Riprendiamo da SETTE di oggi, 23/08/2019, a pag. 85, con il titolo "Isaiah Berlin e la realtà plurale", il commento di Mauro Bonazzi.
Mauro Bonazzi
Isaiah Berlin
Platone, Annachiara e Caterina sono «esseri umani»; Babette è un «gatto»; «esseri umani» e «gatti» sono «animali». Piano piano, il mondo si organizza. E' il sogno e l'ambizione della filosofia, e della scienza — trovare quei principi di base capaci di svelare l'ordine che regna dietro il disordine apparente. Ordinare, per risolvere poi tutti i problemi. La politica, ha spiegato tante volte Isaiah Berlin, è la presa d'atto che quest'ordine nel mondo umano non è raggiungibile. Tutti siamo più o meno convinti che cercando bene si possono trovare le risposte vere; e che queste verità devono poi essere compatibili tra di loro, perché una verità non può essere inconciliabile con un'altra verità, né il bene può contrastare con il bene. Per secoli gli uomini hanno cercato di costruire una società giusta, fondandosi su questi principi: senza riuscirci, magari, ma sempre pensando che fosse possibile. L'epoca moderna nasce quando ci si rende conto che non è così. La società si fonda su valori, che non possono essere riorganizzati in un unico sistema perché sono mutualmente incompatibili. Berlin lo aveva capito leggendo le riflessioni di Machiavelli sul cristianesimo: credenti o meno, siamo eredi di quella tradizione e vediamo ancora oggi nell'umiltà, o nella capacità di sopportazione, delle virtù fondamentali. Per gli antichi invece queste erano dei vizi: non si capisce perché uno dovrebbe considerare sé stesso meno di quanto vale. Chiedersi chi abbia ragione non ha senso. Nei diversi contesti, l'umiltà e la giusta considerazione di sé stessi sono due valori ugualmente importanti. Ma non compatibili. È un piccolo esempio di un problema molto più grande: tutta la nostra società è attraversata da valori e principi inconciliabili. Uguaglianza o libertà? Sono due principi fondamentali, oggi. Ma non sono compatibili: la libertà dei migliori di perseguire i loro obiettivi può calpestare il diritto di altri ad avere una vita decente; l'uguaglianza è un impedimento per i più intraprendenti. La giustizia è decisiva, ma non sempre si accorda con la pietà o con la misericordia, che pure sono valori importanti. E ancora: si deve sempre dire la verità? Berlin parlava di "pluralismo": i valori e i beni esistono davvero. Ma sono molteplici e non sono compatibili. Non è una scoperta piacevole, perché tutto diventa più faticoso e ambiguo. Ma così è, il mondo perfetto non esiste e questo è il vero compito della politica: non promettere soluzioni capaci di risolvere tutti i problemi (qualcuno d è mai riuscito?), bensì fissare priorità, mai definitive; cercare un equilibrio, pur delicato; organizzare la nostra complessità in modo da rispettare, per quanto possibile, la pluralità. Sembra poco ma è tantissimo, perché significa rispettare anche la nostra individualità, quella di ciascuno di noi — la mia e la tua — impedendo che qualcun altro decida per noi cosa dobbiamo essere. Ebreo vissuto nel Novecento, Berlin sapeva di cosa stava parlando e cosa si rischia di perdere quanto si cede alle sirene di chi promette la soluzione perfetta.
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