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La Stampa Rassegna Stampa
19.07.2019 Golfo persico: l'Iran sequestra una petroliera degli Emirati, cresce ancora la tensione
Cronaca di Paolo Mastrolilli, il titolo disinformante del Manifesto

Testata: La Stampa
Data: 19 luglio 2019
Pagina: 9
Autore: Paolo Mastrolilli
Titolo: «Sequestrata dai Pasdaran la petroliera degli Emirati»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 19/07/2019, a pag.9 con il titolo "Sequestrata dai Pasdaran la petroliera degli Emirati" il commento di Paolo Mastrollilli.

Il MANIFESTO, a pag. 8, titola "Teheran confisca un cargo: 'Vendeva petrolio a stranieri' ". La nave emiratina non è stata "confiscata" ma sequestrata dall'Iran. La scelta del primo termine è però utile al Manifesto per ridurre la portata dell'azione - di aperta ostilità - da parte del regime di Teheran, che il quotidiano comunista difende a oltranza.

Ecco l'articolo:

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Paolo Mastrolilli

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La nave sequestrata

Da una parte l'Iran annuncia di aver sequestrato una petroliera straniera, che faceva contrabbando di greggio, alzando la tensione nello stretto di Hormuz; dall'altra si moltiplicano le iniziative diplomatiche per cercare di trovare una soluzione alla crisi, tra cui la telefonata di ieri tra il presidente Rohani e il collega francese Macron, l'intervista rilasciata alla «Nbc» dal ministro degli Esteri Zarif, e le dichiarazioni dello stesso capo della Casa Bianca Trump, che ha ribadito di voler migliorare l'accordo nucleare e non favorire un cambio di regime.
La Guardia rivoluzionaria ha detto di aver sequestrato una petroliera straniera con 12 membri di equipaggio, vicino all'isola di Larak, accusandola di contrabbandare un milione di litri di greggio. La nave non è stata identificata, ma le immagini mostrate dalla tv di stato sembrano confermare che si tratta della MT Riah, unità degli Emirati Arabi Uniti che batte bandiera panamense ed era scomparsa domenica vicino all'isola Qeshm. L'episodio si inquadra nella disputa relativa alla libertà di navigazione nello stretto, che Teheran rivendica di poter bloccare quando vuole, e segue gli attacchi dei giorni scorsi contro altre due petroliere. Il 4 luglio poi i Royal Marines britannici avevano bloccato davanti a Gibilterra una petroliera iraniana, accusata di violare le sanzioni contro la Siria. Londra ha detto di essere disposta a riconsegnare questa nave, se la Repubblica islamica si impegnerà a non usarla più per aggirare le misure imposte contro il regime di Assad. Il capo del Central Command americano, Kenneth McKenzie, è intervenuto nella disputa dicendo che le sue forze sono pronte a garantire la libertà di navigazione nello stretto, essenziale per le forniture petrolifere di molti paesi. Trump ieri ha anche confermato che la Uss Boxer ha distrutto un drone iraniano che si era avvicinato troppo all'imbarcazione statunitense. Il sequestro della Riah si somma al superamento dei limiti imposti dall'accordo nucleare Jcpoa per l'arricchimento dell'uranio, nell'ambito delle pressioni che Teheran sta facendo sulla comunità internazionale affinché contrasti le sanzioni imposte dagli Usa e rispetti gli impegni presi con quell'intesa. In sostanza l'Iran minaccia di continuare ad aumentare l'arricchimento, fino a quando non potrà tornare ad esportare tutto il petrolio che vuole. Il presidente Rohani ne ha parlato con Macron, ed entrambi hanno ribadito la volontà di tenere in piedi il Jcpoa. La Russia ha dato un segnale di collaborazione, dicendosi pronta a partecipare al meccanismo Instex, pensato dagli europei per continuare gli scambi commerciali con Teheran aggirando le sanzioni americane. Al momento in sostanza nessuno sembra pronto ad innescare il meccanismo per giudicare Teheran in violazione dell'accordo e ristabilire le sanzioni. Trump ha detto ieri che il suo obiettivo non è il cambio di regime, ma la ripresa del negoziato per superare il Jcpoa. Zarif gli ha risposto che l'Iran è pronto a discutere, ma solo dopo la cancellazione della nuove sanzioni, perché sono stati gli americani a lasciare il tavolo. Se poi vogliono trattare sul programma missilistico convenzionale, gli Usa devono smettere le loro forniture di armi nella regione.

 

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