Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 02/08/2019, a pag.24, con il titolo "L' 'Operazione Fratelli' ricostruita in un film. Così il Mossad salvò migliaia di ebrei etiopi", la recensione di Fabiana Magrì al film israeliano "The Red Sea Diving Resort", prodotto da Netflix.
Fabiana Magrì
La locandina
Quella di Netflix per gli agenti segreti israeliani è una magnifica ossessione. Dopo le prime due stagioni di Fauda (la terza è in produzione) e Mossad 101 - la prima sulle missioni militari sotto copertura in Cisgiordania e a Gaza e la seconda sull'addestramento degli agenti segreti tra realtà, improvvisazione e finzione - e dopo i film Operazione finale sulla cattura di Adolf Eichmann e The Angel sull'alto funzionario egiziano che divenne una spia per Israele contribuendo alla pace tra i due Paesi, il menu della piattaforma cinematografica online si è arricchito di The Red Sea Diving Resort. L'incredibile storia vera di un'operazione del Mossad tra le più ardite e complesse, ovvero il salvataggio, nei primi Anni 80, di migliaia di ebrei etiopici in fuga dalla guerra civile.
Anni 80 e guerra civile Era il 1981 quando il premier israeliano Menachem Begin stabilì di soccorrere e porre fine al dramma di una tribù ebraica, i «Beta Israel», che per secoli aveva vissuto nel Nord dell'Etiopia. Migliaia di «falascià» fuggivano dal loro Paese e dal regime del Negus Rosso Menghistu, compiendo uno straziante viaggio a piedi attraverso il deserto per raggiungere i campi profughi in Sudan. Non di rado i fuggitivi lasciavano indietro i cadaveri dei compagni di viaggio. Ma questa parte della storia apparterrà a un eventuale prequel della vicenda sviluppata in The Red Sea Diving Resort, la cui produzione era iniziata nel 2017. Poi il film scomparve per un po', riemergendo lo scorso febbraio, quando Netflix acquisì i diritti di distribuzione. L'avventurosa «Operazione Fratelli» divenne di pubblico dominio dopo la pubblicazione, nel 2007, di Mossad Exodus, il salvataggio della tribù perduta di Israele, il racconto firmato da Gad Shimron, uno degli agenti che vi prese parte. Il libro racchiudeva già tutti gli elementi necessari per una sceneggiatura cinematografica. Pagina dopo pagina, Shimron svelava come nel 1981 l'Istituto avesse individuato in un vecchio resort abbandonato sulle spiagge di Arous la perfetta copertura per la fantasiosa operazione. Le villette sul mare erano state costruite dieci anni prima da imprenditori italiani e poi abbandonate per la mancanza di infrastrutture. Quando il Mossad le affittò fingendosi una società svizzera intenzionata a creare una nuova destinazione da sogno per le vacanze degli europei - e quando si accollò i costi per rinnovare la struttura, costruire strade e portare acqua ed elettricità - l'ufficio del turismo sudanese dovette strofinarsi le mani. Salvo insospettirsi quando il traffico di esseri umani sulla spiaggia diventò più frequente. In uno dei momenti più ad alta tensione - nella realtà così come nella fiction - i militari sudanesi spararono addosso ad agenti e fuggitivi credendoli contrabbandieri. Solo la prontezza - e la hutzpà - di un agente israeliano salvò la situazione. Il finto istruttore subacqueo, insultando gli uomini armati, li convinse che stavano organizzando un'innocente immersione notturna per i turisti. Nel corso dei tre anni di «Operazione Fratelli», il resort funzionò così bene, e non solo come copertura, che l'Arous Holiday Village si rivelò un business produttivo. A due anni dal primo ciak, il film diretto da Gideon Raff, acclamato regista di Homeland, è stato presentato in anteprima al San Francisco Jewish Film Festival. Il cast degli agenti infiltrati è guidato da Chris Evans, che interpreta il carismatico Ari Levinson e da Michael Kenneth Williams nei panni del coraggioso etiope Kabede Bimro. Tra gli altri protagonisti ci sono Haley Bennett (La ragazza del treno) e il Premio Oscar Ben Kingsley.
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