Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 29/07/2019, a pag.11, con il titolo "Iran, fra dialogo e reattori partita doppia sul nucleare" la cronaca di Vincenzo Nigro.
A destra: "Ok, abbiamo un programma nucleare... ma è solo per generare energia..."
Vincenzo Nigro
Frammenti di notizie dall’area del Golfo Persico. Tessere di un puzzle che poco alla volta potrebbe comporre una fotografia di guerra. L’Iran non rinuncia a giocare le sue carte diplomatiche, e ieri il vice-ministro degli Esteri Abbas Araghchi ha partecipato a una riunione a Vienna dei Paesi che hanno firmato l’accordo sul nucleare del 2015. L’accordo nel 2015 è stato abbandonato dal Donald Trump, e da allora lo scontro fra Usa e Iran è ripartito sempre più acceso. Ma allo stesso tempo da Teheran gli iraniani fanno filtrare un’altra notizia: la Repubblica islamica è pronta a far ripartire il reattore nucleare di Arak, capace di produrre plutonio. Ovvero il materiale necessario per il ciclo industriale che alla fine porta alla produzione di una bomba nucleare. Sul fronte opposto, quello che vede insieme Stati Uniti e Israele (insieme ai Paesi sunniti del Golfo, innanzitutto Arabia Saudita), il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha reso noto ieri mattina che Israele ha testato un nuovo missile anti-missile. In un sito in Alaska, in collaborazione con l’industria della Difesa americana, la Israel Aerospace Industries ha testato con successo lo "Arrow-3", un missile antimissile capace di intercettare ordigni balistici avversari mentre sono ancora fuori dall’atmosfera terrestre. Netanyahu dice chiaramente che Israele «adesso dispone della capacità di agire contro missili balistici che fossero lanciati contro di noi dall’Iran o da altre località». E Donald Trump ha fatto i suo complimenti all’industria israeliana: «Il risultato è stupefacente, siamo molto fieri della nostra cooperazione con Israele».
Donald Trump
Torniamo all’Iran: a Vienna il viceministro Araghchi ha incontrato gli inviati di Francia, Gran Bretagna, Germania, Cina e Russia, il nucleo che negoziò il trattato "Jcpoa" che congelava il programma nucleare iraniano in cambio della cancellazione delle sanzioni economiche contro Teheran. Trump ha abbandonato quell’accordo e ha imposto nuove sanzioni economiche – durissime – all’Iran. L’Iran continua a rispettare l’intesa, ma poco alla volta dimostra che è pronto a far ripartire i suoi programmi nucleari. E l’annuncio di ieri sul reattore nucleare di Arak va in questo senso. A Vienna gli iraniani hanno chiesto con forza soprattutto ai Paesi europei di denunciare il comportamento dell’amministrazione Trump, che sta provando a soffocare economicamente il Paese. Nelle due ore di incontro di Vienna il vice-ministro ha collegato i casi delle petroliere bloccate o attaccate nel Golfo alle discussioni sull’accordo nucleare: «Visto che secondo il Jcpoa l’Iran ha il diritto di esportare il proprio petrolio, qualsiasi ostacolo all’esportazione del petrolio da parte dell’Iran è in realtà contrario al Jcpoa». Per l’Iran è difficile ottenere soprattutto dagli europei quelle conferme alla libertà di commerci e di investimenti finanziari che sono necessari alla sua economia. Gli Stati Uniti sanzionando gli iraniani minacciano industrie e banche europee che continuino ad avere rapporti con Teheran: se politicamente l’Europa vorrebbe continuare a mantenere in vita il Jcpoa, di fatto contribuendo al blocco economico contro l’Iran sta contribuendo a sanzionare il Paese degli ayatollah.
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