Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 11/07/2019, a pag. 10 con il titolo "Attaccato da Trump e scaricato da Johnson Darroch si dimette", il commento di Alessandra Rizzo.
Non è la prima volta che Alessandra Rizzo si dimostra poco adatta a scrivere su un giornale come la Stampa, dove, abitualmente, i giornalisti evitano di dimostrare platealmente le proprie simpatie politiche. Rizzo sarebbe più a casa propria su Repubblica, o, scendendo, sul Fatto, Manifesto e altri.
Nel suo pezzo, il responsabile di quanto avvenuto è Trump, non l'ambasciatore Darroch, che per primo l'ha insultato, insieme a una valutazione offensiva a tutta la Casa Bianca. Rizzo scrive come se dovesse dettare la linea di difesa per giustificare le dimissioni di un diplomatico il cui linguaggio è più degno di un volgare maleducato che non di un diplomatico inglese. Non stupisce che ad assolverlo ci sia Theresa May, che ha portato alla rovina il partito conservatore e adesso fa una affermazione degna di un Corbyn qualunque. Per fortuna che c'è stato Johnson ad affettare le dimissioni di Darroch. Rimane la domanda: come mai Rizzo scrive sulla Stampa?
Donald Trump
«Impossibile svolgere il mio ruolo come vorrei». L'ambasciatore britannico a Washington, finito al centro di un caso diplomatico per aver criticato duramente Trump, ha annunciato le dimissioni dopo giorni di attacchi furibondi da parte del presidente americano. Una decisione che Londra spera possa porre fine a una crisi tra due alleati storici che ha creato imbarazzo, sia per la fuga di notizie che per il tenore dei giudizi espressi.
Kim Darroch, sarà meglio che cambi professione
L'ambasciatore Kim Darroch, uno dei più importanti diplomatici del Regno Unito, avrebbe dovuto lasciare a fine anno, ma la sua posizione era apparsa in bilico da quando nel weekend erano emersi commenti poco lusinghieri su Trump e la sua amministrazione. In una serie di note che dovevano restare riservate ma che sono finite in prima pagina sul «Daily Mail», aveva definito la Casa Bianca «inetta», «incompetente», «goffa» e «disfunzionale», mentre del presidente aveva detto che «emana insicurezza» e che potrebbe «finire in disgrazia». Il suo futuro era apparso ancora più incerto quando Trump, in una serie di tweet furiosi in cui aveva definito Darroch «strambo«, «molto stupido», e «idiota pomposo», aveva detto di non voler avere più niente a che fare con lui.
Ma a segnare definitivamente la sorte di Darroch, per molti osservatori, è stato il mancato appoggio del probabile futuro primo ministro. Boris Johnson, il super-favorito alla successione di Theresa May, ha preso le distanze dal diplomatico nel corso di un dibattito televisivo martedì sera, sottolineando invece l'importanza del rapporto con l'America e con Trump. Poche ore dopo, è arrivata la lettera di dimissioni di Darroch. «La situazione attuale mi rende impossibile svolgere il mio ruolo come vorrei», ha scritto. «Ritengo che in queste circostanze il percorso più responsabile sia quello di consentire la nomina di un nuovo ambasciatore».
La crisi diplomatica tra i due Paesi, che secondo il segretario generale del Foreign Office è la più grave da 150 anni, arriva in un momento particolarmente delicato per il Regno Unito: Londra ha bisogno degli Stati Uniti per concludere un accordo commerciale dopo la Brexit. Il mese scorso Trump era stato ricevuto dalla famiglia reale per una visita di stato in pompa magna.
Il ministero degli Esteri ha lanciato un'inchiesta sulla fuga di notizie, che ha profondamente scosso un servizio diplomatico considerato il fiore all'occhiello della burocrazia britannica. Il governo ha spiegato di non condividere necessariamente i giudizi di Darroch, ma ha rivendicato la necessità che il suo corpo diplomatico riporti con franchezza le impressioni sui Paesi in cui opera. E Theresa May aveva dato il suo pieno sostegno all'ambasciatore.
Al contrario, Johnson si è attirato molte critiche. «Ha buttato un diplomatico fantastico sotto un autobus per tornaconto personale», ha detto il sottosegretario agli Esteri Alan Duncan. Secondo il capo dell'opposizione Corbyn, il caso dimostra che Johnson «non si opporrà a Trump e non difenderà la Gran Bretagna». Per altri, il sacrificio di un diplomatico esperto rappresenta un'umiliazione nazionale di fronte alla reazione vendicativa di Trump. «A quanto pare l'ambasciatore britannico è stato rimosso secondo i desideri di un potentato straniero», ha detto il presidente della commissione parlamentare agli Esteri, Tom Tugendhat.
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