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La Stampa Rassegna Stampa
17.08.2019 Saad Hariri a Washington, ma in casa ha Hezbollah, come dire l'Iran
Cronaca di Girdano Stabile

Testata: La Stampa
Data: 17 agosto 2019
Pagina: 14
Autore: Giordano Stabile
Titolo: «Il premier Hariri a Washington punta a un cessate il fuoco con Israele»
Riprndiamo dalla STAMPA di oggi, 17/08/2019, a pag.14, con il titolo "Il premier Hariri a Washington punta a un cessate il fuoco con Israele" il commento di Giordano Stabile


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Saad Hariri con Mike Pompeo

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Giordano Stabile

Il premier libanese Saad Hariri punta a un cessate-il-fuoco con Israele, sotto l'egidadell'Onu, primo passo per la pace con Israele. Un'apertura, anche se ancora prudente, che arriva da Washington, dove ieri era in visita e ha incontrato il segretario di Stato Mike Pompeo. Gli Stati Uniti sono in pressing sul primo ministro sunnita da mesi, con un duplice obiettivo: disinnescare il fronte Nord per lo Stato ebraico, e quindi rafforzare la sua sicurezza; e mettere fine alla disputa sui confini marittimi per lanciare lo sfruttamento degli enormi giacimenti di gas offshore, sia sul lato israeliano che libanese. Metano che potrà a essere venduto all'Europa e ridurre la dipendenzadaquellorusso. Il Libano, un Paese grande come le Marche e con 5 milioni di abitanti, diventa così un tassello importante nella strategia mediorientale di Washington. Le trattative sono state condotte dal navigato ex ambasciatore a Beirut David Satterfield, ora ad Ankara. E nonostante la presenza di Hezbollah al governo, Pompeo è stato generoso con le forze armate libanesi. Gli Usa hanno prima fornito piccoli cacciabombardieri a elica, in funzione anti jihadisti, e ora, sono stati annunciati ieri, altri 150 blindati Humvee, di cui l'esercito dei Paese dei cedri ha disperato bisogno. Nonostante le polemiche, e il timore che parte degli armamenti finiscano al Partito di Dio sostenuto dall'Iran, il riarmo va avanti e Washington spera che si sblocchino anche le trattative con Israele. Ancora in guerra Libano e Israele sono ufficialmente ancora in guerra anche se non ci sono stati più incidenti di rilievo dal 2006. Hariri, arrivato al potere in virtù dell'accordo fra gli sciiti e il presidente cristiano Aoun, è stato prudente, ma ha puntualizzato che sta «lavorando seriamente per arrivare al cessate-il-fuoco: vogliamo la fine delle ostilità ma tutti devono fare la loro parte». Ha poi spiegato che il cessate-il-fuoco dovrebbe essere implementato nell'ambito della risoluzione Onu 1701, sotto la sorveglianza della fori a Onu Unifil, guidata dal generale italiano Stefano del Col. Hariri si è anche riferito alle violazioni dello spazio aereo libanese da parte dei jet israeliani che colpiscono le milizie sciite in Siria ma ha ammesso di aver discusso con gli interlocutori americani la questione delle «fabbriche di missili» che i Pasdaran stanno cercando di impiantare sul territorio libanese, un'accusa che Hezbollah ha sempre respinto. Ma il punto più importante resta quella dei "confini marittimi". ïl fiume di gas che deriverebbe da un'intesa risolverebbe gran parte dei problemi del Libano, a corto di energia e risorse finanziare. E sarebbe un successo personale di Pompeo.

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