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Zvi Mazel/Michelle Mazel
Diplomazia/Europa e medioriente
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Le frivolezze dell'UNRWA 01/08/2019
Le frivolezze dell'UNRWA
Commento di Michelle Mazel

(Traduzione di Yehudit Weisz)


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Alla scuola elementare dell'UNRWA a Gaza:
"Ehi, qualcuno ha messo fuori posto venti missili?"
"Il nuovo insegnante"

Suona come un atto di accusa senza appello, del genere che si traduce nello scontare una dura condanna: “Abuso di autorità; concentrazione di potere; nepotismo; relazioni intime con donne subordinate; promozioni indebite delle suddette subordinate; assenza dal posto di lavoro per periodi di quasi un mese, durante i quali riceveva indennità di trasferta; viaggi in business class per lui e la sua amichetta; assunzione di parenti stretti in violazione delle norme; sospetti di irregolarità finanziaria.” E chi è colui che si sarebbe impegnato in queste attività così discutibili? Un certo Pierre Krähenbül, cittadino svizzero “doc” e Commissario generale dell'UNRWA, o più precisamente, dell’ “Agenzia delle Nazioni Unite per l’Assistenza e l’Occupazione dei Rifugiati Palestinesi nel Medio Oriente".   In realtà, la maggior parte di queste accuse non sono nuove. Molto spesso si inseriscono nelle critiche più generali riguardo ad un'organizzazione che perpetua di fatto lo status di rifugiato da padre in figlio, all'infinito, tanto che il numero di rifugiati palestinesi, stimato inizialmente a circa 600.000, supererebbe oggi i cinque milioni. Lo si rimprovera anche per un numero eccessivo di dipendenti. Mentre l'Ufficio dell'Alto Commissariato per i Rifugiati (UNHCR) per prendersi cura di 60 milioni di rifugiati in tutto il mondo impiega 6.400 persone, l'UNRWA conta quasi 28.000 dipendenti. Non solo, ma diffonderebbe nelle scuole che finanzia e che dirige, temi di un’estrema aggressività, compresi l’apologia di terrorismo e violenza, l'odio per gli ebrei e l'antisemitismo. Peggio ancora, l’UNRWA sarebbe controllata e persino infiltrata dal Movimento di Hamas. Solo che finora questi attacchi all'organizzazione provenivano principalmente da detrattori americani, israeliani o filo-israeliani.  Questa volta è diverso. Si dice che voci di corruzione abbiano raggiunto gli augusti corridoi del quartier generale delle Nazioni Unite a New York. Al comitato etico dell'UNRWA è stato ordinato di condurre un'indagine ma nel segreto più assoluto, senza dubbio per non dare munizioni a detrattori di ogni genere. In un documento dettagliato di non meno di dieci pagine, il comitato riporta rapporti credibili e ampiamente comprovati, che confermano l'entità della corruzione e la veridicità delle accuse. Il documento è stato inoltre tenuto segreto per consentire alle autorità delle Nazioni Unite di limitare il danno, adottando eventualmente le misure necessarie per porre fine alle "irregolarità" individuate. Purtroppo, il documento è trapelato. Dovremmo credere in un altro colpo del Mossad israeliano, penetrato nelle difese dell'organizzazione grazie ad una talpa o, più in linea coi tempi, grazie a degli hacker che vanno a pescare, senza lasciare alcuna traccia, dei dati archiviati nei computer, anche se protetti da sofisticati sistemi antivirus? Sembra che non sia così. Il fatto è che non è stata la stampa israeliana che ha scoperto gli altarini e ha informato il mondo. No, è grazie ad Al Jazeera che il documento è stato trasmesso nella sua interezza.  Il network tentacolare con sede a Doha, capitale del Qatar, appartenente al suo emiro, non è famoso per le sue simpatie nei confronti dello Stato ebraico.

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Michelle Mazel scrittrice israeliana nata in Francia. Ha vissuto otto anni al Cairo quando il marito era Ambasciatore d’Israele in Egitto. Profonda conoscitrice del Medio Oriente, ha scritto “La Prostituée de Jericho”, “Le Kabyle de Jérusalem” non ancora tradotti in italiano. E' in uscita il nuovo volume della trilogia/spionaggio: “Le Cheikh de Hébron".


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