Riprendiamo da LIBERO di oggi, 10/07/2019, a pag.11 con il titolo "II terrorista del Bataclan risarcito dalla Francia" la cronaca di Mauro Zanon.
Rifondere il terrorista islamico responsabile della strage del Bataclan perché "sorvegliato con troppe telecamere": è quello che hanno decretato i giudici di Versailles. Un segno di come Eurabia sia ormai avanzata, prendendo il posto dell'Europa.
Ecco l'articolo:
Mauro Zanon
Le condizioni di detenzione erano "illegali", e così lo Stato francese è stato costretto a pagare una multa di 500 euro a Salah Abdeslam, mente degli attentati islamisti del 13 novembre 2015 che hanno provocato 131 morti e più di 400 feriti. A rivelarlo, è la giornalista del settimanale L'Obs Elsa Vigoureux nel libro Le Journal de Frank Berton. Secondo il testo, Salah Abdeslam, attualmente detenuto nel carcere di massima sicurezza di Fleury-Mérogis, avrebbe scoperto la decisione dei giudici di Versailles nel luglio dello scorso anno, data in cui l'amministrazione penitenziaria chiese al suo ex avvocato, Frank Berton appunto, le coordinate bancarie del giovane jihadista. Ma la sentenza era già stata emessa nel 2016, pochi mesi dopo l'arresto di Abdeslam nella periferia di Bruxelles, dove si era rifugiato. L'aspetto più curioso è che Abdeslam avrebbe rifiutato i soldi dello Stato francese, stando a quanto riportato nel libro della giornalista dell'Obs.
Salah Abdeslam
LA CELLA DI LUSSO Ma riavvolgiamo il nastro. Il terrorista franco-marocchino, in seguito all'estradizione dal Belgio, era stato affidato alla giustizia francese e spedito nella prigione più grande d'Europa e in cui sono rinchiusi gli individui più pericolosi di Francia: il carcere di Fleury-Mérogis, situato a cinquanta chilometri a nord di Parigi. All'epoca, ed è per questo che la notizia della Vigoureux sta suscitando un certo scompiglio, fecero molto discutere le condizioni di detenzione assai soft di Abdeslam, uno che si era reso colpevole della più grande strage della Quinta Repubblica francese assieme a una decina di complici e aveva fatto impazzire i servizi segreti di mezza Europa per più di quattro mesi. La stampa parigina rivelò che l'unico superstite del commando jihadista del 13 novembre 2015 poteva guardarsi le partite di calcio grazie a una tv satellitare chiusa dentro una bolla di plexiglass, che chiacchierava con i secondini sulle partite, che aveva a sua disposizione una palestra e una biblioteca per poter sfogliare altri libri oltre al Corano, che insomma non era proprio un carcere-bunker, ma un isolamento dorato. Cosa ci sarà mai stato allora di "illegale", di così insopportabile da spingere il suo avvocato, Frank Berton, a sporgere denuncia contro lo Stato? La sorveglianza ventiquattro ore su ventiquattro decisa con un decreto ministeriale dall'allora ministro della Giustizia di François Hollande, Jean-Jacques Urvoas. Secondo Berton, quel decreto andava contro gli articoli 34 e 37 della Costituzione francese e rappresentava una violazione del rispetto della vita privata e della libertà individuale. Urvoas realizzò che il decreto ministeriale era effettivamente illegale in assenza di una legge, così provò a mettere una toppa adottandola 21 luglio del 2016 con gli stessi termini del decreto. Il tribunale di Versailles, però, decise comunque di condannare lo Stato francese per il periodo precedente all'adozione del testo.
LA RIBELLIONE La rivelazione del "diario di Frank Berton" sta suscitando una grande indignazione tra i parenti delle vittime, sconcertati dal fatto che lo Stato sia costretto a risarcire 500 euro all'assassino dei loro cari. Ad indignarli, due giorni fa, è stato anche il presidente della Repubblica, Emmanuel Macron, che con una formula a dir poco infelice ha detto che i liceali francesi sono stati "presi in ostaggio" dagli insegnanti che in questi giorni protestano contro la riforma della maturità promossa dal ministro dell'Istruzione Jean-Michel Blanquer. Uno dei prof scioperanti è un sopravvissuto del Bataclan, Cédric Maurin. «E un insulto alle vittime», ha attaccato, chiedendo le scuse immediate del presidente.
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