Paolo Mastrolilli
Teheran annuncia di aver arrestato, e in parte già giustiziato, 17 cittadini iraniani che lavoravano come spie per la Cia. Il presidente Trump smentisce, e sulla scia delle tensioni crescenti anche per il sequestro della petroliera britannica Stena Impero, avverte di non essere più sicuro della possibilità di fare un accordo con gli ayatollah. Londra invece chiede aiuto agli alleati europei, Italia inclusa, per creare una forza marittima che garantisca la libertà di navigazione nello stretto di Hormuz.
L'annuncio degli arresti è stato accompagnato da un documentario, in cui il capo del controspionaggio della Repubblica islamica ha accusato le spie di essersi fatte corrompere dagli americani, con la promessa di ottenere visti e posti di lavoro negli Usa. Le persone arrestate erano dipendenti del settore della difesa o di altre strutture strategiche, e rubavano informazioni che poi venivano consegnate agli interlocutori di Washington vicino alle città di confine. Una tecnica usata prevedeva di nascondere gli strumenti su cui erano registrate le notizie dentro a pietre o mattoni, che poi venivano spaccati per recuperarli. Nel video sono mostrate alcune persone coinvolte, e ci sono foto di vita famigliare che sembrano prese dai social media. Gli iraniani hanno pubblicato anche i documenti di alcuni presunti agenti americani che gestivano l'operazione, tra cui i diplomatici basati a Vienna William Wyche e Gregory Boylan, Jason Anderson di stanza in Turchia, Eric Sanders del dipartimento di Stato. Le spie non sarebbero riuscite a completare le loro missioni, e alcuni dei 17 arrestati sono già stati giustiziati.
Donald Trump
Trump ha detto che «si tratta di una storia totalmente falsa. Un'altra bugia». Quindi ha aggiunto che «la situazione in Iran si sta deteriorando molto velocemente. Il Paese è nel caos, nessuno sa dove andare. Siamo pronti al peggio». Il capo della Casa Bianca nelle ultime settimane ha ribadito in varie occasioni che non vuole una guerra, come ha dimostrato fermando la rappresaglia dopo l'abbattimento del drone Global Hawk, ma il suo obiettivo è rinegoziare l'intesa nucleare firmata dal predecessore Obama, allargandola a questioni come le attività aggressive di Teheran nella regione e il programma missilistico. Ieri però ha segnalato un indurimento della posizione: «Francamente, sta diventando più difficile per me fare un accordo con l'Iran. Noi siamo pronti, può andare in entrambi i modi». Con questo Trump ha tenuto aperta la possibilità di un confronto militare, anche se finora aveva frenato il consigliere John Bolton che ha sempre sostenuto il cambio di regime. Gli Usa ormai sono in campagna elettorale e non è detto che al presidente convenga una guerra ora, ma lui non vuole escluderla. Londra invece sembra in attesa della nomina del nuovo premier. Ieri il ministro degli Esteri Hunt ha annunciato nuove misure e l'invio di mezzi per proteggere le navi britanniche nella zona di Hormuz, ma toccherà a Boris Johnson varare eventuali sanzioni e decidere se cambiare linea, schierandosi con Trump e abbandonando gli alleati europei che vorrebbero ancora salvare l'accordo Jcpoa.
Emanuele Ottolenghi: "A Fiumicino i voli dei pasdaran sotto sanzioni negli Stati Uniti"
Dal due luglio scorso, la compagnia aerea iraniana, Mahan Air, atterra a Fiumicino (volo W5140), aggiungendosi al volo bisettimanale che Mahan opera su Malpensa (W5110). L'aumento di voli diretti è uno schiaffo al presidente Trump perché contraddice l'impegno preso dal vicepresidente del consiglio Matteo Salvini durante la sua visita a Washington, dove ha promesso di allinearsi sull'Iran alla politica americana.
L'apertura di rotte commerciali operate da Mahan è un gesto particolarmente spericolato per via del ruolo centrale che Mahan gioca nel massacro di civili in Siria. Mahan Air è stata sanzionata dagli USA nel 2011 a cagione del suo appoggio al terrorismo e alla proliferazione. Da anni, Mahan mette i propri aerei a disposizione di operazioni clandestine di trasporto di tecnologia proibita che il regime di Tehran si procaccia in giro per il mondo utilizzando schemi commerciali illeciti. Questi includono armi, tecnologia missilistica e nucleare, e componenti per l'industria aeronautica, che Mahan Air poi trasporta a destinazione. Ma non basta. Mahan dal 2012 ha assunto un ruolo vitale negli sforzi del regime iraniano di salvare il dittatore siriano Bashar el Assad. Secondo il dipartimento del tesoro americano, dal 2012 Mahan ha operato voli tra Teheran e Damasco. Inizialmente i voli hanno consegnato equipaggiamento militare per l'esercito siriano. In seguito, con il collasso del regime di Damasco e i successi dei ribelli, Teheran ha deciso di schierare le sue truppe, miliziani afghani e pakistani addestrati e comandati dai Pasdaran, le guardie rivoluzionarie che agiscono come pretoriani della rivoluzione. Inoltre, con l'entrata sul campo di battaglia dei miliziani di Hezbollah a fianco del regime, dell'Iran e della Russia, Teheran ha aumentato la consegna di armi, missili inclusi, alla milizia libanese filoiraniana. Il tutto viene consegnato con centinaia di voli diretti che trasportano armi e miliziani a Damasco e riportano a casa morti e feriti.
Permettere all'aerolinea dei pasdaran di atterrare a Roma e Milano mette a rischio il buon rapporto tra Roma e Washington. Non solo. Contraddice pure gli interessi italiani. Mahan con il suo ruolo centrale nel ponte aereo tra Teheran e Damasco che ha sostenuto la pulizia etnica attuata da Assad contro il suo popolo, ha contribuito a creare il dramma umanitario dei profughi siriani.
Premiare chi contribuisce al flusso di disperati che dal 2015 si riversa in Europa è una contraddizione per le posizioni di Salvini, a prescindere da come risponderanno gli americani. In più, permettere a Mahan di atterrare viola direttamente le sanzioni americane e apre il nostro spazio aereo a un operatore che ha violato molteplici norme dell'aviazione internazionale, adibendo i propri voli a cargo militare con gli stessi aerei spesso poi immediatemene riutilizzati per voli civili su destinazioni internazionali. Una pessima idea insomma, che il governo italiano farebbe bene a rivedere.
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