Jorge Luis Borges, una citazione del 1940 Quanti nel lontano 1940 scrivevano con la lucidità di Borges sul nazismo?
Testata: Informazione Corretta Data: 24 agosto 2019 Pagina: 1 Autore: IC redazione Titolo: «Jorge Luis Borges, una citazione del 1940»
Sono passati 120 anni dalla nascita di Jorge Luis Borges, riprendiamo un suo testo dalla prefazione a un libro di Carlos M.Grünberg ( Adelphi 2005 con il titolo 'Prologhi') pubblicato nel 1940
(segnalazione di Diego Gabutti).
Quanti nel lontano 1940 scrivevano con la lucidità di Borges sul nazismo?
«Verso il 1831 Macaulay, l’imparziale Macaulay, improvvisò una storia fantastica. Questa invenzione (un abbozzo significativo resta nel secondo tomo dei Saggi) narra le angherie e i tormenti, le prigioni, gli esili e gli oltraggi che sì riversarono in tutte le nazioni europee sulla gente dai capelli rossi. Al termine di alcuni secoli insanguinati non c’è chi non affermi che le vittime di quel trattamento implacabile non sono dei veri patrioti, e accusa (quanti li proteggono) di sentirsi più vicini a un qualunque straniero rossiccio che non ai mori e ai biondi della parrocchia. I rossi non sono inglesi, i rossi non potranno essere inglesi, riflettono i fanatici; la natura lo proibisce, l’esperienza lo dimostra. (…) Perché continuare? La cristallina parabola di Macaulay è una trascrizione della realtà: l’antisemita Adolf Hitler comanda in Europa e ha imitatori qui da noi. Nelle lucide pagine di questo libro, Grünberg confuta con veemente passione i miti e le falsità che quell’impostore e i suoi seguaci hanno predicato al mondo. Malgrado il patibolo e la forca, malgrado il rogo inquisitorio e il revolver nazista, malgrado i crimini accumulati da una pratica secolare, l’antisemitismo non si salva dal ridicolo.» Jorge Luis Borges (Introduzione a «Mester de judería» di Carlos. M. Grünberg, in J.L. Borges, Prologhi. Con un prologo ai prologhi, Adelphi, Milano 2005).