L’era della delazione
Commento di Michele Mazel
(Traduzione di Yehudit Weisz)
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È giunto il momento di riascoltare Beaumarchais. : “La calunnia, signore? Voi non sapete cosa disdegnate! Ho visto le persone anche più oneste sul punto di soccomberle. Credetemi, non c’è malignità, orrore, favoletta, che non si riesca , volendo, a propinare ai fannulloni di una grande città. E qui ci sono persone molto abili!”
Oggi, le osservazioni di Basilio nel Barbiere di Siviglia, scritte due secoli e mezzo fa, sono più attuali che mai. La minima diceria accende questa formidabile scatola di risonanza che è il web e la sua moltitudine di social network.
Ripreso e "ritwittato" centinaia, persino migliaia di volte, il pettegolezzo diventa subito ovvia verità, che neppure le smentite più circostanziate riusciranno mai a scalfire.
Tutti i Paesi ne risentono. Di certo i Paesi con libertà di stampa. È che la delazione è diventata un'arma politica. Ora, questo strumento scelto per influenzare è manipolato da esperti, che hanno scoperto la potente arma delle"fake news", queste notizie false, spesso riportate dalla stampa, che si affretta a pubblicarle senza prendersi il tempo di verificarle, per il timore di essere bruciata da un giornale della concorrenza.
Navigando in un'atmosfera moralista da far impallidire i puritani di una volta, si punta il dito sulle turpitudini reali o fasulle di politici o di personaggi famosi. E’ appena successo in Francia, dove un ministro è stato spinto a rassegnare le dimissioni da una diceria di gente ben orchestrata, sulla base di informazioni più che dubbie.
In questo Paese, che ha fatto della gastronomia il suo orgoglio e una risorsa turistica, preferire l'aragosta al kebab sarebbe ormai un insulto alla classe lavoratrice.
È il vecchio risentimento contro i ricchi che sta emergendo. Accade anche in Israele, dove un ex comandante in capo dell'esercito ed ex primo ministro, viene insultato per aver intrattenuto rapporti d'affari con compagnie di proprietà di un miliardario, che ora è in attesa di giudizio per "abuso sessuale su minori".
E’ inutile che lui insista sul fatto che non sapesse nulla di queste attività; che il miliardario frequentasse anche Bill Clinton, Obama e il noto avvocato Dershowitz.
I suoi nemici politici mettono alla gogna quel che loro considerano i suoi legami con un pedofilo pregiudicato.
Il fenomeno è tanto più pericoloso perché si verifica mentre le conversazioni che avrebbero dovuto rimanere secretate vengono registrate e rese pubbliche e lo spazio privato diventa sempre più ridotto. Non è sempre facile ricorrere alla giustizia per punire fughe di notizie perfettamente illegali, di cui la polizia non cerca di trovare gli autori e a maggior ragione, quando lei stessa se ne è resa colpevole.
Ciò che è drammatico in questa atmosfera deleteria, è che rischia di dissuadere i migliori dall'entrare in politica, per paura di trovare se stessi - e le loro famiglie - di fronte a un linciaggio mediatico contro il quale essi si ritroverebbero impotenti.
Michelle Mazel scrittrice israeliana nata in Francia. Ha vissuto otto anni al Cairo quando il marito era Ambasciatore d’Israele in Egitto. Profonda conoscitrice del Medio Oriente, ha scritto “La Prostituée de Jericho”, “Le Kabyle de Jérusalem” non ancora tradotti in italiano. E' in uscita il nuovo volume della trilogia/spionaggio: “Le Cheikh de Hébron".