Chi difende a tutti i costi l'accordo sul nucleare con l'Iran? Ecco la posizione dei giornali cattolici
Testata:Avvenire - L'Osservatore Romano Autore: Luca Miele Titolo: «L'Iran chiama la Ue per salvare l'intesa - L'Iran auspica la ripresa del dialogo»
Riprendiamo oggi, 16/07/2019, a pag. 16, da AVVENIRE, con il titolo "L'Iran chiama la Ue per salvare l'intesa", il commento di Luca Miele; dall' OSSERVATORE ROMANO, a pag. 2, la breve "L'Iran auspica la ripresa del dialogo".
Avvenire e OR pubblicano oggi due pezzi molto simili in cui si schierano a favore della conservazione dell'accordo con la teocrazia iraniana voluto nel 2015 da Obama e dall'Europa. Di conseguenza i giornali cattolici sposano la causa degli ayatollah, prendendo per buone le dichiarazioni ufficiali del regime e chiudendo gli occhi di fronte alle evidenti violazioni dell'accordo da parte dello stesso Iran.
Ecco gli articoli:
AVVENIRE - Luca Miele: "L'Iran chiama la Ue per salvare l'intesa"
E’ un "gioco" continuo e a tratti vorticoso di aperture e chiusure, di mano tese e minacce, quello che ha al centro l'Iran. E il dossier, sempre più scottante, del nucleare. Teheran sta cercando di uscire dall'angolo. Domenica era spettato al presidente Hassan Rohani aprire alla possibilità di una ripresa del dialogo con gli Usa. «Abbiamo sempre creduto nei colloqui. Se gli Usa sollevassero le sanzioni, ponessero fine alla pressione economica e tornassero a tavolo delle trattative, saremmo pronti a riprendere i colloqui. Ora e ovunque». Idea subito respinta dall'Amministrazione a stelle e strisce. Ieri, invece, è toccato al ministro degli Esteri iraniano, Mohammad Javad Zarif alzare di nuovo la voce. Destinataria del pressing è l'Europa, "colpevole" per il capo della diplomazia iraniana di inazione: «Nonostante le affermazioni degli europei sui tentativi di salvare l'accordo nucleare, l'Iran non ha finora visto alcuna mossa da parte loro e dovrebbero investire nell'accordo per raggiungere questo obiettivo». Teheran, dall'inizio della crisi, cerca di inserire un cuneo tra gli Usa e l'Europa. Nella speranza di rompere il proprio isolamento. Francia, Germania e Gran Bretagna, devono «prendere decisioni pratiche, efficaci e responsabili». Teheran definisce quindi come «irrealistica qualsiasi aspettativa che l'Iran ritorni alle condizioni precedenti all'8 maggio 2019», quando ha annunciato l'inizio della riduzione dei suoi obblighi sul nucleare, «senza prove di alcuna volontà politica o capacità pratica delle parti europee« di rispettare pienamente l'intesa, contrastando gli effetti delle sanzioni americane. «Se gli europei e gli americani non vogliono agire nel rispetto dei loro impegni, anche noi, riducendo i nostri impegni, contrabilanceremo e torneremo alla situazione di quattro anni fa», ha dichiarato a sua volta Behrouz Kamalvandi, portavoce dell'Organizzazione iraniana dell'energia atomica. Zarif ha fatto questa osservazione parlando all'Irna, all'arrivo a New York per partecipare all'annuale Forum politico ad alto livello sullo sviluppo sostenibile del Consiglio economico e sociale delle Nazioni Unite (Ecosoc). La missione di Zarif rischia, essa stessa, di trasformarsi in un caso diplomatico. E di avvelenare, ancora di più gli animi. Washington ha concesso un visto al ministro degli Esteri iraniano per potersi recare a New York e prendere parte alla riunione del Consiglio economico e sociale delle Nazioni Unite, ma i suoi movimenti sono stati sensibilmente limitati. Ad annunciarlo il segretario di Stato americano, Mike Pompeo: «I diplomatici statunitensi non vagano per Teheran, quindi non vediamo alcuna ragione per cui i diplomatici iraniani possano vagare liberamente a New York». E l'Europa?Al suo arrivo al Consiglio Ue, il ministro degli Esteri britannico Jeremy Hunt ha usato toni ambivalenti: «L'accordo sul nucleare» iraniano «non è morto. C'è ancora una piccola finestra per mantenere viva l'intesa» ma si sta chiudendo». «L'Iran è ancora a un annodi distanza dallo sviluppo di una bomba nucleare», ha aggiunto. Da parte sua il ministro degli Affari europei tedesco Michael Roth ha ribadito che «la rottura dell'accordo sul nucleare è assolutamente inaccettabile. Come europei dobbiamo essere uniti e parlare con una voce sola. E importante mantenere aperto il dialogo con l'Iran, contribuire ad allentare la tensione, e fare in modo che la regione non sia ulteriormente destabilizzata». La tensione è destinata a restare alta. Le autorità di Teheran hanno arrestato una ricercatrice franco-iraniana, Fariba Adelkhah, ma non hanno fornito «informazioni soddisfacenti «sul suo status». Altra benzina sul fuoco.
L'OSSERVATORE ROMANO: "L'Iran auspica la ripresa del dialogo"
Il presidente iraniano, Hassan Rohani, ha detto ieri che Teheran è pronta a riprendere il dialogo con gli Stati Uniti. Ma ad alcune condizioni. L'Iran, ha precisato Rohani, è pronto a sedersi al tavolo delle trattative se Washington accetta di rientrare nell'accordo sul nucleare Jcpoa del 2015, da cui è uscita nel maggio dello scorso anno, e cancella le sanzioni economiche. In un discorso tenuto a Shirvan, nella provincia del Khorasan Settentrionale, Rohani ha affermato che la politica di «massima pressione» imposta dall'Amministrazione di Donald Trump alla Repubblica islamica «è fallita», e ha difeso l'operato del proprio Governo di fronte ad alcune critiche interne. Allo stesso tempo, il presidente iraniano ha sottolineato che Teheran «ha sempre creduto nel dialogo». Perciò, ha aggiunto, «se tolgono le sanzioni, mettono fine alle pressioni economiche e ritornano all'accordo sul nucleare, siamo pronti ad avere colloqui». E un forte appello a «fermare le tensioni e a riprendere il dialogo» è stato lanciato da Francia, Germania e Regno Unito, i tre firmatari europei dell'accordo del 2015. «Siamo preoccupati per il rischio che il Jcpoa si disfi, sotto la pressione delle sanzioni imposte dagli Stati Uniti e in seguito alla decisione dell'Iran di non applicare più diverse disposizioni centrali dell'accordo», si legge in una nota congiunta diffusa dall'Eliseo. Inoltre, prosegue il comunicato, Parigi, Berlino e Londra sono «profondamente scosse dagli attacchi a cui abbiamo assistito nel Golfo e altrove, come anche dal deteriorarsi della sicurezza nella regione». «Riteniamo che sia giunto il tempo di agire in modo responsabile e di cercare i mezzi per fermare l'escalation delle tensioni e riprendere il dialogo», conclude la nota. Immediata la replica iraniana. «Nonostante le affermazioni degli europei sui tentativi di salvare l'accordo nucleare, l'Iran non ha finora visto alcuna mossa da parte loro che dovrebbero invece investire nell'accordo per raggiungere questo obiettivo», ha fatto sapere il ministro degli Esteri iraniano, Mohammad Javad Zarif. «C'è una grande differenza tra esprimere la volontà e investire», ha precisato il ministro degli Esteri. L'Iran ha annunciato di non rispettare gli impegni presi sul suo programma nucleare se gli altri firmatari dell'accordo (Regno Unito, Germania e Francia, oltre a Cina e Russia), non si impegneranno per aggirare le sanzioni americane. Una settimana fa, l'Iran ha innalzato l'arricchimento dell'uranio dal 3,76 per cento al 4,5 per cento, superando il limite previsto dall'intesa sul nucleare siglata quattro anni fa. Il titolare della diplomazia di Teheran si trova a New York, dove mercoledì è in programma l'annuale Forum politico ad alto livello sullo sviluppo sostenibile dell'Ecosoc, il Consiglio economico e sociale dell'Onu. A riguardo, l'agenzia di stampa iraniana Irna ha confermato che Zarif non ha in programma incontri con funzionari dell'Amministrazione statunitense. Tuttavia, secondo fonti di stampa, il ministro degli Esteri starebbe preparando il terreno per eventuali incontri con emissari di Washington a margine dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite, in programma a settembre.
Per inviare la propria opinione, telefonare: Avvenire: 02/ 6780510 L'Osservatore Romano 06/ 69883461 oppure cliccare sulle e-mail sottostanti