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La Nazione Rassegna Stampa
20.08.2019 Art Spiegelman: dagli ebrei-topi di 'Maus' alla descrizione di Trump come 'nazista'
Commento di Andrea Bonzi

Testata: La Nazione
Data: 20 agosto 2019
Pagina: 12
Autore: Andrea Bonzi
Titolo: «The Donald come il cattivo nazista. E Marvel censura il creatore di Maus»
Riprendiamo da NAZIONE/RESTO del CARLINO/IL GIORNO di oggi 20/08/2019, a pag.12, con il titolo "The Donald come il cattivo nazista. E Marvel censura il creatore di Maus" il commento di Andrea Bonzi.

Il disegnatore Art Spiegelman descrive Donald Trump come un epigono di Hitler e come un nazista, bene ha fatto di conseguenza la Marvel a bloccare la pubblicazione fino a quando non sarà emendata. Spiegelman è noto per il fumetto "Maus", in cui racconta la Shoah ma rappresenta gli ebrei come topi, utilizzando cioè uno stereotipo antisemita radicato e diffuso che va combattuto, non ripreso.

Ecco l'articolo:

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Art Spiegelman con il suo libro più famoso

ACCOSTARE il presidente degli Stati Uniti a un nazista — seppur un personaggio immaginario, il Teschio Rosso, arcinemico di Capitan America e fedelissimo di Hitler — è sembrato troppo. Così la Marvel ha, di fatto, censurato Art Spiegelman, creatore di Maus, fumetto sull'Olocausto vincitore del premio Pulitzer e pietra miliare della nona arte, che avrebbe dovuto scrivere una prefazione a un volume sulla casa editrice di New York. Ma, proprio alla vigilia dei festeggiamenti per gli 80 anni di vita (la società è stata fondata nel lontano 1939), il caso le è scoppiato fra le mani, con l'inevitabile contorno di polemiche.

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Il Teschio Rosso, nuovo personaggio di Spiegelman accostato a Trump

IL PASSAGGIO `incriminato' è il seguente: «Nel mondo di oggi, fin troppo reale, il più malvagio avversario di Capitan America, il Teschio Rosso, prende vita sulla televisione e un Teschio Arancione infesta l'America». Il riferimento è, ovviamente, ai colori dei capelli di Trump. La Folio Society, co-editrice del volume, ha fatto sapere a Spiegelman che la Marvel «non permette pubblicazioni schierate politicamente» e dunque, così com'era, quel testo non sarebbe mai uscito.

«NON SONO particolarmente impegnato dal punto di vista politico come alcuni miei colleghi — premette Spiegelman, intervistato da The Guardian —, ma quando mi è stato chiesto di eliminare un innocuo riferimento a un Teschio Arancione, ho capito che forse era stato irresponsabile scherzare sulla minaccia con cui dobbiamo convivere. Così ho ritirato la mia introduzione». Ma Spiegelman, nato a Stoccolma nel 1948 da due ebrei polacchi sopravvissuti ad Auschwitz, Vladek e Anja, e trasferitosi pochi anni dopo negli Usa, va oltre e punta ai vertici della società editrice di icone come Spiderman, Hulk e Iron Man.

«HO APPRESO che il miliardario presidente di Marvel Entertainment, Isaac 'Ike' Perlmutter, è un amico di lunga data di Donald Trump — osserva Spiegelman — e un consulente non ufficiale. Lui e la moglie hanno recentemente donato 360mila dollari (il massimo consentito) al comitato elettorale del Teschio Arancione per il 2020». Di qui, la sua amara constatazione: «Ho dovuto imparare che tutto è politica — chiude l'autore —, proprio come Capitan America che colpisce Hitler sulla mascella», riferimento alla copertina pubblicata dalla Timely (antesignana della Marvel) nel 1941.

UN CASO simile, rilevato solo dai siti specializzati, era capitato poco più di un anno fa, quando la Casa delle Idee aveva censurato una scena di dialogo (scritta da Chip Zdarsky) dove Spiderman si riferiva alla Cosa dei Fantastici Quattro come «il secondo mostro arancione» in circolazione (il primo era, ovviamente, Trump). Dunque, che succede alla Marvel? Come prodotti mainstream, i suoi fumetti sono stati sempre influenzati dai cambiamenti della società, anche politici. Però questo vale sia per un personaggio come il giustiziere Punisher, diventato icona reaganiana negli anni '80-'90, sia per i tanti supereroi multietnici e di vario orientamento sessuale apparsi sulle pagine degli albi e sul grande schermo (Black Panther o la Valchiria bisessuale valgano per tutti). Scelte che spesso hanno attratto critiche dei conservatori per un eccesso di `politicamente corretto'.

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