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Deborah Fait
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Lo splendore di Israele 06-05-03
Sul canale cultural/politico della televisione israeliana scorrono sullo schermo i nomi dei caduti nelle guerre di Israele e a causa del terrorismo, uno dopo l'altro al suono delle nostre musiche cosi' tristi e cosi' belle. Solo i nomi, l'anno della morte e, vicino, il disegno di un fiore.

Ventiduemila nomi che leggeremo, anno dopo anno, lacrima dopo lacrima, per 30 lunghe ore.



Suona la sirena, tutti fermi a ricordare, molti a piangere e alla semplice e scarna cerimonia al Muro del Pianto il Presidente Kazav accompagna la moglie e il bambino di Yossi Korakin ad accendere la fiaccola che brucera' fino al prossimo anno.

Yossi Korakin e' stato ammazzato nel 1997 in Libano, aveva 31 anni e il suo bambino aveva quattro mesi.

Oggi quel bambino di sei anni, con un lieve sorriso imbarazzato, ha avvicinato la torcia al braciere per onorare il suo papa' mai conosciuto.

"Riposate in pace , figlie e figli di Israele" ha gridato il Rabbino militare recitando il Kaddish e fino a domani sera alle otto ci sara' il pellegrinaggio nei cimiteri per portare lacrime e fiori sulle tombe.



Alla fine della Giornata del Ricordo dei Caduti, asciugandoci le lacrime, incominceremo a festeggiare la Giornata dell'Indipendenza, Yom Ha Azmauth, per cui i nostri ventiduemila hanno combattuto e sono morti.

Non e' un caso che la festa esploda in tutta la sua gioia liberatrice nello stesso momento in cui si conclude la giornata di Dolore: e' il destino del popolo ebraico, piangere e gioire. Grandi dolori e grandi gioie, Auschwitz e Israele, morte e Israele. Vita e Israele. Vita....Israele ...

Ventiduemila morti per poter essere qui, anno dopo anno, a celebrare Israele e la Vita.

Il 14 maggio del 1948 David Ben Gurion conclude la lettura della Dichiarazione di Indipendenza con queste parole:



"Tendiamo una mano di pace e di buon vicinato a tutti gli Stati vicini e ai loro popoli, e facciamo loro appello affinché stabiliscano legami di collaborazione e di aiuto reciproco col sovrano popolo ebraico stabilito nella sua terra. Lo Stato d'Israele è pronto a compiere la sua parte in uno sforzo comune per il progresso del Medio Oriente intero.

Facciamo appello al popolo ebraico dovunque nella Diaspora affinché si raccolga intorno alla comunità ebraica di Eretz Israel e la sostenga nello sforzo dell'immigrazione e della costruzione e la assista nella grande impresa per la realizzazione dell'antica aspirazione: la redenzione di Israele.



Confidando nell'Onnipotente, noi firmiamo questa Dichiarazione in questa sessione del Consiglio di Stato provvisorio, sul suolo della patria, nella città' di Tel Aviv, oggi, vigilia di sabato 5 Iyar 5708, 14 maggio 1948."



Sei ore dopo Israele sara' invaso dagli eserciti di 5 paesi arabi che , secondo un discorso fatto il 15 maggio del 1948 da Azzam Pascia', Segretario Generale della Lega Araba, dovevano "iniziare una guerra di sterminio e di massacro della quale si parlera' come dei massacri dei Mogoli e delle Crociate".



Sei ore dopo e oggi, cinquantacinque anni dopo, esistono ancora arabi che dicono come aveva fatto Yasser Arafat nel 1975:



"Il nostro obiettivo e' la distruzione di Israele. Non ci puo' essere ne' compromesso ne' moderazione. Noi non vogliamo la pace, vogliamo guerra e vittoria. La pace, per noi, significa la distruzione di Israele e nient'altro"



Nonostante queste premesse la popolazione di Israele e' cresciuta di otto volte da quel lontano 1948, tre milioni di persone sono immigrate da tutto il mondo, e' stata liberata Gerusalemme dall'occupazione giordana e Israele e' tra i primi paesi al mondo nella ricerca scientifica, nella tecnologia e nello sviluppo socioeconomico.



Cinquantacinque anni gloriosi macchiati di sangue.



Tel Aviv, la grande arancia, come la chiamiamo noi israeliani, e' la citta' che non dorme mai, la citta' del divertimento, della vita notturna, dei cinema e teatri. Tel Aviv, la collina della Primavera, e' la citta' piu' israeliana, e' scanzonata, allegra, dura e profumata, laica e profana, religiosa nel dolore di tanti attentati.



Gerusalemme, la Capitale politica e spirituale del popolo ebraico, redenta nel 1967, e' invece la magia, il sogno, e' il luogo dove si e' travolti dall'emozione e dall'incanto provocati da un' energia particolare che si respira nell'aria.



A Gerusalemme chiunque si sente vicino al Mistero dell'Eternita', si appoggiano le mani sulle pietre lisce e calde del Muro del Pianto, antiche di millenni e, ascoltando i fedeli piangere lacrime vere per la distruzione del Tempio, si entra quasi in uno stato di estasi e di dolore da cui non tutti riescono ad uscire se non con un grande sforzo di volonta'. Chi non ci riesce finisce in stato confusionale all'ospedale in preda alla famosa Sindrome.



Alle otto in punto, sul Monte Herzel, davanti al Mausoleo di Theodor Herzl, il padre del sionismo, avranno inizio i festeggiamenti per la Giornata dell'Indipendenza: balli e canti, colori e fuochi d'artificio fino al finale intenso e commovente dell'Inno Nazionale.



Durante la cerimonia, presenti le massime Autorita' dello Stato, quindici rappresentanti dell'eterogenea societa' israeliana racconteranno brevemente la loro storia e, accendendo una fiaccola ciascuno, esprimeranno il loro amore per questo Paese esclamando a voce altissima e con infinito orgoglio, tremando per l'emozione:



"PER LO SPLENDORE DI ISRAELE"



"LE TIF'ERET MEDINAT ISRAEL"



Deborah Fait


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