Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 04/07/2019, a pag.14, con il titolo "Rohani minaccia: 'Da domenica uranio arricchito a livello militare' " la cronaca di Giordano Stabile.
Giordano Stabile
L'Iran si prepara a superare un'altra soglia critica e alza ancora la pressione sull'Europa perché metta in salvo quel che resta dell'accordo sul nucleare prima che sia troppo tardi. Tre giorni fa Teheran ha annunciato di aver oltrepassato il limite di 300 chili di uranio arricchito stoccato. Ieri, il presidente Hassan Rohani ha avvertito di essere pronto ad aumentare la percentuale di arricchimento. Sarebbe una violazione ben più grave, perché a bassi livelli il combustibile può essere usato soltanto a scopi civili, mentre oltre il 90 per cento serve a costruire ordigni. «Il nostro livello di arricchimento non sarà più il 3,67 per cento – ha minacciato Rohani -. Lo porteremo a un livello che soddisfi le nostre necessità».
Anche se non c'è un esplicito riferimento all'uso militare, il leader iraniano fa capire che non può essere escluso. Tanto è vero che alti funzionari della Repubblica islamica hanno già paventato il ritiro dal Trattato di non proliferazione nucleare, come fece la Corea del Nord nel 2003. E già lo scorso 8 maggio, anniversario dell'uscita degli Stati Uniti dall'accordo multilaterale firmato nel 2015, Rohani aveva annunciato una serie di contromisure. La prima, il superamento della quantità massima consentita di uranio arricchito al 3,67 è scattata. Un'altra possibile mossa è il rilancio del reattore ad acqua pesante di Arak, in grado di produrre plutonio, elemento per costruire bombe atomiche ancora più potenti. Accanto a questi scenari bellici c'è il negoziato. Il presidente iraniano ha avvertito l'Europa che l'Iran «intraprenderà nuovi passi» se non avrà risposte concretE per aggirare le sanzioni americane. Ma è pronto a fare marcia indietro «in un'ora» se arriveranno. Sabato Francia, Germania e Gran Bretagna hanno annunciato l'operatività del sistema di transazioni Instex, che però è limitato a un paniere di beni di prima necessità e non comprende l'acquisto di petrolio. Teheran vuole invece garanzie che potrà continuare a vendere greggio. La richiesta cozza contro la strategia di Trump, tesa ad azzerare l'export di petrolio per costringere la dirigenza della Repubblica islamica, compresa la guida suprema Ali Khamenei, a negoziare un nuovo trattato più stringente, che includa il programma missilistico e le attività dei Pasdaran e delle milizie sciite alleate negli altri Paesi della Regione. Il leader Usa ha ribadito la sua disponibilità a discutere con Khamenei, ma gli attacchi a due petroliere nel Golfo dell'Oman, e l'abbattimento di un drone Usa sopra lo Stretto di Hormuz, hanno bloccato qualsiasi dialogo fra le potenze.
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