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Deborah Fait
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Una Settimana di Passione in Israele. 24-04-03
E' appena trascorsa la settimana di Pesach.

Una settimana di pane azzimo, di pulizie accuratissime di tutta la casa alla ricerca anche della briciola di pane lievitato, una settimana di cibi kasher le Pesach, di storie della schiavitu', della liberazione, Mose', il seder con le erbe amare. Una settimana fatta anche di gite in campagna, di giochi con i bambini nei prati e sulle spiagge, di pic nic e di spensieratezza .

Una settimana felice e serena per quanto sia possibile in tempo di guerra e di recessione economica.

Ogni famiglia isareliana ha celebrato il suo seder, con tavole imbandite, i quattro bicchieri di vino obbligatori, la lettura della haggada' che racconta la storia della liberazione dalla schiavitu' in Egitto, la porta di casa aperta per il viandante e per il Profeta Elia.

Anche in Iraq i pochi ebrei rimasti hanno celebrato il seder, le loro tavole non erano imbandite ma non mancavano i libri e la paura era il condimento del loro povero cibo.



Adesso pero' in Israele incomincia quella che io chiamo la settimana di passione che avra' inizio martedi' prossimo con Yom HaShoa', la giornata della Memoria , proseguira' con la giornata di dolore in ricordo dei 22mila caduti nelle guerre e si concludera' con la gioia e lo sventolio delle bandiere di Yom Ha Azmauth, la festa dell'Indipendenza che trasforma il Paese in un'unica bandiera biancoazzurra.



Martedi' prossimo alle dieci del mattino il Paese si fermera' di colpo e lo strazio delle sirene ci entrara' nella carne per due eterni, lunghissimi minuti. Il traffico si blocchera' all'istante, tutti scenderanno dagli autobus, dalle automobili, ogni persona in Israele si mettera' sull'attenti, braccia lungo il corpo, testa bassa, gola chiusa e aspettera' la fine di quel grido di dolore che attraversera' tutto il Paese dall'estremo nord fino al Mar Rosso.

Non ci saremo ancora rispresi dal ricordo della Shoa' con le sue storie terribili trasmesse in TV attraverso le testimonianze dei sopravissuti che ecco arrivare il giorno delle lacrime per i nostri figli morti nelle guerre e per i nostri fratelli e sorelle scarnificati negli attentati terroristici. Ancora sirene, ancora dolore, ancora ricordo di morte e ancora i nostri bambini nelle scuole ricorderanno i loro famigliari vittime dell'odio arabo e i loro nonni vittime dell'odio europeo.

Alla fine di questa settimana pero' gli ebrei faranno quello che da millenni sono capaci di fare : asciugheranno le loro lacrime, solleveranno la testa con orgoglio.

Finalmente guarderanno quelle bandiere biancoazzurre alte nel vento, quelle bandiere che sono il simbolo del nostro Paese.

E forse nel cuore di tanti di noi israeliani risuonera' il grido che conclude il seder di Pesach, quel grido che riassume la speranza nella liberta' di un intero popolo, quel grido che ogni ebreo del mondo ha urlato o sussurrato per due millenni di esilio:

LE SHANA' ABBAA' BE YERUSHALAIM

L'ANNO PROSSIMO A GERUSALEMME.


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