1967. Ero venuta dall'Italia per aiutare Israele in guerra.
La notizia che il Paese fosse circondato su tutti i fronti aveva fatto il giro del mondo suscitando terrore e panico, il mondo era al colmo dell'emozione poiche' tutti pensavano che Israele corresse un pericolo mortale. Si limitavano a pensare pero', nessuno muoveva un dito.
Era forse la fine di un sogno, il sogno sionista, il nemico voleva la vita di Israele e la paura era enorme. Cosa sarebbe successo?
"L'ultimo spenga la luce" dicevano da queste parti prima che tutto incominciasse.
Centomila soldati egiziani, mille carri armati e 475 aerei da combattimento. la Giordania aveva schierato 11 brigate della legione araba, l'Iraq aveva mandato una divisione, la Siria era sulle alture del Golan con artiglieria pesante e forze aeree ben addestrate. Israele stava per combattere una guerra per la sopravvivenza, la mobilitazione era generale, ogni israeliano lascio' il suo posto di lavoro per raggiungere la destinazione fissata.
Si muovevano con tutto quello che era a disposizione, autobus civili, auto private, tutto era pronto in un battibaleno, gli ospedali, le scuole, gli studenti correvano a lavorare nei kibbuz per sostituire chi partiva per combattere forse l'ultima guerra di Israele, quella che l'avrebbe distrutto.
Il mondo era col fiato sospeso. Noi giovani ebrei eravamo pronti a partire, affollavamo gli uffici delle comunita' per sapere cosa fare e come. Disperazione, paura, confusione generale.
Mi precipitai a preparare i documenti, passaporto, visto, contatti con un kibbuz qualsiasi dove andare. Tutto era pronto, potevo finalmente partire ma la guerra era gia' finita: era durata sei giorni e Israele aveva vinto una guerra da manuale che ancora oggi studiano nelle accademie militari di tutto il mondo.
Arrivai e trovai un paese provato ma in festa, felice e orgoglioso, bandiere , sorrisi , euforia e tutto questo era accompagnato da una canzone dolcissima , solo una canzone che tutti cantavano, che la radio trasmetteva a tutte le ore del giorno e della notte : Gerusalemme d'oro, Yerushalaim shel zahav.
Gerusalemme era ritornata al popolo ebraico che mai l'aveva dimenticata, Gerusalemme era nostra dopo duemila anni e per questo gli ebrei avevano combattuto contro Amalek una guerra impari e avevano vinto.
Erano in Sinai ma guardavano a Gerusalemme bombardata dalla Giordania, era la' che volevano arrivare ormai ed e' la' che arrivarono.
Quando i primi soldati israeliani giunsero davanti al Muro del Pianto un'ondata di indescrivibile emozione aveva percorso tutto Israele. Tutti piangevano, i soldati, la gente per la strada, piangevano come bambini gli ebrei di Israele. Il suono dello Shofar davanti a quel Muro, per la prima volta dopo la distruzione del Tempio, uni' un popolo antichissimo nel luogo piu' sacro della sua storia.
Naomi Shemer scrisse la dolcissima canzone che accolse il mio arrivo in Israele, un inno che a quarant'anni di distanza commuove ancora fino alle lacrime, quasi una preghiera rivolta a Gerusalemme.
Oggi Naomi e' morta ma il suo inno la rendera' indimenticabile , il suo nome sara' indissolubilmente legato a quello sacro di Gerusalemme.
Grazie Naomi, ero giovane e piena di sogni e il tuo bellissimo canto d'amore e' stato la mia prima grande emozione in questo Paese. Nessuno spense la luce di Israele in quel lontano 1967 , anzi si accesero luci di speranza perche' la nostra eterna Capitale era tornata al suo popolo e grazie a Naomi che aveva scritto la canzone quasi per caso, aveva il suo bellissimo inno.
Gerusalemme D'oro, Gerusalemme di Luce. Gerusalemme nostra.