I viaggi di Beniamiono da Tudela Recensione di Fiona Diwan
Testata: Bet Magazine Data: 06 agosto 2019 Pagina: 17 Autore: Fiona Diwan Titolo: «Binyamin da Tudela, instancabile viaggiatore, globe trotter del Medioevo»
Riprendiamo dal BOLLETTINO della Comunità ebraica di Milano, luglio 2019, a pag.17, con il titolo "Binyamin da Tudela, instancabile viaggiatore, globe trotter del Medioevo", la recensione di Fiona Diwan.
Fiona Diwan
I viaggi di Benyamin da Tudela
Il mitico Itinerario torna sugli scaffali con il suo fascino immortale, un libro di viaggi assolutamente unico che riconcilia l’anima ebraica contemporanea con quella antica e medievale, tutt’altro che buia, specie nel Mediterraneo del XII secolo. Una specie di controcanto ebraico della Navigatio sancti Brendani, ai tempi in cui i clerici-vagantes percorrevano a piedi i sentieri d’Europa in cerca di conoscenza e emozioni: l’Itinerario è un attraversamento rigoglioso e appassionante del continente ebraico, scritto dal 1159 al 1173, dalla Navarra ai confini d’Oriente e del mare periglioso “su cui domina Orione”. Un libro che ha resistito indenne nel tempo, con numerosi manoscritti e edizioni a stampa, amatissimo dai lettori comuni: un libro soprattutto bello, con buona pace dei dotti per i quali iperboli ed entusiasmi parevano un po’ naif. Ma Binyamin è un erudito alla ricerca del meraviglioso e di ogni possibile mirabilia, due dimensioni che da sempre parlano alla sensibilità goticofloreale della sua epoca. Binyamin cerca la gloria ebraica incastonata nelle varie koinè culturali cristiane o musulmane; ad esempio, ci racconta di un tempo in cui l’Italia rigurgitava di presenza ebraica, di traffici e scambi, disegnandone un affresco vivo, dialogante e completo, specie nel sud della penisola, prima che quelle comunità fossero strappate alla storia da un colpo di spugna antisemita. E così seguiamo questo piccolo Marco Polo sefardita, da Roma a Otranto, da Costantinopoli ad Antiochia, da Bagdad a Samarcanda, dalla Persia alla Cina e ritorno, mentre solerte appunta note sul suo diario. Un grazie va al MEIS di Ferrara che ha voluto questa riedizione, al Marchese Guglielmo De Levy che l’ha finanziata, a Giulio Busi che l’ha ritradotto e commentato.
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