Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 26/07/2019, a pag.13, con il titolo "Strage di migranti sulle coste della Libia, affondano due barconi e annegno in 150" la cronaca di Fabio Albanese
Ong & barconi degli schiavisti
La cronaca che segue ci racconta come è avvenuta la strage, l'ennesima. Crediamo però che sia giunta l'ora che qualche giornale coraggioso si spinga più in là della cronaca per raccontare cosa ha spinto -e continua a spingere ancora - migliaia di persone ad affrontare una morte quasi certa, ingannati da àncore di salvezza come sono di fatto le varie ONG autonominatosi 'umanitarie', in realtà primi responsabili di una scelta suicida. C'è una catena di solidale continutà tra coloro che, convinti di un lieto fine inesistente, si affidano agli schiavisti di essere umani che signicano lucrosi, ignobili guadagni e le ONG con le quali avviene lo scambio. Senza la presenza delle navi pirata delle ONG le stragi avrebbero fine, la catena della morte si spezzerebbe.
Invitiamo i lettori di IC a scrivere ai direttori del quotidiano che leggono abitualmente.
Fabio Albanese
Il bilancio ufficiale fornito dalla Guardia costiera libica conta 115 dispersi e 135 salvati. Fonti umanitarie si spingono a dire che i dispersi - leggi, morti annegati - sarebbero 150. Di certo c’è che ieri, davanti alle coste della Libia, si è consumata «la peggior tragedia del Mediterraneo di quest'anno», per dirla con le parole dell’Alto commissario Onu per i rifugiati Filippo Grandi. Cosa sia accaduto 5 miglia al largo di Al-Khoms, città a 120 km a est di Tripoli, è ancora poco chiaro. Il naufragio di disperati, partiti dalla Libia per tentare di raggiungere l’Italia, l’Europa, in realtà sarebbe stato un doppio naufragio. Lo stesso portavoce della Marina libica, Ayoub Qassim, a un certo punto ha parlato di due imbarcazioni in legno con a bordo circa 300 persone, molti eritrei ma anche palestinesi e sudanesi, e tra loro tante donne e bambini. Anche qualcuno dei sopravvissuti avrebbe riferito questo particolare agli operatori umanitari che li hanno assistiti a terra. Ma non ci sono certezze; l’unica è che si è trattato di un’ecatombe, l’ennesima nel Mediterraneo centrale dove altri naufragi si sono verificati in passato, con centinaia di morti annegati e dove in questo momento la presenza di soccorritori è quasi nulla. Non ci sono navi delle Ong in quel terribile tratto di mare che Oim e Unhcr continuano a definire il più mortale. E, di fatto, nemmeno navi militari da quando è stata chiusa l’operazione Sophia-Eunavformed che ora si limita a controllare dall’alto con aerei, elicotteri e droni ma senza alcuna possibilità di un rapido intervento. Una situazione che le Ong continuano a denunciare, sottolineando come non sia la presenza della navi umanitarie a favorire le partenze dalla Libia e che molti altri naufragi senza testimoni possono essere avvenuti. D’altronde sempre ieri, un motopesca di Sciacca, l’«Accursio Giarratano», soccorreva un gruppo di 50 persone su un gommone in difficoltà, in un tratto di mare tra Lampedusa e Malta di competenza Sar della Valletta. È rimasto per ore in attesa che arrivassero soccorsi «ufficiali». Si parla anche di almeno altri 6 eventi Sar nella zona, con decine di migranti a rischio. E sempre ieri a Lampedusa ci sono stati 4 sbarchi, 56 persone; in una barca c’erano 10 adulti e 11 bambini; altre 77 persone erano giunte mercoledì. Il mese scorso c’era stato un naufragio con un’ottantina di morti davanti alla Tunisia, ma per arrivare a oltre 150 vittime bisogna andare indietro di 2 anni: 157 morti e 4 sopravvissuti davanti a Tripoli. Era il 19 maggio 2017. Per il naufragio di ieri, i testimoni sono gli stessi naufraghi. Medici senza frontiere, che ha assistito a Khoms 135 sopravvissuti arrivati in due gruppi di 82 e 53 persone, dice che «i pazienti sono sotto choc e hanno sintomi da pre-annegamento, come ipossia e ipotermia» . La capo missione Msf in Libia, Julien Raickman, ha detto che «ci sono oltre 100 dispersi. I naufraghi sono stati soccorsi da pescatori e riportati a Khoms. Testimoni oculari coinvolti nel soccorso parlano di almeno 70 cadaveri in acqua».
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