Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 10/07/2019 a pag.14 con il titolo "La premier Lam si arrende: 'Morta la legge sull'estradizione' " la cronaca di Francesco Radicioni.
Carrie Lam
Dopo settimane di proteste, ieri la leader di Hong Kong Carrie Lam ha ammesso «il totale fallimento» della sua amministrazione sull'emendamento alla legge sull'estradizione in Cina e dichiarato «morta» la riforma che avrebbe permesso il trasferimento di hongkonghesi e stranieri di passaggio davanti a un tribunale cinese.
Invece che usare le due sillabe che nell'ultimo mese sono riecheggiate per le strade dell'ex-colonia britannica - «chit wui», «ritirato» - Lam ha però scelto una frase idiomatica che per i manifestanti è un modo per «giocare con le parole». Già dopo la marcia che aveva visto sfilare per le strade di Hong Kong un milione di persone e i tafferugli scoppiati tra manifestanti e polizia intorno al Parlamento, a metà giugno la Chief Executive di Hong Kong aveva annunciato la «sospensione» dell'emendamento. «Vi sono ancora dubbi sulla sincerità dell'amministrazione e che il governo possa riavviare il processo nel Consiglio Legislativo», ha detto ieri Carrie Lam. «Ripeto quindi che non esiste un simile piano e che la legge è morta», chiosava la leader di Hong Kong.
I grattacieli di Hong Kong
La protesta continua
L'apparente concessione dell'amministrazione di Hong Kong non ha però convinto chi nelle ultime settimane è sceso in piazza. Annunciando che le proteste continueranno, il Civil Human Rights Front - la sigla che ha organizzato molte delle manifestazioni - ha ribadito che solo «il ritiro» dell'emendamento potrebbe avere un significato «legale». «La parola "morto" non compare in nessuna legge di Hong Kong e in nessun procedimento del Consiglio Legislativo», diceva Bonnie Leung del Chrf. «Non ha risposto a nessuna delle nostre pubbliche richieste», scriveva ieri su Twitter Joshua Wong, uno dei volti più noti del Movimento degli Ombrelli del 2014. Nel corso della conferenza stampa la leader di Hong Kong ha escluso le sue dimissioni, così come un'indagine indipendente «sull'uso eccessivo della forza da parte della polizia» e l'ipotesi di non indagare i manifestanti arrestati. Intanto, la questione di Hong Kong è sempre più delicata per Pechino. Mentre interveniva al Consiglio dei Diritti Umani dell'Onu, Denise Ho - cantante pop e attivista - è stata interrotta due volte da un diplomatico cinese a Ginevra. Ieri il Ministero degli Esteri ha anche criticato l'incontro a Washington tra il Segretario di Stato Mike Pompeo e Jimmy Lai, editore dell'Apple Daily, una delle voci più critiche verso Pechino nell'ex-colonia britannica.
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