Iran nucleare: Boris Johnson si unisce agli Stati Uniti di Trump Cronaca di Monica Perosino, editoriale del Foglio
Testata:La Stampa - Il Foglio Autore: Monica Perosino Titolo: «Johnson si unisce agli Stati Uniti nella missione nel Golfo Persico - Aprire gli occhi sull’Iran»
Riprendiamo oggi, 06/08/2019, dalla STAMPA a pag. 17, con il titolo "Johnson si unisce agli Stati Uniti nella missione nel Golfo Persico", il commento di Monica Perosino; dal FOGLIO, a pag. 3, l'editoriale "Aprire gli occhi sull’Iran".
A destra: Boris Johnson con Donald Trump
Ecco gli articoli:
LA STAMPA - Monica Perosino: "Johnson si unisce agli Stati Uniti nella missione nel Golfo Persico"
Monica Perosino
La Gran Bretagna ha annunciato che sarà a fianco degli Stati Uniti nella missione navale a protezione delle navi mercantili nel Golfo Persico. Una mossa a sorpresa, dopo il rifiuto di Francia e Germania, con la quale Boris Johnson si riallinea a Donald Trump nella sfida della cosiddetta «guerra delle petroliere» con l'Iran, e accantona definitivamente i piani di una missione a guida europea proposta dall'ex segretario degli Esteri Jeremy Hunt e sostenuta da Theresa May. Gli avvertimenti di Teheran Accantonata l'idea di un pattugliamento congiunto autonomo coi Paesi dell'Ue, il governo di Sua Maestà ha annunciato ieri di essere pronto a unirsi alla «missione di sicurezza marittima» capeggiata dagli Usa per scortare i mercantili in transito dallo strategico stretto di Hormuz, a dispetto degli ammonimenti che continuano a piovere da Teheran, la quale aveva deriso Washington, sostenendo che i suoi alleati si «vergognano» troppo per unirsi alla coalizione. L'operazione coinvolgerà mezzi già presenti nella regione, come le navi da guerra Duncan e Montrose, a cui si aggiungeranno un cacciatorpediniere e una fregata. Le speranze britanniche erano di trascinare nell'alleanza a trazione Usa altri partner europei, soprattutto Francia e Germania: «Il nostro obiettivo - ha detto Hunt - è quello di costruire il più ampio supporto internazionale per sostenere la libertà di navigazione nella regione, come protetto dal diritto internazionale». La speranza di Hunt si è infranta ieri: Berlino ha ribadito che il suo Paese «non si unirà a una missione guidata dagli Stati Uniti». L'annuncio di Londra è arrivato poche ore dopo che il ministro degli Esteri iraniano Mohammad Javad Zarif aveva dichiarato che Washington era sempre più isolata nella sua linea dura contro Teheran: «Gli Stati Uniti sono soli al mondo e non possono creare una coalizione». La decisione di Londra segue una serie di incidenti - tra cui il sequestro di navi - tra l'Iran e le potenze occidentali, in particolare la Gran Bretagna e gli Stati Uniti, incentrati sulla via principale dello stretto di Hormuz. In ogni caso, la Gran Bretagna ha tenuto a sottolineare di non aver cambiato la sua politica più ampia nei confronti di Teheran: «Rimaniamo impegnati a lavorare con l'Iran e i nostri partner internazionali per ridurre la situazione e mantenere l'accordo sul nucleare», ha dichiarato il segretario agli Esteri Dominic Raab.
IL FOGLIO: "Aprire gli occhi sull’Iran"
I ripetuti atti di pirateria perpetrati dalle Guardie della rivoluzione iraniane dovrebbero rendere chiaro anche a chi non lo vuole vedere che il regime degli ayatollah è per sua natura irriducibile a un qualsiasi sistema di sicurezza condiviso. La ragione di fondo, al di là delle singole vicende, sta nel carattere rivoluzionario di quel regime, che a differenza di altri regimi autoritari o persino bellicosi, come per esempio la Corea del nord, non punta a ottenere vantaggi e riconoscimenti per una propria area di influenza nel contesto internazionale ma punta a farla saltare. Nella natura del militarismo c’è una vocazione espansionistica, certamente pericolosa, che però, proprio perché ricerca un riconoscimento della propria autorità, finisce col riconoscere se non altro la logica dei rapporti di forza. La teocrazia armata di Teheran, invece, intende acquisire un’egemonia strategica non solo militare ma anche religiosa su tutto il medio oriente, capeggiando le forze che vogliono cancellare Israele dalla carta geografica, il che sancirebbe la superiorità, all’interno del grande mondo islamico, della frazione sciita. Sono obiettivi che non possono essere gestiti attraverso trattative, come dice da sempre il governo di Tel Aviv (che sia espressione della destra o della sinistra). Anche il piano nucleare iraniano, gabellato come l’esigenza di diversificare le fonti energetiche civili (in uno dei paesi più ricchi di petrolio del mondo) non poteva che avere finalità politiche, oscillanti tra quella di imbrigliare l’occidente in una trattativa specifica che avrebbe isolato Israele e quella, che alla fine si è realizzata, di dividere l’Europa dall’America. Ora l’Europa deve decidere se reagire, insieme all’America, alla pirateria dei pasdaran, per restaurare il diritto di navigazione che è all’origine di ogni sistema di garanzia internazionale, oppure continuare a fingere che tutto dipenda dalla decisione di Donald Trump di non fidarsi delle menzogne iraniane.
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