Da Domenica Arafat e Abu Mazen non si parlano, il Primo Ministro palestinese ha rassegnato le dimissioni ma non ha ancora consegnato la lettera, Mubarak manda oggi a Ramallah Omar Suleiman, capo dell'intelligence egiziana per convincere il raiss palestinese a ragionare.
Chissa', forse gli dira' "Arafat prova a pensare, potrebbe essere per te una nuova esperienza!"
Mubarak ci prova.
Moratinos telefona giorno e notte ad Arafat, sono amici, grandi amici, direi amici fraterni, direi di piu', sono quasi complici. Moratinos e Solana hanno sempre protetto il presidente palestinese, sono sempre andati a trovarlo al Mukata di Ramallah, hanno incoraggiato i pellegrinaggi di sottomissione europea ai suoi desideri, prepotenze e menzogne, non hanno mai dato ascolto agli appelli israeliani di lasciar perdere, di non dare ulteriore forza al dittatore.
Il risultato della sottomissione europea alla dittatura palestinese e' sotto gli occhi di tutti: Arafat non molla il potere, da un anno si parla di riforme all'interno dell'ANP ma si e' visto niente di notevole, tutto e' rimasto invariato, non si muove foglia che il tiranno non voglia, il terrorismo non e' debellato, ogni giorno Israele arresta terroristi suicidi pieni di esplosivo.
Arafat non vuole dividere il potere con chi gli e' stato imposto dalla comunita' internazionale, col Primo Ministro appena inventato, Abu Mazen. Forse sperava di accontentare tutti e di continuare a comandare. Sperava di aver preso in giro per l'ennesima volta il mondo intero ma non appena Abu Mazen ha incominciato a fare il primo ministro e gli ha presentato una lista di uomini nuovi per creare un governo ecco che Arafat si e' reso conto di aver fatto male i suoi calcoli e che la fine miseranda del suo protettore iracheno lo stava mettendo colle spalle al muro.