Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 30/08/2019 la prima parte dell'articolo "Roman Polanski passa al contrattacco contro il 'femminismo maccartista' ", di Mariarosa Mancuso, due paragrafi in cui, distinguendosi dalle varie cronache sulla Mostra del cinema, racconta coraggiosamente la persecuzione in atto contro Polanski da parte della presidente della Giuria Lucrecia Martel, che avrebbe già dovuto dare le dimissioni dopo le sue dichiarazioni.
Roman Polanski
Un fotogramma del film
Roman Polanski passa al contrattacco. Poiché il regista conosce bene i suoi nemici, lo aveva fatto prima delle giravolte di Lucrecia Martel, presidente di giuria alla Mostra di Venezia (a Cannes l’avrebbero subito licenziata: i giurati vanno in giro scortati, guai se rilasciano dichiarazioni sui film in gara). Il sito Deadline registra la notizia usando il verbo “harass”, molestare. Lo stesso usato dalle accusatrici del #MeToo: finalmente qualcuno comincia a capire che molestia non è soltanto “vieni su in camera che ne parliamo”, rivolto a un’attrice che magari per quel ruolo sarebbe disposta a vendere la mamma (ma in fondo sono affari suoi). E’ anche impedire ai registi di lavorare. Pascal Bruckner – lo scrittore del romanzo da cui Polanski ha tratto il film “Luna di fiele” – parla di “femminismo maccartista”. Lo fa in un’intervista preventiva (il regista probabilmente non sarà al Lido, chi gli può dar torto?) pubblicata nelle note per la stampa che accompagnano il film “J’accuse”. Ricorda per chi se li fosse scordati gli altri momentacci superati dal regista: la Seconda guerra mondiale da orfano ebreo, la censura nella Polonia comunista, le accuse di aver assassinato la moglie Sharon Tate in un rito satanico, prima che arrestassero la banda di Charles Manson.
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