Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 05/09/2019 a pag.14 con il titolo "'Ho cancellato la legge sull'estradizione'. Hong Kong festeggia" la cronaca di Francesco Radicioni.
Per Hong Kong la soluzione è ancora lontana: la leader Carrie Lam non ha reale potere, a decidere è ancora la dittatura cinese nelle questioni che contano: libertà e diritti civili, che in Cina non esistono.
Ecco l'articolo:
Carrie Lam
Dopo quasi tre mesi di manifestazioni più volte sfociate in violenza con la polizia e a poche settimane dalle celebrazioni per il 70esimo anniversario della fondazione della Repubblica Popolare, la leader di Hong Kong ha ieri ufficialmente ritirato il controverso emendamento alla legge sull'estradizione che era stato la miccia all'inizio di giugno della più grave crisi politica in città fin dal ritorno dell'ex-colonia britannica alla Cina. «Il governo ritirerà formalmente la legge - ha annunciato Carrie Lam in un breve messaggio televisivo registrato - per eliminare le preoccupazioni del pubblico». La Chief Executive di Hong Kong ha quindi pronunciato la parola «chit wui» - «ritirato» in cantonese - che per settimane in milioni avevano scandito per le strade di questo importante hub finanziario internazionale contro una legge che se approvata avrebbe consentito il trasferimento di hongkonghesi e stranieri di passaggio davanti all'opaco sistema giudiziario della Repubblica Popolare.
I grattacieli di Hong Kong
Già nelle scorse settimane la leader di Hong Kong aveva prima dichiarato «sospeso» il percorso parlamentare della riforma e poi definito «morta» la legge sull'estradizione, anche se in molti notavano che senza un ritiro formale della norma l'amministrazione non avrebbe avuto difficoltà a riprendere l'iter nel Consiglio Legislativo. Ora nell'ex-colonia britannica ci si chiede se basterà questo passo formale di Carrie Lam per fermare le proteste. «Troppo poco e troppo tardi», scriveva ieri su Twitter Joshua Wong, uno dei volti più noti tra gli attivisti democratici di Hong Kong. Mentre il messaggio rimbalzato su Telegram e sulle altre piattaforme usate in questi mesi per coordinare le manifestazioni - come il forum on- line Lihkg - è stato «cinque richieste, non una di meno». Anche se il ritiro formale della legge sull'estradizione è rimasta in cima alle richieste dei manifestanti, chi in queste settimane è sceso in piazza anche per ottenere elezioni a suffragio universale, un'amnistia per gli arrestati durante le manifestazioni e un'indagine indipendente sull'uso eccessivo della forza da parte della polizia. Nonostante alcune indiscrezioni uscite in mattinata sulla stampa di Hong Kong, Carrie Lam si è però rifiutata di aprire un'inchiesta indipendente sugli incidenti scoppiati durante le proteste. Dopo gli incidenti di Yuen Long - quando gruppi di uomini legati alla mafia cinese hanno attaccato i manifestanti - e ancor di più dopo che lo scorso week-end gli agenti in tenuta anti-sommossa hanno usato manganelli e spray urticante al peperoncino fin dentro i vagoni della metropolitana, la violenza della polizia è sempre più al centro degli slogan dei manifestanti. «Il governo ritiene che le azioni degli agenti debbano essere risolte attraverso il dipartimento che indaga sulla polizia», ha però aggiunto la leader di Hong Kong. Nel suo discorso Carrie Lam ha quindi annunciato la nomina di due nuovi membri della Independent Police Complaints Council, ma anche che la sua amministrazione sarà più attenta nell'ascolto della società di Hong Kong e che inviterà esperti e accademici per condurre uno studio indipendente per risolvere le tensioni nella società. «Spero - ha chiosato Carrie Lam - che questi quattro annunci possano aiutare la società ad andare avanti: sostituendo i conflitti con il dialogo e a guardare alle soluzioni».
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