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Deborah Fait
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Come ci sentiamo in Israele 12-06-03
Come si fa a far capire al resto del mondo come ci sentiamo?

Ieri un ragazzo di nome Mahmud si e' travestito da religioso ebreo, e' salito su un autobus a Gerusalemme, il numero 14, quello che attraversa la zona piu' popolosa della citta', ha tirato una cordicella e si e' fatto scoppiare insieme a persone mai conosciute.

Sedici persone sono morte, altre sono quasi morte all'ospedale, in coma, altre resteranno per sempre su una sedia a rotelle, altre ancora trascorreranno la vita intera sfigurate dai chiodi e dal fuoco.

Come spiegare alla gente che in quel momento nessuno di noi ha pensato "meno male che non e' successo a me"?

Come far capire che ogni morto per terrorismo e' uno di noi?

E' nostro figlio, nostra madre, nostra sorella e piangiamo tutti per quelle nonne di 74 e 76 anni che andavano al mercato a fare la spesa o che dal mercato tornavano a casa. Piangiamo per quei ragazzi di vent'anni che forse nel momento dell'esplosione stavano leggendo un libro come fanno tanti israeliani quando vanno in autobus, o sognavano ad occhi aperti, o forse ascoltavano la musica con le cuffiette muovendo le gambe a ritmo.

E lui, Mahmud, è salito e che avrà fatto? Li avrà guardati pensando alle parole di Rantisi "ammazzeremo fino all'ultimo ebreo"?

Come si puo' odiare tanto fino al punto di pensare di ammazzare ogni ebreo di Israele!

Ieri sera mi ha telefonato Yaniv, un mio amico Lubavitsch col quale cerco di dare un aiuto ai bambini poveri o orfani a causa del terrorismo e di questi 32 mesi di guerra.

Balbettava piu' del solito, era agitato. "Hai sentito, Deborah? Si è vestito da haredì (ebreo religioso), ha ammazzato tutti quei nostri fratelli ed era vestito come me!"

Non si capacitava, Yaniv, che un ragazzo arabo si fosse vestito come lui per uccidere. Come lui che passa la vita ad aiutare, che corre ogni giorno di scuola in scuola a portare la merenda ai bambini che non ce l'hanno perche' rimasti orfani o perche' i genitori sono disoccupati. Come lui che organizza 800 pasti al giorno per i poveri, i nuovi poveri di Rehovot, la nostra citta'. Non riusciva ad accettare l'idea che un ragazzo si fosse vestito come lui, ebreo, per ammazzare degli ebrei come lui!

Non sapevo cosa dirgli perche' piangevo. Alla fine, piangendo anche lui, mi ha detto "Che il Signore ci aiuti" e ha attaccato.

Oggi sul luogo dell'esplosione, completamente ripulito anche della piu' piccola macchia di sangue come sempre fanno dopo un attentato, c'e chi prega, chi accende le candele, chi chiede a D-o: "Perche'"?

Perche' questo popolo prescelto, perche' questi ebrei che hanno ricevuto il Libro devono sempre soffrire?

Cosa dobbiamo fare? Morire tutti? Lo aveva sognato Hitler, adesso lo sogna Rantisi, Arafat lo desidera da 40 anni ma noi siamo ancora qui, soffriamo, moriamo, copriamo di sangue le strade del nostro paese e aspettiamo che qualcuno ci ami e ci aiuti a sopportare.

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