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La Stampa Rassegna Stampa
14.07.2019 'Apostati e infedeli': in Somalia strage islamista
Cronaca di Giordano Stabile

Testata: La Stampa
Data: 14 luglio 2019
Pagina: 8
Autore: Giordano Stabile
Titolo: «Attacco jihadista a Kismayo, strage di stranieri in hotel»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 14/07/2019 a pag.8 con il titolo "Attacco jihadista a Kismayo, strage di stranieri in hotel" la cronaca di Giordano Stabile

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Giordano Stabile        La strage all'hotel

Quattordici ore di battaglia, 26 persone uccise, compresi un politico di primo piano, stranieri e giornalisti. Gli Shabaab hanno seminato il terrore a Kismayo, un porto nella Somalia meridionale che avevano «governato» fra il 2011 e il 2012 e da dove era stati espulsi si sperava per sempre. Fino alla tarda serata di venerdì, quando un commando di quattro jihadisti è andato all’assalto dell’hotel Medina, nel centro della città, frequentato da funzionari governativi ed espatriati. Un bersaglio ideale per punire «apostati e infedeli». Il commando ha applicato la stessa tattica usata dozzine di volte nella capitale Mogadiscio. Un’auto kamikaze, imbottita di esplosivo, è stata fatta saltare davanti all’ingresso, al check-point delle forze di sicurezza. Poi gli altri tre terroristi si sono fatti strada verso l’interno a colpi di kalashnikov, e si sono asserragliati ai piani alti dell’albergo. L’obiettivo degli Shabaab era una riunione fra gli anziani ed eletti locali, in vista del prossimo voto regionale nello Jubbaland. Sono stati massacrati, e fra loro anche un candidato alla presidenza, Mohamed Shuuriye, come ha rivelato l’attuale presidente Ahmed Mohamed Madobe. È cominciato un lungo assedio. I jihadisti sono stati stanati e abbattuti «stanza per stanza», ha raccontato un ufficiale di polizia, colonnello Abdiqadir Nur. In tarda mattinata era tutto finito, ma la carneficina era ormai compiuta. È cominciata la conta delle vittime, la ricerca fra le macerie. Il presidente regionale Madobe ha confermato che fra i morti ci sono «tre kenyoti, un britannico, due americani, due tanzaniani». E poi altre personalità, come la giornalista somalo-canadese Hodan Nalayah, il reporter televisivo Mohamed Sahal Omar, il direttore della Ong Sado, Abdullahi Isse Abdulle. I feriti sono almeno 56, alcuni gravi. «Abbiamo il cuore spezzato – ha detto un altro ministro del governo regionale – ma siamo determinati a fare giustizia». Non sarà semplice. I responsabili, gli Shabaab, gruppo jihadista legato ad Al Qaeda, hanno rivendicato di aver colpito «apostati e stranieri». Kismayo era un centro per loro importante, finché l’hanno tenuto, un porto fonte di incassi per i traffici di materie prime e armi. Tra il 2010 i terroristi si erano impadroniti di mezza Somalia, da Mogadiscio al confine con il Kenya. L’intervento dell’Onu e dell’Unione Africana li ha espulsi dalle principali città, ma nel retroterra restano padroni, nonostante i raid americani che ne decapitano periodicamente la leadership, a cominciare da Ahmed Abdi Godane, eliminato nel settembre del 2014 e Ali Mohamed Hussein, ucciso nel luglio del 2017. Il gruppo colpisce anche in Kenya e conta, secondo il Center for Strategic and International Studies, fra i 3 e i 7 mila combattenti. Il che pone la Somalia al sesto posto per numero di jihadisti, dopo Siria, Afghanistan, Pakistan, Iraq e Nigeria.

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