Riprendiamo da FAMIGLIA CRISTIANA di oggi, 18/07/2019, a pag. 60, con il titolo "Così Pacelli aiutò l'amico di infanzia ebreo" l'articolo di Matilde Amorosi.
Famiglia Cristiana cerca di ripulire l'immagine di Papa Pacelli indagando la sua possibile amicizia, da giovane, con un ebreo. Anche assumendo che le fonti siano affidabili e la notizia veritiera, non se ne può inferire una vicinanza con gli ebrei da parte di Pacelli, che al contrario rimase in silenzio durante tutto lo svolgimento della Shoah. "Ha amici ebrei" è la frase preferita da chi vuole allontanare le accuse di antisemitismo ancora oggi. Il tentativo cattolico di riabilitare il "Papa di Hitler" è un'operazione di riscrittura della storia.
Ecco l'articolo:
Adolf Hitler, Pio XII
Dopo la decisione di papa Francesco di aprire gli archivi vaticani sul pontificato di Pio XII, una toccante storia di amicizia tra Eugenio Pacelli e il medico ebreo Guido Aronne Mendes emerge dal passato smentendo ancora una volta il presunto antisemitismo del Pontefice. La vicenda viene oggi ricostruita per la prima volta nella sua interezza, sulla base di testimonianze e documenti fotografici inediti, dal professor Livio Spinelli, storico e segretario di suor Margherita Marchione, 97 anni, autrice di molti libri su Pio XII e sua fervente "avvocata" nella causa di canonizzazione che procede molto a rilento. Soprattutto perché, proclamato Servo di Dio nel 1990 da Giovanni Paolo II e Venerabile con decreto di Benedetto XVI del 2009, Eugenio Pacelli è ancora perseguitato dal sospetto di non avere contrastato i misfatti del regime fascista. «Spero che la rivelazione dell'affetto che unì Eugenio Pacelli all'amico Guido Mendes contribuisca a cancellare certe calunnie», dice il professor Spinelli che nel suo libro Il Sionismo in Italia e nella politica estera fascista (Edizioni Pagine-Libri del Borghese) ha dedicato un capitolo all'amicizia tra i due, iniziata dall'infanzia. Lo scenario dei loro primi incontri è una ridente località marina del litorale laziale, Santa Marinella, dove le famiglie Pacelli e Mendes trascorrevano le vacanze estive nelle loro ville. Già in quel periodo di spensieratezza dedicato soprattutto ai giochi, fa notare il professor Spinelli, si scoprirono simili, nella sensibilità e nell'amore per il mare, diventando amici. E quando si ritrovarono al liceo romano Ennio Quirino Visconti, compagni di classe, rafforzarono il loro legame. «Guido apparteneva alla comunità ebraica di Roma ed Eugenio era molto interessato alla sua cultura per la straordinaria libertà di pensiero che lo rese un Papa molto moderno», racconta Livio Spinelli. «Basti pensare che fu il primo Pontefice ad autorizzare la celebrazione della Messa in Televisione in contrasto con il suo segretario Montini che diventerà poi papa con il nome di Paolo VI. Guido ed Eugenio, come testimoniano importanti membri della comunità ebraica, si frequentavano assiduamente. Una sera Pacelli condivise con i Mendes una cena dello Shabbat, discutendo informalmente di teologia e in un'altra occasione il futuro Papa chiese in prestito all'amico ebreo un # libro del rabbino Ben Herzog». Il Pontefice etichettato come antisemita, insomma, era un estimatore del mondo ebraico e rimase legato a Guido anche quando le loro strade si separarono. Eugenio iniziò gli studi ecclesiastici, mentre Mendes, dopo la laurea in Medicina, conseguita nel 1900, entrò nel corpo della Sanità dell'Esercito. Certamente i due mantennero contatti epistolari, fino al giorno in cui per Eugenio, che nel frattempo era diventato cardinale, venne il momento di aiutare l'amico fraterno. Proprio a Santa Marinella, dove Eugenio e Guido avevano vissuto giorni felici, il generale Mendes ideò il Bètar italiano, l'istituzione della Sezione Ebraica, nella vicina Scuola Marittima di Civitavecchia come sede per la formazione della futura Marina d' Israele. I primi cadetti giunsero nel 1934 e inizialmente soggiornarono a Santa Marinella, nella villa dei Mendes. Fino a una visita di Hitler a Santa Marinella nel maggio del 1938. «Da quel momento la bufera che già imperversava in Germania si abbattè anche sull'Italia, distruggendo la scuola marittima dei giovani ebrei», spiega il professor Spinelli. «E Mendes con la moglie e i due figli finì nel mirino della polizia nazista rischiando la vita. Disperato, il 23 dicembre 1938, chiese allora all'amico d'infanzia di aiutarlo a trasferirsi in Palestina dove avrebbe potuto porsi in salvo esercitando serenamente la sua professione di medico e non fu deluso. Nel gennaio 1939, il cardinale Pacelli, esponendosi in prima persona, infatti, gli procurò un passaporto diplomatico che gli consentì di rifugiarsi in Svizzera per poi trasferirsi, a Ramat Gan, un sobborgo di Tel Aviv. I due si rividero ancora dopo la guerra, quando Pio XII riabbracciò Guido durante un'udienza insieme a un gruppo di ebrei sopravvissuti all'orrore dei campi di concentramento, in nome di un legame basato anche sulla condivisione di certi valori umani e spirituali». Il professor Spinelli ha lavorato nelle sue ricerche spinto non solo dai suoi interessi di storico, ma anche da una profonda emozione. «Nel 2010 insieme a suor Marchione, che si è sempre battuta con Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e ora papa Francesco per perorare la causa della beatificazione di Pio XII, andai a Gerusalemme alla Via Crucis e a Yad Vashem dove al Museo dell'Olocausto c'è una foto di Eugenio Pacelli insieme a quelle di altri "cattivi" nemici degli ebrei», ricorda. «Suor Marchione protestò davanti a una grande folla e pregò il direttore del Museo di rimuovere quell'immagine, spesso persino oggetto di insulti: un episodio che mi fece male. Raccontando l'amicizia di Pio XII e Guido Mendes spero di aver aggiunto un tassello importante al mosaico, già ricco di prove, per riabilitare la memoria di un Pontefice dall'animo nobile e generoso, in cui non albergava certo alcuna discriminazione, ma contavano solo l'amore e il rispetto tra gli uomini, tutti uguali agli occhi di Dio».
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