Russia: il dittatore Putin accusa l'opposizione Cronaca di Giuseppe Agliastro
Testata: La Stampa Data: 01 agosto 2019 Pagina: 14 Autore: Giuseppe Agliastro Titolo: «Gli oppositori indagati per 'disordini di massa'»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 01/08/2019, a pag.14 con il titolo "Gli oppositori indagati per 'disordini di massa' " la cronaca di Giuseppe Agliastro.
Giuseppe Agliastro
Arresti, manganellate. Chi scende in piazza per contestare Putin sa cosa rischia. Ma coloro che sabato scorso hanno manifestato pacificamente contro l'esclusione degli oppositori dalle elezioni comunali di Mosca potrebbero essere puniti dal Cremlino in maniera ancora più severa. Gli investigatori russi hanno infatti aperto un'inchiesta penale per «disordini di massa» sulle proteste del 27 luglio, soffocate dalla polizia con quasi 1.400 fermi. Gli organizzatori dei cortei rischiano adesso fino a 15 anni dietro le sbarre e i semplici dimostranti fino a otto. La difesa della polizia «Le indagini - sostengono le autorità russe - hanno stabilito che, prima della manifestazione non consentita, alcune persone avevano ripetutamente pubblicato dei messaggi su internet incitando la gente a protestare pur essendo pienamente consapevoli che queste azioni avrebbero provocato dei disordini». Le motivazioni dell'inchiesta appaiono assurde ai più. Innanzitutto perché non permettere di manifestare significa violare un diritto fondamentale. Inoltre, sono semmai i poliziotti russi a essere stati accusati di aver fatto eccessivo ricorso alla forza. Le loro violenze sono state fermamente condannate dalle organizzazioni per la difesa dei diritti umani e da molti governi occidentali. Ma ovviamente non da un fedele alleato di Putin come il sindaco di Mosca, Sergey Sobianin, secondo cui sarebbero stati anzi i dimostranti a «costringere la polizia a usare la forza», cosa che - dichiara sempre il primo cittadino della capitale russa - «in questo contesto era del tutto legittima». Gli investigatori hanno inoltre annunciato di aver aperto tre inchieste per aggressioni a membri delle forze dell'ordine. Vladimir Putin vede la sua popolarità ridursi a causa della stagnazione economica e torna a far funzionare a pieno regime la macchina della repressione politica. Finora 61 persone sono state condannate a pene fra i tre e i 30 giorni di reclusione per il solo fatto di essere scese in piazza sabato scorso e di aver quindi partecipato a una manifestazione non autorizzata. Oltre a questo, tutti i cortei delle scorse settimane a Mosca per chiedere di ammettere i dissidenti tra i candidati alle elezioni comunali sono finiti sotto la lente degli inquirenti: si tratta - dicono - di «ostruzione al lavoro delle commissioni elettorali». Nonostante queste intimidazioni, gli oppositori non gettano però la spugna: sabato prossimo si protesta di nuovo.
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