Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 10/09/2019, a pag.16, con il titolo "Erdogan minaccia i curdi dell'Ypg: 'Invado la Siria entro fine mese' " la cronaca di Giordano Stabile.
Giordano Stabile
Il sultano Erdogan
Recep Tayyip Erdogan torna a minacciare di invadere il Nord-Est della Siria e questa volta indica una data precisa, la fine di settembre. Per il leader turco regolare i conti con i curdi delle Ypg, i guerriglieri che controllano un quarto del territorio siriano e quasi 300 chilometri di frontiera con la Turchia, è una priorità strategica, quasi un'ossessione. Dal 2016 ha condotto già due operazioni, prima nell'area di Manbji e poi ad Afrin per contenere e sloggiare una forza che considera nient'altro che il braccio siriano del Pkk. Il difficile però viene ora. Lo scorso luglio, dopo un pressing di tre anni, ha convinto gli americani a concedergli spazio anche a Est dell'Eufrate. Ha ottenuto una «fascia di sicurezza» lungo il confine, pattugliata da militari turchi e americani in formazioni miste. Il nuovo segretario alla Difesa americano, Mark Esper, più flessibile del predecessore James Mattis, pensava di aver risolto così il contenzioso. I curdi, alleati affidabili degli Usa nella guerra contro l'Isis, avevano accettato di smantellare le fortificazioni al confine. Un primo tratto di 120 chilometri è stato già aperto e la scorsa settimana sono apparse le prime pattuglie turche.
Una nuova «fascia di sicurezza» Ma quello che per gli Usa è una soluzione definitiva, per Erdogan è soltanto il primo passo. La profondità della fascia, soli cinque chilometri, non lo soddisfa, ne vuole 30, per creare un territorio-cuscinetto di circa 8 mila chilometri quadrati da amministrare come già gli altri nel Nord-Ovest della Siria. Il che significa trasferirci «un milione di profughi siriani», tutti arabi sunniti. Un progetto di «ingegneria demografica» che trasformerebbe i curdi in una minoranza nel loro Rojava, il Kurdistan siriano. Erdogan ha anche minacciato di «lasciar affluire» i profughi in Europa se non potrà reinsediarli ma è chiaro che né gli americani né gli americani potranno accettare un progetto del genere. Dopo una settimana che lo ha persino visto rivendicare il «diritto» a dotarsi dell'arma atomica, il raiss ieri ha detto a chiare lettere che se non otterrà «entro la fine di settembre» la fascia di sicurezza come la concepisce lui, sarà costretto a «intervenire», cioè a invadere i territori curdi. Una minaccia da non sottovalutare secondo l'analista Aaron Stein, direttore del Middle East Program al Foreign Policy Research Institute: «Si tende a non prendere sul serio Erdogan, ma finora in Siria ha fatto tutto quello che aveva annunciato nei tempi e nei modi annunciati».
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