Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 20/07/2019, a pag.9 con il titolo "L'Iran sequestra due petroliere britanniche" la cronaca di Paolo Mastrolilli
Paolo Mastrolilli
L'Iran ha sequestrato due petroliere nello stretto di Hormuz, entrambe britanniche come ha confermato il ministro degli Esteri Jeremy Hunt, provocando una pericolosa accelerazione nella sfida con gli Stati Uniti e i loro alleati. La prima nave inglese si chiama Stena Impero e ha 23 membri di equipaggio a bordo. Ieri, mentre navigava verso l'Arabia, ha improvvisamente cambiato rotta, dirigendosi verso le coste della Repubblica islamica. Londra ha lanciato l'allarme e aperto un'inchiesta, ma poco dopo è arrivata la conferma del sequestro da parte delle Guardie della Rivoluzione. Secondo le prime ricostruzioni, alcuni piccoli battelli hanno circondato la petroliera, con l'aiuto di elicotteri. Quindi la Stena Impero è stata abbordata e costretta a virare nella direzione di Bandar Abbas.
Anche la petroliera Mesdar, che batte bandiera liberiana ed ha armatore britannico, è stata aggredita (dopo un controllo è stata però lasciata libera di riprendere la sua rotta), mentre il giorno prima era toccato alla Riah degli Emirati.
Si tratta dunque di una chiara strategia per ostruire la navigazione nello stretto e ricattare la comunità internazionale. Il ministro degli Esteri di Londra ha definito l'azione «inaccettabile» e si è detto «preoccupato». Il sequestro delle navi britanniche rappresenta la sfida più grave lanciata da Teheran, dopo l'abbattimento di un drone Usa il mese scorso. Allora il presidente Trump aveva ordinato una rappresaglia, ma poi l'aveva bloccata perché secondo le stime del Pentagono avrebbe fatto almeno 150 vittime. Il capo della Casa Bianca aveva dichiarato che si sarebbe trattato di una risposta sproporzionata, dato che l'attacco al Global Hawk non aveva provocato morti.
Tra maggio e giugno, gli americani hanno denunciato almeno sei aggressioni condotte dagli iraniani nella zona dello stretto di Hormuz, prendendo di mira petroliere degli Emirati Arabi. Il 4 luglio, poi, i Royal Marines britannici hanno assalito e bloccato la Grace 1, mentre navigava davanti a Gibilterra. Questa nave della Repubblica islamica trasportava oltre un milione di litri di greggio, ed era sospettata di portarli in Siria violando le sanzioni internazionali imposte contro Assad.
Proprio ieri le autorità di Gibilterra hanno autorizzato la prosecuzione del sequestro per un mese.
II tentativo fallito
Il sospetto degli ayatollah è che questo attacco fosse stato in realtà chiesto da Washington a Londra.Il 10 luglio scorso la nave da guerra britannica Montrose è intervenuta per salvare la petroliera British Heritage, che era stata presa di mira da imbarcazioni iraniane. Questo primo tentativo di sequestro era quindi fallito, ma i pasdaran ci hanno riprovato e sono riusciti a concludere l'operazione.
Lo scopo immediato è la rappresaglia per il blocco della Grace 1 a Gibilterra, magari nella speranza di costringere Londra a uno scambio, ma autorevoli fonti britanniche lo escludono, sottolineando che c'è una grande differenza tra un'azione per garantire il rispetto di misure internazionali e un atto di pirateria.
La vicenda però si inserisce nell'escalation ormai in corso da quando gli Usa hanno abbandonato l'accordo nucleare Jcpoa, rimettendo le sanzioni. L'Iran ha ripreso ad arricchire l'uranio, puntando così a fare pressioni sugli europei, affinché tengano in vita l'intesa con un meccanismo che consenta di proseguire gli scambi commerciali. Nello stesso tempo sono venute le provocazioni dirette agli Usa, come l'attacco al Global Hawk. Giovedì il Pentagono ha risposto abbattendo un drone iraniano che volava vicino alla nave Boxer. Ieri Teheran ha smentito, dicendo che gli americani hanno colpito un loro mezzo, ma Trump ha confermato.
Negli ultimi giorni ci sono stati anche segnali concilianti. Ieri il capo della Casa Bianca ha ribadito che il suo obiettivo è rinegoziare l'accordo nucleare e ha chiesto al senatore Rand Paul di mediare. L'ex presidente Ahmadinejad ha detto al New York Times che bisognerebbe accettare di sedersi al tavolo e il ministro degli Esteri Zarif si è dichiarato disposto a farlo, a patto che prima vengano tolte le sanzioni.
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