Riprendiamo da REPUBBLICA di oggi, 10/08/2019, a pag.16, con il titolo " Il superdrone di Putin un cacciatore dei cieli per i vent'anni di potere" l'analisi di Giampaolo Cadalanu
Lascia senza parole il trattamento di cui gode Putin sui nostri giornali - con pochissime eccezioni- di carta e televisivi. Eppure nella sua Russia trionfa la sconfitta di tutti i diritti politici (le opposizioni in galera o eliminati fisicamente), civili (nessuna protesta è ammessa), umani (in accordo con la chiesa ortodossa cresce il bigottismo), ambientali (si diffondono le radiazioni nucleari).
Putin è un brillante esempio di guerrafondaio, ma la cosa non turba i nostri "esperti", troppo occupati a vivizezionare Trump, peraltro molto delusi da un Trump che di guerre non pare aver voglia di farne, poco importa, l'imputato è lui.
Adesso Putin presenta nuove armi da combattimento - lo rileva persino Repubblica- ma la cornice è quasi festaiola, sono vent'anni che l'ex capo del KGB è al potere, impossibile non festeggiarlo.
Ecco il pezzo di Cadalanu:
Giampaolo Cadalanu
Il “Cacciatore” voluto dal Cremlino è in volo, alla ricerca di prede. Nei giorni scorsi le forze armate di Mosca hanno lanciato per il volo inaugurale il drone Sukhoi S-70 “Okhotnik” (appunto: cacciatore), che una volta schierato potrebbe rimettere in discussione gli equilibri strategici nei cieli del pianeta. Il ministero della Difesa russo è orgoglioso del velivolo a pilotaggio remoto, al punto che ha diffuso un video per illustrarlo: la linea “a tutta ala” ricorda da vicino quella del bombardiere strategico americano B-2 o dello sfortunato caccia Lockheed F-117 Nighthawk, abbattuto dalla contraerea serba durante la guerra del Kosovo nonostante la tecnologia Stealth. La macchina, che può essere considerata a tutti gli effetti un caccia — a pilotaggio remoto — di sesta generazione, si affianca ai droni statunitensi X-47B e X-45C e all’europeo nEUROn, ancora in fase sperimentale. Per l’industria militare russa è un robusto passo avanti: l’S-70, secondo i produttori, vola a mille chilometri orari (sotto la velocità del suono) e ha un’autonomia che arriva a 5 mila chilometri e può vantare avanzate capacità Stealth. In altre parole, si tratta di una macchina destinata a colpire in profondità oltre le linee nemiche durante le prime fasi di una guerra. Il drone pesa 20 tonnellate (il doppio di un caccia) e ha un’apertura alare che arriva a 20 metri. Può portare oltre due tonnellate di missili aria-terra e bombe di diversi generi, che per necessità del profilo Stealth sono rinchiuse dentro la fusoliera e non appese sotto le ali, come per esempio nei Predator B. Fra gli ordigni disponibili ci sono bombe incendiarie a frammentazione e bombe termobariche (capaci di bruciare l’ossigeno su una vasta area), sperimentate dall’aviazione di Mosca durante la campagna di Siria. Per ora non ci sono indiscrezioni sul sistema di guida, che nei droni rappresenta spesso un punto sensibile, soprattutto nelle missioni a grande distanza. La curvatura terrestre impedisce che queste macchine siano guidabili con comunicazioni radio dirette, imponendo l’uso di satelliti, che però soffrono di un ritardo nei comandi. Secondo gli esperti, il drone potrebbe essere destinato a combattere in coppia, assieme al cacia di ultima generazione Su-57, che Putin ha voluto magnificare di persona durante una visita al Centro di sperimentazione dell’aeronautica russa Chkalov, in Siberia, nel maggio scorso. Punto di forza dell’accoppiata sarebbe l’interscambio dei dati per la ricognizione e l’individuazione degli obiettivi, in una logica simile a quella che in Occidente ha imposto gli F-35. Dopo meno di dieci anni di sviluppo segreto da parte della Sukhoi, per l’Okhotnik è arrivato il momento della presentazione pubblica, come parte di una strategia di comunicazione voluta dal Cremlino, in un momento particolare per la leadership del presidente Putin. A vent’anni esatti dal suo debutto in politica come premier nominato da Boris Eltsin, con l’opposizione che ritorna nelle strade e l’economia in difficoltà, il capo dello Stato spinge in senso nazionalista e vuole che la Russia appaia sempre più decisa a tornare una superpotenza. Negli ultimi mesi Mosca ha presentato molte significative novità della sua industria di armamenti, alla ricerca di un consolidamento del suo ruolo internazionale, in termini militari ma anche commerciali. Non è un caso che la vendita delle batterie antiaeree S-400 alla Turchia sia per Putin allo stesso tempo un’affermazione tecnologica ma anche una mossa politica, con le difficoltà che questo acquisto provoca alla Nato.
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