Riprendiamo dal FATTO Quotidiano di oggi, 02/08/2019, a pag.17, con il titolo "Settanta donne arrestate: andavano in bicicletta" il commento di Roberta Zunini.
Continua a peggiorare la condizione delle donne sotto la teocrazia iraniana. Se la notizia esce perfino sul Fatto, un giornale che di solito si guarda bene dal criticare il regime degli ayatollah, significa che la notizia non è di quelle che si possono ignorare. Invece nessun altro giornale italiano oggi riporta la notizia.
Ecco l'articolo:
Roberta Zunini
La protesta su due ruote delle donne a Teheran
Le donne in Iran possono scegliere le facoltà universitarie che preferiscono ma è meglio se non vanno a seguire le lezioni in bicicletta. Intanto perché è un mezzo considerato non consono alla morale dato che pedalando le donne potrebbero mostrare le caviglie e, al contempo, non accorgersi che il chador (hijab) è scivolato lasciando scoperti i capelli. In questi giorni circa 70 donne cicliste hanno pedalato assieme fino a piazza Vali-Asr, nel centro della capitale Teheran. Gholam Hossein Ismaeli, portavoce della magistratura, ha confermato la notizia degli arresti spiegando che il motivo delle misure cautelare è da attribuirsi alla violazione delle regole di "castità e Hijab". Anche se Massoumeh Ebtekar, incaricato del presidente Rouhani per le questioni familiari e femminili, aveva confermato che "in Iran non esistono regole che possano impedire alle donne di andare in bicicletta", il modo per impedirlo viene sempre trovato dalla polizia perla morale pubblica. Una ricerca condotta dall'Office of Cultural Studies del Centro di ricerca del parlamento ha indicato che circa il 70% delle donne iraniane non crede nel codice di abbigliamento obbligatorio, nonostante questo, anzi proprio per questo, il regime islamico sciita ha intensificato la pressione. Abol-ghassem Shirazi, presidente dell'Unione dei produttori e grossisti di abbigliamento di Teheran, ha annunciato che stanno implementando un piano per impedire la produzione e la vendita di mantelli femminili trasparenti o aperti. Nella provincia di Gilan, nel nord dell'Iran, il comandante della Forza di sicurezza dello stato, Mohammad Reza Is'haghi, ha annunciato di aver inviato 66.000 messaggi ai cellulari dei conducenti di mezzi pubblici chiedendo di denunciare le passeggere che lasciano cadere il velo o lo spostano mostrando parte dei capelli.
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