Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 15/08/2019 a pag.17, con il titolo "L'attivista saudita al-Hathloul: 'non ritratto, resto in carcere' la cronaca di Giordano Stabile
Loujain Al-Hathloul
Malgrado i tentativi di Mohammed bin Salman di modernizzare il regime, i diritti umani continuano a essere negati, come in Iran e nella maggioranza degli Stati arabo musulmani. L'islam è incompatibile con la libertà? la risposta è una sola: Sì
Giordano Stabile
Loujain Al-Hathloul, la più nota delle attiviste saudite per i diritti delle donne, ha rifiutato una proposta di scarcerazione da parte delle autorità perché avrebbe dovuto negare in un video di essere stata torturata in carcere. Il nuovo sviluppo nella vicenda che va avanti da oltre un anno e getta un’ombra sulle liberalizzazioni del principe Mohammed bin Salman, è stato rivelato dal fratello Walid. Al-Hathloul è stata arrestata nel giugno del 2018, per paradosso subito dopo l’approvazione della legge per la guida delle donne che aveva sostenuto con le sue battaglie. Ma secondo le autorità si era resa colpevole di attività «sovversive». In un primo momento era stata accusata addirittura di tradimento e «collusione con il nemico». Poi le imputazioni erano state ridimensionate a semplici violazioni delle norme sull’attività in Rete.
Rischia fino a cinque anni
L’attivista rischia adesso fino a cinque anni di carcere ma prima dell’estate erano arrivati segnali di un suo probabile rilascio. La famiglia è rimasta in silenzio “per settimane” perché sperava in una soluzione positiva. «Ma più stavano in silenzio più le cose peggioravano», ha spiegato il fratello Walid su Twitter. Le autorità giudiziarie hanno chiesto in un primo momento ad Al-Hathloul di firmare un documento per negare che fossa stata sottoposta a maltrattamenti e torture. Poi le hanno chiesto che girasse un video per rigettare in prima persona ogni accusa di questo tipo. La trentenne, già arrestata alcuni anni fa perché alla guida di un auto, ha rifiutato e il fratello Walid ha rivelato tutto: «Chiederle una cosa del genere era improponibile». Organizzazioni per i diritti umani hanno denunciato che almeno tre delle attiviste arrestate nel giugno dell’anno scorso, sono state sottoposte a «scosse elettriche, frustate, avance sessuali», oltre a essere tenute in isolamento per mesi. Le autorità saudite hanno sempre negato le accuse. Finora non hanno reagito alle nuove rivelazioni di Walid al-Hathloul. Lo scorso marzo alcune delle imputate sono state sentite a porte chiuse e hanno denunciato i maltrattamenti, come hanno rivelato alcuni familiari. Secondo il fratello di Al-Hathloul a «supervisionare» le torture sarebbe stato Saud al-Qahtani, uno dei principali consiglieri di Bin Salman, tirato in ballo anche nel caso dell’uccisione del giornalista Jamal Khashoggi al consolato saudita di Istanbul. Al-Qahtani avrebbe anche minacciato di «violentare» le prigioniere e di «ucciderle» se non avessero collaborato.
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