Apprezzo, anche se non condivido in pieno, gli articoli di Deborah Fait, ma temo che qualche volta si faccia prendere la mano dalla foga. Nel suo intervento odierno sul servizio di Rai Uno su Israele, parla di "territori che gli arabi palestinesi occupano indebitamente da 70 anni"; anche alla luce della storia militare degli ultimi 70 anni, è un concetto un po' difficile da mandare giù. Cosa ne facciamo di questi intrusi? Cordiali saluti.
Sandro Zanchi - Siena
Gentile Sandro,
Nel 1948, durante la prima guerra arabo-israeliana, la Legione araba invase Giudea e Samaria inclusa Gerusalemme est. Nel 1950, nonostante la sentenza di illegalità da parte della comunità internazionale, la Giordania annesse quella regione, destinata a Israele dall'epoca della conferenza di Sanremo del 1920. Da quel momento espulse tutti gli ebrei che vi abitavano, rase al suolo più di 50 sinagoghe, distrusse i cimiteri, usando le lapidi per lastricare le strade e incominciò a popolare quel territorio di arabi venuti dalla Siria e dal Libano, infine costruì dei campi profughi per gli arabi fuggiti da Israele a causa della guerra. Questi ultimi furono messi nei campi convincendoli che erano rinchiusi là per colpa di Israele. Gli arabi dei paesi circostanti si sono sempre rifiutati di assorbire i cosiddetti arabi palestinesi perché servivano come scusa per creare odio verso Israele anche da parte dell'occidente, inventandosi la storiella dei poveri palestinesi. Questa idea ebbe infatti un grande successo e ancora oggi ne paghiamo le conseguenze. Per questo motivo io asserisco che sono gli arabi ad occupare terre ebraiche e non viceversa. La dimostrazione che gli stessi arabi palestinesi non vogliono avere un loro stato (che, se vogliamo dirla tutta, sarebbe la Giordania) ma conquistare tutta Israele per creare una grande umma islamica, sta nei loro ripetuti rifiuti di sedersi intorno a un tavolo e discutere il loro e nostro destino.
Un cordiale shalom