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Il Foglio Rassegna Stampa
12.08.2019 Può Ilhan Omar superare i pregiudizi? Hirsi Ali, somala come lei, ha qualcosa da dirle
dal Wall Street Journal, ma Hirsi Ali era in buona fede la Omar no

Testata: Il Foglio
Data: 12 agosto 2019
Pagina: 3
Autore: Redazionale
Titolo: «Può Ilhan Omar superare i pregiudizi? Hirsi Ali, somala come lei,ha qualcosa da dirle»
rendiamo dal FOGLIO di oggi, 12/08/2019, a pag.III, con il titolo " Può Ilhan Omar superare i pregiudizi? Hirsi Ali, somala come lei, ha qualcosa da dirle"un estratto dal Wall Street Journal


Risultati immagini per ayaan hirsi ali ilhan omar

Una volta ho aperto un discorso pubblico confessando a una folla di ebrei che li odiavo. Era il 2006 ed ero una giovane nativa della Somalia che era stata eletta al Parlamento olandese. L'American Jewish Committee mi stava consegnando il premio Moral Courage Award. Mi sentivo onorata, ma sarei sembrata disonesta se non avessi aderito al mio passato antisemita. Così ho detto loro come avevo imparato a incolpare gli ebrei di tutto", racconta sul Wall Street Journal la ricercatrice dell'Università di Standford Ayaan Hirsi Ali. "Se facciamo un salto nel 2019, ora abbiamo una giovane deputata del Congresso proveniente dal Minnesota le cui uscite antisemite hanno fatto infuriare la comunità ebraica e lo stesso Partito democratico. La donna in questione è somala e in giovane età è stata esposta alla propaganda musulmana antisemita. Esistono molti tipi di antisemitismo, da quello cristiano a quello dei suprematisti bianchi, passando per quello dei comunisti. Ma quello musulmano è quello di maggior rilievo in questi tempi". Hirsi Ali non aveva mai sentito parlare di antisemitismo fino a quando non si è trasferita in Olanda a vent'anni. In realtà fin da piccola aveva introiettato l'odio verso quella minoranza ascoltando i discorsi degli adulti in famiglia. "Quando ero una bambina, mia mamma spesso perdeva la pazienza con mio fratello, con il droghiere o con un vicino. Gridava o imprecava sottovoce `Ebreo!', Seguita da una descrizione dell'ostilità, dell'ignominia o del comportamento spregevole del soggetto della sua ira", ricorda la ricercatrice. Tutti gli adulti utilizzavano quell'espressione con disprezzo. A quindici anni Hirsi Ali entra a far parte dei Fratelli musulmani, dove viene educata all'odio verso gli ebrei sotto due aspetti. Il primo era teologico: le veniva insegnato che gli ebrei avevano tradito il profeta Maometto e che per questo Allah li aveva condannati. Il secondo era politico: ai ragazzi veniva insegnato che gli ebrei occupavano indebitamente la Palestina. Fotografie di corpi mutilati e bambini morti venivano mostrate ai giovani. A loro veniva insegnato che gli ebrei uccidono per odio nei confronti dei palestinesi. Hamas è riuscito a conciliare queste due visioni in un'unica narrazione antisemita. Si legge nella carta di Hamas: "Il profeta ha detto: Il giorno del giudizio non si realizzerà fino a quando i musulmani non combatteranno contro gli ebrei (uccidendo gli ebrei) [...] Non esiste soluzione per la questione palestinese se non attraverso la Jihad". In queste narrazioni si cela l'essenza dell'antisemitismo musulmano. "Anche la storia dell'antisemitismo europeo è un mix di visioni", scrive Hirsi Ali. "L'antipatia nei confronti degli "assassini di Cristo" da parte dei cristiani medievali si è mischiata a una critica radicale del capitalismo nel XIX secolo e alla pseudoscienza razziale nel XX. Ma prima della grande depressione i partiti antisemiti non erano partiti di massa. Né lo sono diventati dopo il secondo conflitto mondiale. Diversamente l'antisemitismo musulmano ha una base più larga e i suoi sostenitori hanno avuto tempo e risorse per diffonderlo ampiamente". Basta dare un'occhiata alla corruzione e all'attaccamento al potere dei politici musulmani. Promettono di liberare la Terra Santa e quindi di eliminare lo stato di Israele. Anche le Nazioni Unite promuovono una visione che demonizza Israele paragonandolo al Sudafrica e accusandolo di genocidio. "Anche i media fanno la loro parte. La libertà di espressione è misera nei paesi a maggioranza musulmana e i media statali sfornano quotidianamente propaganda antisemita e antisraeliana", scrive Hirsi Ali. Le moschee e le istituzioni religiose possono diventare centri di indottrinamento. La propaganda poi attraversa le scuole e in particolare le università dove si forma la classe dirigente dei paesi musulmani. Anche i campi profughi sono luoghi di indottrinamento. Qui gli islamisti offrono cibo e assistenza ma portano con sé anche i propri libri e i discorsi contro lo stato di Israele. Forse è quello che è successo alla deputata Omar negli anni trascorsi in un campo profughi in Kenya quando era solo una bambina, oppure ha abbracciato l'antisemitismo quando si è trasferita in Minnesota a dodici anni. La Omar accusa i politici americani di sostenere Israele esclusivamente per motivi finanziari. Ma le sfugge che gli ideologi islamisti hanno molti più soldi a disposizione rispetto alle lobby pro Israele. Ad esempio a partire dagli anni 70 l'Arabia Saudita ha investito denaro per diffondere l'islam wahabita all'estero. In Pakistan migliaia di scuole finanziate dai sauditi insegnano una versione dell'islam di stampo antioccidentale e secondo qualcuno anche antisemita. Nel tempo il Qatar ha sostituito i sauditi, investendo, ad esempio, 30,6 milioni di dollari in scuole negli Stati Uniti per promuovere, apparentemente, lo scambio culturale. L'accusa fatta agli ebrei di controllare il Congresso, dunque, non ha senso. A conti fatti, a partire dal 2017, "la cifra investita dalle lobby pro Israele negli Stati Uniti è di 63 milioni di dollari, meno dei 68 milioni di dollari spesi dalle lobby a sostegno dell'Arabia Saudita e degli Emirati Arabi Uniti", scrive Hirsi Ali. Anche la demografia viene a sostegno degli arabi. "Per ogni ebreo nel mondo ci sono 100 musulmani". Gli ebrei americani superano ancora i musulmani, ma non sarà più così nel 2050. Non basterà limitare l'azione di Ilhan Omar per eliminare il problema. "Gli islamisti hanno capito come collegare l'antisemitismo a una vaga nozione di sinistra di `giustizia sociale", spiega la ricercatrice. I critici sono accusati di islamofobia e insensibilità, mentre i musulmani figurano come la minoranza più vulnerabile rispetto alle altre. "Hirsi Ali da adulta ha capito che la propaganda con cui era cresciuta era sbagliata e una serie di circostanze le hanno permesso di rimettere in discussione i suoi pregiudizi. Se ci è riuscita lei, forse potrà farcela anche Ilhan Omar".
(traduzione di Samuele Maccolini)

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