Il Keren Hayesod, l'organizzazione israeliana che cura i rapporti con gli ebrei nel mondo, ci da una confortante notizia : l'alya' continua in modo costante nonostante la grave situazione di terrorismo che attanaglia Israele da 31 mesi e la conseguente recessione economica che, poiche' le disgrazie non vengono mai sole, rende la nostra vita ogni giorno piu' difficoltosa e deprimente.
Dall’inizio dell’anno, sono giunti in totale in Israele 4.694 nuovi immigranti; 2.403 dall’ex-Unione Sovietica ed Europa Orientale, 551 dall’Argentina, 243 dalla Francia e 753 dall’Etiopia.
Notizie del genere riempiono di orgoglio nazionale perche' non e' da tutti poter accogliere in un duro periodo di guerra degli emigranti, molti dei quali senza mezzi, e dar loro amore e dignita'.
In Israele non esistono bidonvilles, i primi caravan che ospitarono etiopi e russi, nel periodo di maggiore alya', quasi un milione di persone negli anni 90, sono scomparsi da anni, e migliaia di famiglie sono state sistemate.
Quando, aperte le frontiere dell'exURSS, arrivarono in Israele piu' di 800.000 russi si verifico' un fenomeno spontaneo di solidarieta' che ha dell'incredibile: ogni famiglia israeliana poteva "adottare" un russo e questo sentimento di fratellanza, aggiunto agli aiuti governativi, diede a tutti la piacevole sensazione che Israele fosse ancora il Paese dei Miracoli.
Quando arrivarono, tutti insieme, 28.000 etiopi con la famosa Operazione Salomone, gli israeliani adottarono anche loro e con uno sforzo titanico da parte del Governo e dell'Agenzia Ebraica, in pochi mesi furono sistemati degnamente e i loro figli furono scolarizzati.
I problemi erano tantissimi e per molti altri paesi del mondo sarebbero stati insormontabili: gli etiopi arrivavano da villaggi senza luce, acqua, scuole. La maggior parte erano analfabeti, molti ammalati di tubercolosi da denutrizione e assolutamente tutti hanno fatto un salto epocale pari a centinaia d'anni: dal tucul africano alla citta' , dalla cultura tribale alla globalizzazione, dalla candela alle luci al neon, dall'analfabetismo all'universita'.
L'Operazione Salomone e' stata una vera e propria epopea nella storia di Israele, ottenuta grazie all'efficienza delle istituzioni e alla solidarieta' della popolazione.
Il progetto dell'Agenzia Ebraica "La Prima casa in Patria"
inserisce nei vari kibbuzim i nuovi immigrati, li prepara professionalmente, li aiuta ad integrarsi e a dare un contributo al paese. Ogni Ole' (nuovo immigrante) e' affidato a un volontario che diventa la sua famiglia, suo fratello, il suo angelo custode.
Incominciare una nuova vita in un kibbuz e' senz'altro il modo migliore, il piu' facile e umano per integrarsi senza traumi e senza paure, prova ne e' che le famiglie di rifugiati kossovari che Israele aveva ospitato durante la guerra in ex Jugoslavia e sistemato in vari kibbuzim del nord, sono ancora qui e, pur essendo musulmani e non avendo nessun legame ideologico e culturale con questo Paese, non se ne vogliono andare, rifiutano di tornare in Kossovo e molti tra essi hanno chiesto e ottenuto la cittadinanza israeliana.
Israele quindi nonostante la demonizzazione che continua a tener banco in Europa, nonostante la guerra e la crisi economica, nonostante la disperazione di una situazione che pare senza uscita, e' un grande paese dove ancora impera l'animo ebraico che ha permesso agli ebrei di sopravvivere durante i secoli : solidarieta', giustizia e speranza.