/09/2019, a pag.34, con il titolo "Le paure di Netanyahu, il più forte" il commento di Bernardo Valli



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Con un taglio apparentemente pacato, Valli affronta le prossime elezioni israeliane riproducendo in fotocopia la linea di Haaretz, il quotidiano arabo in lingua ebraica(come viene classificato in Israele) con edizione online in inglese, testo sacro per gli antisionisti di tutto il mondo. Niente di nuovo, in Israele la libertà di opinione, anche quella più menzognera, è intoccabile. Anche in questo pezzo trionfano omissioni e manipolazioni.
1. "
Con una maggioranza favorevole in Parlamento, il primo ministro potrebbe far votare una legge sull'immunità che lo metta in salvo prima della fine d'autunno, quando la giustizia deciderà la sua sorte" Ipotesi mai avanzata nemmeno da Haaretz, in contrasto con le regole ferree delle democrazia israeliana
2.
applicherà la piena sovranità su altri territori, oltre quelli indicati. Lo farà senza consultare l' Autorità palestinese. E ci mancherebbe anche questa! Valli omette di scrivere che i cosiddetti territori non sono occupati, ma 'contesi'. E l'ipotesi di Oslo è stata abbandonata per prima dall'AP, con i ripetuti NO a tutte le proposte di Israele.
3. "
nel frattempo il presidente americano ha corretto la sua politica mediorientale. Gli Stati Uniti non sono più tanto allineati sulle posizioni di Israele e dell'Arabia Saudita nel conflitto con l'Iran. Mentre lui, Trump, si dichiara pronto a incontrare Hassan Rohani, il presidente iraniano" Valli mistifica la posizione Usa verso Israele, dando per certa una "linea Trump'che esiste soltanto nelle versioni politicamente corrette dei media occidentali e nelle speranze del mondo islamico.
4."
Benjamin Netanyahu continua a denunciare siti nucleari iraniani in cui si preparano armi atomiche. E sollecita interventi militari. Il problema della sicurezza pesa sulle elezioni israeliane. E Netanyahu è il campione della sicurezza" Comprendiamo che per Valli il problema della sicurezza sia una quisquiglia, non lo è per gli israeliani e per chi crede che tra terrorismo e democrazia sia giusto schierarsi con Israele
5. Tra le omissioni più vistose c'è il pericolo che l'Iran rappresenta per Israele. La minaccia di cancellarlo dalle carte geografiche è costantemente ignorata da Valli, i suoi lettori vengono così privati di una realtà indispensabile per giudicare.

Invitiamo alla lettura del commento di oggi di Deborah Fait, che ci racconta come Israele sta vivendo questi ultimi giorni di campagna elettorale, per disintossicarci dalle fake news di Valli.

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Bernado Valli

Ecco l'articolo:

Ormai da tempo le elezioni israeliane hanno come protagonista Benjamin Netanyahu. Soltanto David Ben Gurion, fondatore dello Stato ebraico, ha governato così a lungo. Ma il voto del 17 settembre, martedì prossimo, non si annuncia tanto rassicurante per lui. È una ripetizione di quello del 9 aprile, e può riconfermarlo o meno come primo ministro lasciandolo al tempo stesso esposto a un'inchiesta della magistratura. Accusato di corruzione, di frode e di abuso d'ufficio, Netanyahu potrebbe incorrere col tempo in una condanna. La giustizia israeliana non ha risparmiato un ex capo dello Stato (Moshe Katzav) e un primo ministro (Ehud Olmert). Con una maggioranza favorevole in Parlamento, il primo ministro potrebbe far votare una legge sull'immunità che lo metta in salvo prima della fine d'autunno, quando la giustizia deciderà la sua sorte. L'esito elettorale non è dunque soltanto politico. L'elezione imminente ripete quella d'aprile che non ha consentito di formare una coalizione in grado di creare una maggioranza alla Knesset. In questi mesi di pausa, di riflessione, stando ai sondaggi, non sembra che le opinioni abbiano subito mutamenti rilevanti. La rielezione di Netanyahu non è scontata. Né è scontato che, pur avendo ottenuto una maggioranza relativa, come in aprile, riesca poi a creare questa volta una coalizione che comprenda più della metà de 120 seggi della Knesset. Inseguito da una sconfitta, che non avrebbe soltanto conseguenze politiche, Netanyahu rincorre la destra ultranazionalista, della quale cerca di garantirsi i voti. Il10 settembre ha promesso che nel caso restasse al potere il suo governo annetterebbe unilateralmente la valle del Giordano e la parte settentrionale del Mar Morto, in Cisgiordania. Se riceverà un mandato chiaro, ha precisato, applicherà la piena sovranità su altri territori, oltre quelli indicati. Lo farà senza consultare l' Autorità palestinese. Il trattato di Oslo tra israeliani e palestinesi dell'Olp (settembre'93), dal quale era uscito un compromesso per avviare la formazione di due Stati, non è più in programma da tempo. Accanto a Israele non c'è più lo spazio per una Palestina indipendente. Le zone di cui Netanyahu ha annunciato l'annessione, nel caso di una sua vittoria elettorale, sono già occupate da colonie israeliane. Il primo ministro lascia intendere che, come è accaduto per Gerusalemme Est e le alture del Golan, gli Stati Uniti confermeranno le decisioni di Israele. Le quali sarebbero incluse nel Piano di pace" per il Medio Oriente che Donald Trump ha annunciato, ma che per ora non ha svelato. È un silenzio che alimenta molti dubbi, perché nel frattempo il presidente americano ha corretto la sua politica mediorientale. Gli Stati Uniti non sono più tanto allineati sulle posizioni di Israele e dell'Arabia Saudita nel conflitto con l'Iran. Mentre lui, Trump, si dichiara pronto a incontrare Hassan Rohani, il presidente iraniano, Benjamin Netanyahu continua a denunciare siti nucleari iraniani in cui si preparano armi atomiche. E sollecita interventi militari. Il problema della sicurezza pesa sulle elezioni israeliane. E Netanyahu è il campione della sicurezza. I suoi guai giudiziari passano in secondo piano. Non perde occasione per denunciare il pericolo iraniano e la necessità di estirparlo, mentre il suo principale e superpotente alleato, Donald Trump, sembra puntare adesso su un dialogo con Teheran, aiutato dal presidente francese, Emmanuel Macron, che fa da intermediario. Ma Teheran respinge per ora l'idea di una trattativa diretta. Prima vuole l'abolizione o la drastica riduzione delle sanzioni che colpiscono l'Iran. *** Tutto è molto incerto, in questa fase elettorale la svolta del presidente americano indebolisce tuttavia il candidato irsaeliano come campione della sicurezza. Netanyahu appare trascurato da Trump. Ma le idee del capo della Casa Bianca cambiano spesso. Pur essendo state smentite con vigore, le recenti rivelazioni sullo spionaggio israeliano negli Stati Uniti non contribuiscono a rasserenare i rapporti tra Washington e Gerusalemme. E, alla vigilia dell'elezione, mettono in imbarazzo il candidato Netanyahu che non perde occasione per sottolineare l'alleanza con la superpotenza. L'annuncio dell'annessione della Valle del Giordano e della parte settentrionale del Mar Morto, nel caso di un successo elettorale di Benjamin Netanyahu, ha messo in allarme l'Arabia Saudita. La quale non è particolarmente interessata alla sorte dei palestinesi, e tiene all'intesa con Israele di fronte al nemico iraniano, ma ufficialmente non può accettare in silenzio l'annessione di terre arabe da parte dello Stato ebraico. Quindi la condanna, inquinando la solidità dell'alleanza di fatto con Israele La Valle del Giordano è una zona ricca, rappresenta un terzo della Cisgiordania ed è abitata da più di sessantamila palestinesi e da più di diecimila coloni israeliani. Gli avversari di Netanyahu giudicano l'annuncio delle annessioni una manovra elettorale destinata a scomparire dopo il voto. Forse i sauditi sono dello stesso parere. Ma nelle ore che precedono l'elezione le parole contano. Il Partito Blu Bianco del generale Benny Gantz, principale avversario del Likud, partito di Netanyahu, che nei sondaggi riceve più o meno lo stesso numero di consensi, considera altrettanto importante la Valle del Giordano, ma non parla di annessione: garantisce, però, che non ne abbandonerà mai il controllo già assicurato dai militari israeliani e dai coloni. Il discorso elettorale di Netanyahu potrebbe avere come risultato la conquista di non pochi elettori laici di estrema destra e dei loro avversari appartenenti ai partiti religiosi. Il dissidio tra i laici, in gran parte di origine russa, e i religiosi ortodossi, è stata una delle cause dell'incapacità di Netanyahu di formare un governo in aprile. Avigdor Lieberman, il leader dei laici, esigeva l'abrogazione della legge che esentai religiosi ortodossi dal servizio militare. I capi dei partiti religiosi hanno rifiutato di entrare nella coalizione nel caso l'iniziativa di Liberman fosse approvata. Cosi Netanyahu ha perso i due indispensabili alleati.

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