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Deborah Fait
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Speciale guerra 30 marzo 2003
Sono andata in una scuola media delle mia citta' per parlare con i ragazzi e tentare di capire perche' la gioventu' israeliana e' in questo momento cosi' diversa da quella europea.

Ogni giorno i telegiornali israeliani ci mostrano le manifestazioni oceaniche che si fanno in tutto il mondo occidentale e i commenti dei nostri giornalisti sono educatamente meravigliati, forse un po' increduli, spesso ironici sulla presa di posizione delle masse antiamericane pro Saddam.

In Israele non vi sono cortei ne' manifestazioni, non vediamo ragazzi correre per le strade o gettarsi per terra a fare i finti morti. Non ne hanno bisogno, qui di morti veri se ne sono visti anche troppi e la maggior parte di questi ragazzi ha in mente gli scenari allucinanti degli attentati. Solo chi non sa cosa sia la morte violenta puo' giocare con essa per le strade di Milano o di Berlino o di Parigi.

In Israele la guerra e' purtroppo una cosa seria, la pace e' necessaria, desiderata e la morte e' una realta' tragica colla quale dobbiamo tutti convivere. Altro che manifestazioni, qui tutto e' tragicamente reale!

Nessun ragazzo israeliano ha voglia di sdraiarsi per terra in una finta morte perche' sa che potrebbe accadergli realmente tornando a casa o venendo a scuola.

Pace! parola che e' immorale sporcare alternandola a espressioni di odio o addirittura ad aggressioni fisiche o con falo' di bandiere, parola che purtroppo in Europa ha perso gran parte del suo significato diventando soltanto un mezzo per fare propaganda antiamericana e antiisraeliana in favore di dittatori arabi feroci e sanguinari.

Mi siedo in mezzo a Ioro e i ragazzi mi scrutano diffidenti, scanzonati, "cosa vorra' questa qui?" stanno probabilmente pensando, mi presento e incominciamo a parlare un po' forzatamente, un po' timidamente, poi, dopo i primi minuti di imbarazzo, ecco che si rilassano e diventano interessati alle mie domande, molto interessati :

- lo sapete che in tutta Europa i giovani manifestano a centinaia di migliaia?

" SI, lo vediamo alla televisione, lo leggiamo sui giornali"

e ridono divertiti.

Una bambina di 12 anni di nome Dorit, mi guarda seria seria e mi dice " beati loro che non hanno paura!"

- Di cosa non hanno paura?

"non hanno paura del terrorismo" e un altro grida "Non hanno paura degli scud e neanche di morire"

- Ma voi avete paura?

" si, mio fratello piccolo fa la pipi' a letto ogni notte"

" E' vero, e' vero, anche i miei fratellini sono pieni di paura!"



Gli psicologi delle scuole di ogni ordine e grado hanno molto lavoro in Israele.



- Ma voi che siete grandi siete anche spaventati?

" Certo che si, il giorno che e' scoppiata la guerra io non sono venuto a scuola, sono stato tutto il giorno chiuso nella camera sigillata ad ascoltare la radio. Mia mamma era arrabbiata con me ma io sono rimasto la', capisci?"

Cosi' dice Yarden, un bel bambino ricciuto cogli occhi neri come tizzoni.

- Ma voi pensate che i ragazzi europei manifestano contro la guerra perche' non sanno cosa sia?

" forse...." dice timidamente Liem.

"mica saltano autobus in Europa!" ribatte un altro con aria di sfida.

"Io sono nata subito dopo la Guerra del Golfo e mia mamma era incinta e aveva la maschera antigas, come noi oggi. Anche il mio cane aveva la maschera ma poi e' morto quando io ero piccola perche' era vecchio."

- Che effetto vi fa uscire colla scatola della maschera antigas e portarla a scuola?

" Niente! e' giusto cosi', avere la maschera sempre con me mi fa sentire meno spaventata. Ma quando abbiamo provato a metterla ai piccoli e' stato un disastro perche' non volevano e urlavano".

E gli altri si mettono a ridere, trasferire le loro paure sui fratellini piccoli li aiuta a sentirsi piu' forti, piu' coraggiosi! Piu' grandi!

Fanno tanta tenerezza.

Arava' e' un bellissimo bambino etiope dagli enormi occhi castani, porta la kippa', lo zucchetto, tra i capelli ricciuti, alza la mano per raccontare:

" i miei genitori sono venuti in Israele nel 1990 perche' in Africa li volevano ammazzare perche' erano ebrei. Poi c'e' stata la guerra del Golfo e hanno capito che anche qui li volevano ammazzare perche' erano ebrei e Saddam Hussein ha tentato di farlo. No? "

- I tuoi genitori si sono pentiti di essere venuti in Israele dove c'e' anche la guerra e c'e' sempre il terrorismo?

"Nooooooo, mio papa dice che e' meglio morire in Israele che in Africa" e ride con i denti bianchi luccicanti e i suoi compagni lo guardano stupiti.

"morire e' morire" brontola qualcuno, scettico.

"si ma mio papa' dice che qua abbiamo una casa e studiamo e nessuno ci corre dietro per la strada e se moriremo sara' per difenderci dai nemici. Io faro' il soldato come mio fratello maggiore per difendere Israele."

- Insomma voi non sentite il bisogno di andare a manifestare per la pace?

"No perche' noi vogliamo la pace, e' una cosa che abbiamo dentro, dice Kamei dai lunghissimi capelli castani e dagli azzurri occhi seri e tristi, noi vogliamo la pace con i palestinesi e vogliamo che Saddam Hussein vada via dall'Iraq cosi' nessuno piu' ci colpira' cogli scud e potremo gettare via le maschere e magari potremo anche andare a visitare l'Iraq. Mio nonno viene da la'."

"SI.." urlano tutti insieme e ridono come tutti i bambini del mondo.

- Vorreste dire qualcosa ai ragazzi europei?

"..no...si... sono fortunati" dice uno sottovoce e un altro con piu' coraggio " oggi c'e stato un attentato a Nataniah, lo sanno?"

- credo di si- rispondo pensando amaramente che mai si son visti i pacifisti in Israele a manifestare contro gli uomini bomba.



La pace e' una cosa che abbiamo dentro, ha detto Kamei.

Ero venuta in questa scuola per capire la differenza tra i ragazzi israeliani compostamente seduti a scuola colle loro maschere e i ragazzi europei che sciamano per le strade a fare i finti morti.

E ho capito perche' me lo ha spiegato Kamei con ingenuita':

I bambini israeliani vivono la morte quotidianamente e hanno la pace dentro di loro

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