Ecco l'arsenale di missili con cui Hezbollah minaccia Israele Cronaca di Giordano Stabile
Testata: La Stampa Data: 03 settembre 2019 Pagina: 13 Autore: Giordano Stabile Titolo: «I missili di precisione degli Hezbollah adesso minacciano di colpire Israele»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 03/09/2019, a pag.13, con il titolo "I missili di precisione degli Hezbollah adesso minacciano di colpire Israele" la cronaca di Giordano Stabile.
Giordano Stabile
Hezbollah, longa manus dell'Iran
Israele si è esposta alla rappresaglia di Hezbollah e ha rischiato di innescare una guerra aperta, nonostante manchino due settimane alle elezioni e anche il fronte Sud sia in ebollizione. La decisione di Benjamin Netanyahu e del capo di Stato maggiore Aviv Kochavi si spiega con una parola: missili. Missili ad alta precisione che cominciano a preoccupare le forze armate. La situazione è stata riassunta con una battuta da un ufficiale: «Fra poco Hezbollah sarà in grado di recapitare un missile a un indirizzo preciso in tutta Israele». Questo perché l'ala militare del Partito di Dio sarebbe già in possesso di «alcune decine» di ordigni, «con un margine di errore di soli 10 metri», quindi in grado di colpire un edificio prescelto senza sbagliare. Il programma per trasformare l'arsenale di Hezbollah, fin qui imponente ma abbastanza rudimentale, va avanti secondo l'Intelligence israeliana dal 2013. Nello stesso anno sono cominciati i raid in Siria per colpire la catena di forniture che dall'Iran fa arrivare in Libano materiale, componenti e parti sofisticate. In sei anni di raid sono stati condotti oltre «200 attacchi», in gran parte proprio su convogli diretti a Hezbollah. Quest'estate la battaglia si è allargata a tutto il Medio Oriente. Da 19 luglio Israele ha colpito almeno quattro volte depositi delle milizie sciite in Iraq. Ma è stato nella notte fra sabato e domenica 25 agosto, che i vertici dello Stato ebraico hanno deciso di superare la «linea rossa» più rischiosa, con due droni lanciati da una nave verso Dahiyeh, la grande periferia sciita di Beirut. L'obiettivo del raid erano macchinari per il miscelamento di combustibile solido, una componente decisiva dei missili ad alta precisione. I macchinari erano in contenitori nascosti in un cortile dietro il centro media di Hezbollah. Nella stessa notte un altro raid ha ucciso due ufficiali della milizia libanese in Siria. Netanyahu sapeva che Hezbollah avrebbe reagito. Le sue «regole di ingaggio», in vigore dal 2006, lo prevedono. Ed era già successo dopo l'uccisione del comandante Imad Mughiyeh nel 2015 in Siria. Il leader israeliano sapeva però che il suo arcinemico Hassan Nasrallah non avrebbe calcato la mano. L'Iran è impegnato in un'offensiva diplomatica per far sospendere le sanzioni, con la mediazione francese, e ha ordinato a tutte le milizia di «frenarsi» in questa fase. Hezbollah, domenica, ha attaccato con razzi anti-tank un veicolo militare israeliano, ma era un veicolo esca, in gergo «decoy», con dentro dei fantocci e non soldati veri. Israele ha confermato che non ci sono stati feriti, anche se ieri la tv libanese Al-Manar, per ragioni di propaganda, ha insistito che sono stati colpiti alcuni militari, e ha mostrato le immagini dell'attacco, condotto con razzi Kornet di fabbricazione russa. Sempre ieri, però, Hezbollah ha comunicato al nemico, attraverso un canale neutrale, che «l'incidente è chiuso». Sia Netanyahu che Nasrallah possono per ora dirsi soddisfatti. Ma la battaglia attorno ai missili iraniani non è destinata a fermarsi qui.
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