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Sulla follia ebraica “...l’ebreo è davvero pazzo o, come qualsiasi altro essere umano, è ben al di là di ogni comprensione?" Jacques Fux, autore brasiliano laureato in matematica, informatica e letteratura comparata, approda in Italia con un libro edito da Giuntina intitolato “Sulla follia ebraica”, vincitore del premio letterario Città di Manaus. Con uno stile asciutto, venato di malinconico umorismo l’autore scava nei meandri della follia ebraica per raccontare, attraverso le esistenze di ebrei famosi, che hanno oscillato fra follia e genialità, una lunga storia di pregiudizi che dal Medioevo si è estesa trovando terreno fertile fino ai giorni nostri. In questa brillante carrellata di ebrei illustri Jacques Fux ripercorre, in parte romanzandola, la biografia di personaggi realmente esistiti e affronta nel contempo le teorie pseudoscientifiche e antisemite dominanti nei primi anni del Novecento sulla base delle quali la follia e le sue manifestazioni sarebbero riscontrabili con più frequenza fra gli ebrei rispetto ad altri popoli. Con sensibilità e ironia l’autore passa al setaccio la vita, le paure e gli scritti di nove personaggi: da Sarah Kofman, studiosa di Freud e di Nietzsche, morta suicida per l’incapacità di fare i conti con le ferite della Shoah a Otto Weininger, omosessuale consumato dall’odio per se stesso; da Daniel Burros, appassionato di Torah che diventa uno dei più fanatici neonazisti statunitensi a Bobby Fisher campione di scacchi che si trasforma in un fanatico antisemita che vuole distruggere gli Stati Uniti e muore dimenticato e detestato nel 2008; dal matematico russo Grjgorij Perelman, eremita dei numeri a Ron Jeremy, eccentrica pornostar che non è mai riuscita a realizzare il sogno di diventare un grande attore. L’ebraicità e la follia sono gli elementi che accomunano la vita di questi personaggi e che l’autore mette in luce insieme all’ incapacità di ciascuno di loro di trovare pace in se stessi e un equilibrio nel mondo. Un’esistenza da alienati che in parte ha le sue radici nel pregiudizio e nel disprezzo antisemita subiti in quanto ebrei e in parte in una infanzia anaffettiva (riscontrabile quasi in tutti) e spesso priva di solidi riferimenti genitoriali. Il risultato è una lotta costante per contrastare un destino che sentono avverso e al quale si oppongono con ogni mezzo. Sono figure che affascinano e nello stesso tempo sconcertano perché Jacques Fux invita il suo lettore a individuare nei loro percorsi di vita la possibilità che un pizzico di follia alberghi anche in ciascuno di noi allontanandoci, magari solo per un attimo, dal binario della normalità. Lo sguardo apparentemente distaccato che Fux rivolge ai protagonisti di queste storie si spiega nell’ultimo capitolo del libro in cui l’autore entra in scena e “….finalmente capisce che non c’è nessuna follia in lui né nei suoi personaggi. Che convivono tutti nell’essere umano. Tutti espressione di un’unica creazione. Allora accetta il dolore e capisce umilmente tutti i presunti pazzi, suicidi ed ebrei”. “Sulla follia ebraica” è un libro che non si può definire saggio o romanzo ma una perfetta amalgama di questi generi in cui l’autore riflette in modo originale sui pregiudizi antigiudaici raccontando, attraverso l’immagine dell’”ebreo folle”, una storia diversa “che non vuole essere solo una critica all’inconsistenza di false teorie, ma che vuole scontrarsi anche con la solitudine, la violenza e l’odio di sé”.
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