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Zvi Mazel/Michelle Mazel
Diplomazia/Europa e medioriente
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La prossima scommessa del presidente Sisi 19/07/2019

La prossima scommessa del presidente Sisi
Analisi di Zvi Mazel

(Traduzione di Angelo Pezzana)

https://www.jpost.com/Opinion/President-Sisis-next-gamble-596120

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Benjamin Netanyhau con Al Sisi

Il 9 luglio 2019, l'Egitto ha posto fine a tutti i sussidi petroliferi. Il prezzo del gas è aumentato dal 18 al 30% a seconda del tipo, ma le strade egiziane sono rimaste silenziose. Il presidente Sisi ha appena compiuto la riforma radicale che aveva promesso quando venne eletto nel 2014. Questo importante passo è stato inserito nel bilancio nazionale per l'anno 2019/2020 a partire dal 1 ° luglio per 95,9 miliardi di dollari. D'ora in poi, secondo un comunicato ufficiale pubblicato il 6 luglio, il prezzo rifletterà i costi di produzione. All'inizio del prossimo anno il governo implementerebbe un nuovo sistema automatico che aumenta o abbassa i prezzi ogni tre mesi in base alle fluttuazioni dei prezzi internazionali del petrolio. Un'eccezione è stata fatta per le bombole di gas utilizzate per uso domestico e per il riscaldamento: l'aumento del prezzo del 30% non copre i costi ma il governo continuerà a sovvenzionare questa esigenza sociale. Il trasporto pubblico è stato direttamente influenzato dalle riforme e le tariffe dovrebbero aumentare del 10-15% in base alle esigenze delle regioni. I governatori provinciali sono stati incaricati dal Ministero degli Interni di rendere pubblici i nuovi prezzi e di trattare duramente i tentativi di frode. Si prevede che anche i prodotti industriali e agricoli subiranno un impatto in linea con la quantità di petrolio coinvolto nella produzione, anche se il ministero delle forniture si è affrettato a dichiarare che non ci sarebbe stato alcun aumento del prezzo del pane.

Le sovvenzioni petrolifere per 17 miliardi di dollari hanno rappresentato il 21% del budget 2012/2013, causando un intollerabile sforzo per l'economia della nazione, già in disfacimento dopo la cacciata di Mubarak e incapacità del supremo comitato militare che aveva preso il potere. I predecessori di Sisi, a cominciare da Abdel Nasser, avevano trovato le sovvenzioni uno strumento utile per contenere il costo della vita, limitando così l'opposizione popolare al regime e garantendo la pace sociale. Mentre i paesi occidentali stavano attuando politiche ed economie più liberali, le dittature del Medio Oriente, e in particolare l'Egitto, rafforzarono il loro potere a danno dello sviluppo. Ciò malgrado, hanno dovuto aumentare i sussidi per tenere il passo con la crescita della popolazione e minimizzare come meglio potevano il confronto con il crescente tenore di vita in Occidente. Il presidente Sadat tentò nel 1977 di porre fine a questa politica dannosa. Aumentò il prezzo del pane, che in Egitto è la voce più importante fra i prodotti alimentari, ma ha dovuto fare marcia indietro quando le proteste violente hanno minacciato di rovesciare il regime. Anche i tentativi di Mubarak di affrontare il problema sono falliti. Abdel Fattah al Sisi aveva solennemente promesso nella sua campagna elettorale di riformare l'economia per fermare il collasso del paese sprofondato nella povertà e nell'anarchia. Mentre lanciava i suoi mega progetti nei settori delle infrastrutture, dei trasporti e dell'agricoltura, rivolse la sua attenzione al peso delle sovvenzioni che gli impedivano di rilocare fondi ingenti a progetti produttivi e di migliorare l'istruzione e il benessere. Ha iniziato nel 2014 a creare dei sussidi - sapendo che stava mettendo a repentaglio la sua presidenza - e ideare mezzi per garantire che i beni sovvenzionati fossero disponibili solo a chi ne aveva bisogno. Fornì loro delle carte annonarie e stabilì quali industrie avessero ancora bisogno di aiuto per poter far fronte ai prezzi di mercato. I suoi sforzi furono visti con scetticismo dai media internazionali; li si giudicava destinati a fallire, il popolo si sarebbe ribellato contro i maggiori costi della benzina, dei trasporti, dell'elettricità e dei beni industriali. Sono stati smentiti. Il paese è rimasto calmo. Gli egiziani, a quanto pare, hanno capito che non c'era altro scelta e si sono mostrati disposti ad accettare le misure adottate, forse confidando che il loro presidente avrebbe messo il paese sulla via dello sviluppo e del progresso. Questo primo successo ha portato Sisi a rivolgersi al Fondo monetario internazionale per l’ assistenza nella pianificazione e nell'attuazione delle necessarie riforme. Accettando, il Fondo ha dimostrato effettivamente che stava dando il proprio sostegno morale ed economico al piano. Con la propria adesione, invitava la comunità internazionale ad avere fiducia nell’ Egitto e che doveva aiutare lo sviluppo dell'economia aperta agli investimenti stranieri. Il presidente Mubarak aveva tentato un approccio simile, ma si è tirato indietro per paura che i passi necessari portassero a un'ondata di proteste, "insultando l'orgoglio nazionale".

Nel novembre 2016 è stato firmato un accordo tra il Fondo monetario internazionale e l'Egitto che prevede un prestito di 12 miliardi di dollari da erogare in cinque fasi nel corso di tre anni, ciascuna delle quali subordinata al controllo con una serie di condizioni. Le riforme attuate finora, con la soddisfazione dell’Egitto, includono la fluttuazione della sterlina egiziana, l'introduzione dell’IVA e la graduale eliminazione dei sussidi energetici, nonché l'approvazione della legislazione per proteggere le parti più deboli della società e la liberalizzazione delle norme in materia di commercio e finanza. Ciò ha comportato un significativo aumento dei prezzi del 30%, limitando fortemente il potere d'acquisto degli egiziani, ma ancora una volta non ci sono state proteste. In un anno e mezzo la crescita annuale ha raggiunto il 4%, quindi il 5% e il nuovo budget ha come obiettivo il 6%, con una previsione del 6,5 - 7% per gli anni successivi. L'inflazione è scesa al 13% e il dollaro, una volta scambiato a 18 sterline egiziane è ora a 16.50. La disoccupazione è passata dal 15% all'11%. Gli investimenti esteri sono in aumento, anche se lontani dal livello programmato. Tutti questi indicatori mostrano che le riforme stanno funzionando. Perché il processo continui, il governo dovrà continuare ad aderire alla road map adottata in accordo con il Fondo monetario internazionale e non cedere sugli interessi acquisiti. Detto questo, l'Egitto ha una popolazione di oltre cento milioni, la metà dei quali è al di sotto della soglia di povertà, due dollari al giorno secondo le Nazioni Unite. Il tasso di natalità rimane drammaticamente alto, con due milioni di nuove bocche da sfamare ogni anno e l'analfabetismo ancora al 20%. Mancano i lavoratori qualificati. L'insurrezione del Sinai non è stata eliminata e la minaccia del terrorismo rimane alta. Il presidente egiziano per superare questi fattori negativi, dovrà approvare misure restrittive. Ma, come si suol dire, niente ha successo come il successo.


Zvi Mazel è stato ambasciatore in Svezia dal 2002 al 2004. Dal 1989 al1992 è stato ambasciatore d’Israele in Romania e dal 1996 al 2001 in Egitto. È stato anche al Ministero degli Esteri israeliano vice Direttore Generale per gli Affari Africani e Direttore della Divisione Est Europea e Capo del Dipartimento Nord Africano e Egiziano. E' ricercatore senior presso il Jerusalem Center for Public Affairs. La analisi di Zvi Mazel sono pubblicate in esclusiva in italiano su Informazione Corretta


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