Rashida Tlaib è nata a Detroit, nel Michigan, dove si erano stabiliti i suoi genitori, originari della riva occidentale del Giordano, poi annessa alla Giordania. Ha studiato negli Stati Uniti, è entrata in politica ed è stata eletta al Congresso all'età di quarantadue anni. Con la bandiera palestinese sulle spalle, ha pronunciato il suo primo discorso, sostenendo che sarebbe stata la "voce" dei palestinesi a cui la sua vittoria avrebbe dato nuove speranze. Questa pasionaria della loro causa aveva giurato sul Corano (in versione inglese, a quanto pare), indossando un lungo abito tradizionale ornato con ricami palestinesi. Tutto ciò non le impedisce, naturalmente, di accusare regolarmente gli ebrei americani di doppia fedeltà. Fervida sostenitrice del BDS e assolutamente contraria a Israele, la saga del suo viaggio interrotto, in compagnia di un’ altra deputata musulmana, Ilhan Omar, nata in Somalia, che condivide le sue opinioni su Israele e, si dice, sugli ebrei, fa ancora notizia sui media occidentali, unanimi nell'indignarsi per il rifiuto di Israele di concedere loro un visto. Di fronte a questo rifiuto, la signora Tlaib aveva quindi chiesto un visto per andare "forse per l'ultima volta" a far visita a sua nonna molto anziana. Questa richiesta le fu immediatamente concessa per motivi umanitari. Ma, dice Le Monde del 19 agosto, “la quarantenne, nata a Detroit, la rifiuta. Perché Israele le avrebbe fatto promettere "di non promuovere la causa del boicottaggio contro Israele durante il suo soggiorno". Una richiesta, dopo tutto, legittima. Eppure chi non ha visto l'immagine di Rashida Tlaib, il nuovo volto del Partito Democratico Americano, mentre si asciuga una lacrima al pensiero che alla fine non vedrà questa tanto amata nonna? Secondo il quotidiano, lei spiega: "Non posso permettere allo Stato di Israele (...) di usare il mio amore verso la mio sitty per sottomettermi alle loro politiche oppressive e razziste" dove sitty designa secondo Le Monde "una nonna molto anziana, in lingua vernacolare ". E il quotidiano aggiunge: "Da domenica 18 agosto, gli utenti condividono il volto rugoso, le abitudini e le lezioni di vita della nonna palestinese tramite la parola chiave #MyPalestinianSitty.” La stampa occidentale dedica lunghi commenti al "grave errore" commesso da Israele, negli Stati Uniti si parla di un insulto alla Camera dei Rappresentanti e del Presidente Trump che getta come al solito olio sul fuoco. Perché non lasciare entrare in Israele queste due donne elette al Congresso americano, si domandano le persone piene di buone intenzioni quanto mal informate? Scoprendo la realtà sul campo, probabilmente avrebbero perduto in parte il loro antagonismo e Israele sarebbe stato elogiato invece di subire un fuoco di critiche. Sì ma ... Come Rashida Tlaib si è presa la briga di spiegare, Ilhan Omar e lei non avevano avuto alcuna intenzione di incontrare personalità israeliane o di visitare Israele, ma solo di atterrare lì per immediatamente proseguire il loro viaggio. L’avevano chiaramente indicato sulla loro domanda di visto "per recarsi in Palestina". E Le Monde prosegue: " Le due parlamentari americane dovevano visitare diverse città in Cisgiordania e Gerusalemme Est, passare sulla Spianata delle Moschee, tasto assai dolente tra Israele e i palestinesi". A Gerusalemme, probabilmente abbiamo preferito evitare la serie di immancabili provocazioni a seguire, che molto probabilmente sarebbero sfociate in rivolte e a sequenze shoccanti riprese in continuazione. Un punto su cui non si soffermano i commentatori. È molto più allettante commuoversi davanti al volto rugoso di una signora molto anziana ...
Michelle Mazelscrittrice israeliana nata in Francia. Ha vissuto otto anni al Cairo quando il marito era Ambasciatore d’Israele in Egitto. Profonda conoscitrice del Medio Oriente, ha scritto “La Prostituée de Jericho”, “Le Kabyle de Jérusalem” non ancora tradotti in italiano. E' in uscita il nuovo volume della trilogia/spionaggio: “Le Cheikh de Hébron".