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La Stampa Rassegna Stampa
05.09.2019 Israele verso le elezioni: Netanyahu a Hebron in campagna elettorale, perché dovrebbe stupire?
Cronaca di Giordano Stabile

Testata: La Stampa
Data: 05 settembre 2019
Pagina: 18
Autore: Giordano Stabile
Titolo: «Elezioni politiche, Netanyahu a Hebron in caccia di voti»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 05/09/2019, a pag.18, con il titolo "Elezioni politiche, Netanyahu a Hebron in caccia di voti" la cronaca di Giordano Stabile.

Tutti i leader dei partiti che si sfideranno alle elezioni politiche del 17 settembre in Israele sono impegnati in queste settimane nella campagna elettorale. Non si capisce quindi lo stupore nel prendere nota che Benjamin Netanyahu ha tenuto un comizio nella parte ebraica di Hebron. Come al solito, situazioni che vengono considerate normali in tutto il resto del mondo, se riguardano Israele provocano doppi standard di giudizio.

Ecco l'articolo:

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Giordano Stabile

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Benjamin Netanyahu

Benjamin Netanyahu entra nella storia anche come primo ministro israeliano a tenere un discorso nella città di Hebron. È uno dei fronti più caldi con i palestinesi, una città di 170 mila abitanti, dove nel centro storico vivono alcune centinaia di ebrei protetti da un imponente dispositivo di sicurezza e decine di check-point. Nessun premier aveva mai parlato qui in veste ufficiale, tanto meno in campagna elettorale. Ma per «Bibi» anche questo tabù andava infranto. La sua è una battaglia in salita, con i sondaggi che lo danno privo di una maggioranza di centrodestra dopo il voto del 17 settembre: anche un paio di seggi in più potrebbero essere decisivi. Ha promesso tre giorni fa che farà approvare una legge per annettere tutti quelli in Cisgiordania. Gli abitanti di Hebron si aspettavano ieri una dichiarazione altrettanto storica, e che cioè anche il centro di Hebron sarebbe stato incluso. Il leader del Likud non è arrivato a tanto, anche se si è fatto accompagnare da due ministri che hanno chiesto apertamente questo passo, Yuli Edelstein e Miri Regev. Ha però promesso che Israele «non lascerà mai Hebron: non siamo venuti a sloggiare nessuno, ma non ci faremo neppure sloggiare». La tomba dei patriarchi La comunità ebraica di Hebron è una delle più antiche ma è stata quasi spazzata via dopo la nascita dello Stato di Israele nel 1948.

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Hebron, la tomba dei Patriarchi

Dopo la guerra dei Sei giorni, e la conquista di tutta la Cisgiordania, si è ritrovata al centro del conflitto israelo-palestinese. Gli insediamenti nel centro storico si trovano vicino alla Tomba dei Patriarchi, uno dei luoghi sacri dell'ebraismo, sormontata da una moschea. Nel 1994 un estremista, Baruch Goldstein ha ucciso 29 musulmani in preghiera durante il Ramadan. Il massacro, e gli accordi di Oslo del 1993, hanno spinto Israele a trovare una soluzione più stabile. Ed è stato lo stesso Netanyahu, durante il suo primo mandato nel 1997, a concludere l'accordo che ha portato alla divisione della città, per l'80 per cento sotto controllo palestinese e per il restante sotto quello israeliano. Con l'accordo veniva anche istituita una missione internazionale. Ancora Netanyahu si è rifiutato di rinnovarla lo scorso 29 gennaio e da allora non ci sono più osservatori. Ora ha promesso di «migliorare l'accesso» alla Tomba dei Patriarchi, con lavori che rischiano di suscitare l'ira palestinese. Ma a Hebron ha ritrovato un po' del suo spirito e forse anche la speranza di ribaltare il risultato elettorale.

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