Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 09/08/2019, a pag.13, con il titolo "La rivincita dopo il lager. I 400 discendenti in foto insieme al Muro del Pianto" il commento di Davide Frattini.

Davide Frattini

Shoshana Ovitz con figli, nipoti, bisnipoti e trisnipoti, più di 400
Ad Auschwitz era rimasta sola, la madre portata via e usata come cavia nei laboratori dell'orrore diretti dal medico nazista Josef Mengele. Ad Auschwitz era sopravvissuta da sola, fino alla liberazione e all'arrivo al campo di transito in Austria, dove per la prima volta aveva ritrovato qualcuno da abbracciare: un altro sopravvissuto allo sterminio, anche lui aveva perso la famiglia nel lager. Shoshana e Dov Ovitz si sono sposati e insieme sono immigrati in Israele, hanno trovato casa nella città del primo porto che li ha accolti, Haifa. Hanno avuto due figlie e due figli e così è cominciata la rivincita della vita sulla morte, della discendenza sulle follie eugenetiche propugnate da Mengele. Una rivincita che si è concretizzata per il compleanno di Shoshana: a 104 anni ha chiesto ai figli e ai nipoti (bis e tris) di darsi da fare, di recuperare le varie generazioni di eredi e radunarle per una preghiera e una foto con lei al Muro del Pianto nella Città Vecchia di Gerusalemme.

Shoshana Ovitz
Davanti alle pietre più sacre per l'ebraismo sono arrivati da tutto il mondo almeno in 400. E pur così tanti, non erano tutti: «Mancava almeno un io per cento», spiega Panini Friedman al sito israeliano Walla. È stata lei, la più anziana tra i nipoti, a contattare dal Belgio gli invitati: «È stato complicato: abbiamo usato i social media e anche semplici sms per i meno tecnologici. Ne è valsa la pena: abbiamo vissuto una cerimonia davvero emozionante». Circondata dai suoi, Shoshana ha realizzato il desiderio e ne ha scritto un altro su un foglietto, da infilare tra massi bianchi del Muro, come è tradizione. Mengele ha avuto l'incarico di capo medico ad Auschwitz dal 1943 ed era soprannominato l'«angelo della morte». Solo nel 2017 dagli archivi del II sorriso Shoshana Ovitz, 104 anni, a Gerusalemme Durante la prigionia a Auschwitz ha visto la madre Mossad sono emersi i piani per cercare di catturarlo, era scappato dal campo di concentramento prima dell'entrata delle truppe sovietiche. I servizi segreti israeliani sapevano che si era rifugiato in Sudamerica, come altri gerarchi nazisti. Dopo la cattura di Adolf Eichmann, il governo diede l'ordine di prendere anche Mengele. Vivo o morto. Nella caccia una pedina è stato il figlio Rolf, che con il padre condivideva il giorno di nascita, il 16 marzo. Il Mossad aveva anche cercato di infiltrare e far lavorare per lui un'agente «attraente, intelligente e capace di interpretare il ruolo di segretaria privata». Lo stratagemma tuttavia non aveva funzionato. In realtà queste operazioni si sono svolte quando Mengele era già morto, affogato nel 1979 mentre nuotava sulla costa brasiliana. Seppellito sotto falso nome a San Paolo, la tomba è stata scoperta sei anni dopo e i resti identificati attraverso il Dna.
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