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La Stampa Rassegna Stampa
07.07.2019 Iran nucleare: arricchisce l'uranio e minaccia di colpire Israele
Sikenzio dai governi occidentali, Italia compresa. Cronaca di Francesco Semprini

Testata: La Stampa
Data: 07 luglio 2019
Pagina: 16
Autore: Francesco Semprini
Titolo: «Dagli ayatollah minacce a Israele 'possiamo colpire il Negev'»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 07/07/2019, a pag.16 con il titolo "Dagli ayatollah minacce a Israele 'possiamo colpire il Negev'" il commento di Francesco Semprini

Dovremmo averci fatto l'abitudine, eppure insistiamo: un paese, Iran, minaccia di colpire Israele e nessun governo democratico interviene, nemmeno con uno straccio di comunicato. Quale morale trarre?Riguarda anche l'Italia, il cui silenzio, quando non si trasforma anche in complicità, è una costante.

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Francesco Semprini

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La denuncia di Netanyahu

Un attacco missilistico al sito nucleare israeliano del Negev. Lo suggerisce l’ayatollah Mohammad Ali Movahedi Kermani nel corso del sermone del venerdì, durante il quale ha lanciato un monito a Stati Uniti e Stato ebraico. «Sarebbe sufficiente un attacco missilistico sul reattore di Dimona», tuona l’imam da Teheran. Movahedi, a lungo il rappresentante diretto dell’Ayatollah Rouhollah Khomeini in seno al Corpo delle guardie della rivoluzione islamica, avverte che un attacco di quel tipo condotto con la potenza balistica di cui l’Iran è in possesso basterebbe a «sotterrare Israele 200 volte». Dimona è una città israeliana nella regione del Negev, a Sud di Beersheba e ad Ovest del Mar Morto. Il centro di ricerca nucleare del Negev intitolato a Shimon Peres, premio Nobel per la pace e presidente israeliano dal 2007 al 2014, si trova a circa 13 chilometri a Sud-est della città. L’arricchimento dell’uranio Movahedi avverte Washington in merito ai suoi piani bellici contro l’Iran: «Pensate ad un attacco solo se volete cambiare il colore delle acque del Golfo Persico dall’azzurro al rosso sangue». Due giorni fa il presidente Donald Trump aveva ribadito che «Teheran deve stare molto, molto attenta». L’Iran ha confermato che entro oggi aumenterà l’arricchimento di uranio intorno al 5%, oltre il limite permesso del 3, 67%: si tratterebbe di una violazione di uno dei punti centrali dell’accordo nucleare internazionale sottoscritto nel 2015. Un atto dovuto per Ali Akbar Velayati, consigliere della Guida suprema dell’Iran Ali Khamenei, secondo cui sia gli Usa sia l’Ue a loro volta violano indirettamente l’accordo nucleare. L’Iran aveva dato al riguardo un ultimatum di 60 giorni a Bruxelles, con scadenza, appunto, il 7 luglio. «È davvero una triste ironia che lo stesso regime che ha materialmente violato l’accordo sul nucleare ritirandosi illegalmente e unilateralmente e ha spinto altri a seguirne l’esempio esprima preoccupazione per l’attuazione dello stesso accordo», chiosa la missione permanente dell’Iran a Vienna, in merito alla richiesta statunitense di una riunione urgente all’Aiea per discutere del nucleare iraniano. Teheran intanto prosegue la battaglia sul fronte britannico dopo il sequestro della sua petroliera a Gibilterra. Mohsen Rezai, generale dei Pasdaran, avverte Londra che se non rilascerà l’imbarcazione della Repubblica islamica sarà dovere delle autorità iraniane impossessarsi di una petroliera di Sua Maestà.

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