Riprendiamo da AVVENIRE di oggi,26/07/2019, a pag.21 con il titolo "Israele:Barak lancia la grande coalizione anti-Netanyahu" l'analisi di Fiammetta Martegani
Bibi può stare tranquillo, se gli israelianni avranno buona memoria
Equilibrato e correttamente informato il pezzo di Fiammetta Martegani, non cos' la titolazione. Lo si evince anche dalla lettura del testo. A partire da Ehud Barak, coraggioso soldato ma non altrettanto intelligente uomo politico, da Tzipi Livni, passata da un partito a un altro dimostrando che tra lei e la politica c'è un abisso, al partito Meretz, popolare soltanto tra gli intellettuali di Tel Aviv, non ci pare proprio che la "coalizione" di Barak si possa definire "grande". Coalizione sì, ma fra tanti fallimenti.
Fiammetta Martegani
Tel Aviv- 77 anni non ho più niente da perdere. Posso solo fare il ` mio dovere: far tornare Israele un Paese democratico». Con queste parole, Ehud Barak ha chiuso mercoledl sera, a Savyon, sobborgo di Tel Aviv, l'incontro pubblico con oltre 400 sostenitori del suo nuovo partito. «Ora devo andare a lavorare - si è congedato -. Ci aspetta una lunga nottata». Dopo settimane di negoziazioni, la notte tra mercoledì e giovedì si è conclusa con la nascita ufficiale di Campo democratico: una maxi-coalizione tra Israele democratica, la lista lanciata dall'ex premier, e il partito Meretz, il cui leader, Nitzan Horowitz, sarà il numero uno della nuova formazione, affiancato dalla giovane laburista Stay Shafir. Al gruppo potrebbe unirsi anche l'ex ministra degli Esteri, Tzipi Livni. Per ora, l'unico a non voler aderire alla coalizione è Amir Peretz, leader dei laburisti, nonostante, secondo i sondaggi, l'85 per cento del suo elettorato creda che il blocco unico rappresenti, come ha detto Barak «l'unica possibilità per passare la soglia elettorale e porre fine ai 10 anni di malgoverno Netanyahu». Sarà comunque complesso, su entrambi i fronti, destra e sinistra, riuscire a mettere assieme i 61 seggi (su 120), necessari a governare. E proprio su questo ostacolo che ha inciampato, lo scorso 29 maggio, il premier Benjamin Netanyahu, costretto poi a sciogliere il governo neoeletto dopo il voto del 9 aprile. Un sondaggio condotto da Walla, il principale portale di informazione in Israele, conferma che il quadro politico resta frastagliato esattamente come allora. Con il Likud di Netanyahu e il partito Blu-Bianco dell'ex generale Benny Gantz alla pari con 29 seggi, le liste ortodosse con 15, l'estrema destra e le liste arabe con 12 seggi entrambe, mentre 10 per Israel Beiteinu, il partito della destra nazionista di Avigdor Lieberman, che avrà il ruolo dell'ago della bilancia nella corsa alle urne del prossimo 17 settembre. Quanto alla sinistra, se si unissero anche il resto dei laburisti, si potrebbero raggiungere 13 seggi. Peretz ha tempo fino al primo di agosto per decidere e dalla sua scelta dipendono anche le sorti del Partito laburista che, a questo turno, rischia, per la prima volta in 70 anni dalla fondazione dello Stato di Israele, di non passare la soglia di sbarramento.
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