Gianni Vernetti: 'Putin ci ha trasformato da una debole democrazia in una spietata dittatura'
Gianni Vernetti
Vladimir Kara-Murza
Vladimir Kara-Murza, 38 anni, è chairman della Boris Nemtsov Foundation ed uno dei leader dell’opposizione democratica in Russia. Le sue testimonianze sono state un fattore decisivo per l’approvazione del «Magnitsky Act», la legge votata dal Congresso Usa nel 2012 per punire i responsabili di gravi violazioni dei diritti umani nel mondo. Durante una pausa dei lavori a Ginevra del Consiglio dei Diritti Umani, incontra «La Stampa» per un colloquio sul futuro della Russia.
Qualche giorno fa il Presidente Putin ha affermato in una lunga intervista al «Financial Times» che «l’idea liberale» è diventata obsoleta. Cosa pensa di questa affermazione? «Niente di nuovo. Quasi tutti i dittatori dello scorso secolo da Mussolini a Hitler, hanno fatto affermazioni molto simili. La verità è che Vladimir Putin ha torto. La storia di questi ultimi due secoli ci insegna che l’unico modello in grado di garantire sviluppo, benessere ed una dignitosa vita umana è quello che si fonda sul rispetto dello stato di diritto, sulla piena libertà politica e sul rispetto dei diritti di ogni individuo. Questo è il modello della “democrazia liberale” inviso a Putin che ha trasformato la Russia da una democrazia imperfetta com’era, in una perfetta dittatura».
Oggi il Presidente Putin sarà in visita ufficiale in Italia. Cosa pensa degli attuali rapporti fra la Russia ed i Paesi dell’Unione Europea? «Mi lasci dire innanzitutto, che fra gli esponenti della società civile e dell’opposizione democratica russa c’è un certo sconcerto per le dichiarazione del Vice Premier Matteo Salvini, con ripetute attestazioni di ammirazione per Vladimir Putin. Non so esattamente che cosa Salvini ammiri del Presidente Putin: forse le centinaia di prigionieri politici o il fatto che il più importante leader dell’opposizione, Boris Nemtsov, sia stato ucciso a pochi metri dal Cremlino? La storia dello scorso secolo ci insegna che l’“appeasement” nei confronti dei regimi dittatoriali ha sempre recato danni alle democrazie. Per troppo tempo diverse democrazie in Occidente hanno chiuso un occhio sul deterioramento degli standard democratici in Russia, per poi svegliarsi un bel giorno con la prima annessione di un territorio di uno Stato sovrano dai tempi della Seconda Guerra Mondiale: ciò che ha fatto Putin in Crimea».
Sovranismo, nazionalismo, attacchi al multiculturalismo ed alle politiche di integrazione. Putin sembra candidarsi a diventare il punto di riferimento di una nuova «alleanza illiberale». Cosa ne pensa? «Sono stato recentemente a Parigi ad una audizione presso l’Assemblea Nazionale e sono stato attaccato sia dagli esponenti del Fronte Nazionale di Marine Le Pen che dagli uomini dell’estrema sinistra di JeanLuc Melenchon. Va detto però che le forze che si ispirano a Putin in Europa appartengono quasi sempre alla destra estrema: dal Front National in Francia, alla formazione neofascista AfD tedesca, fino alla Fpo austriaca. Le forze sovraniste e l’estrema destra europea stanno dando qualcosa a Putin che gli mancava da tempo: una nuova legittimazione internazionale».
Qual è la sua opinione sulla politica della Russia nei confronti dell’Ucraina? «La fuga di Yanukovych nel 2014 e l’esperimento democratico di Piazza Maidan, con migliaia di giovani che chiedevano più Europa, più Occidente, più democrazia sono stati un evento catastrofico per Putin. Ucraina e Russia sono molto vicine: lingua, cultura, identità e secoli di storia condivisa. Per questo motivo Putin ha temuto più di ogni altra cosa il “contagio democratico”: se l’esperimento avesse avuto successo a Kiev, la tappa successiva avrebbe potuto essere Mosca. Quindi la reazione è stata durissima: la guerra nel Donbass, l’annessione della Crimea ed oggi il rilascio dei passaporti ai cittadini ucraini di lingua russa».
Ci può parlare della nuova politica estera russa: l’intervento militare in Siria, il supporto al dittatore Maduro in Venezuela, il sostegno al Regime di Teheran? «Niente di nuovo. Il club informale dei dittatori è un circolo piuttosto coeso e leale, i cui membri si sostengono a vicenda. Quindi non mi sorprende l’avventura militare russa in Siria per salvare Assad insieme ai pasdaran iraniani e l’invio di addetti militari a Caracas».
Ora uno sguardo all’Oriente. Sta nascendo una nuova alleanza strategica fra Russia e Cina? «Non credo. Tutto ciò che Putin sta facendo per avvicinare la Russia alla Cina va direttamente contro gli interessi strategici russi a lungo termine. La Russia è un Paese europeo, noi siamo europei per cultura, storia e mentalità… il nostro giusto posto è in Europa. Tutta l’ideologia anti-europea, anti-liberale ed anti-occidentale di Putin è anacronistica e sbagliata. La Russia da sola potrà essere soltanto, ben che vada, un “junior partner” del colosso cinese».
La Russia è sotto sanzioni. Hanno impatto? Sono efficaci? «Credo che le sanzioni economiche generalmente applicate ad un intero Paese siano controproducenti. Le sanzioni andrebbero ristrutturate sul modello di quanto previsto dalla “Legge Magnitsky” approvata nel 2012 dal Congresso Usa: sanzioni mirate contro la classe dirigente responsabile di abusi dei diritti umani e di gravi casi di corruzione. Chi guida un regime repressivo non può godere al tempo stesso dei vantaggi che offre la libertà dell’Occidente. E sono già sei i Paesi che hanno adottato simili legislazioni: Usa, Canada, Regno Unito, Estonia, Lettonia e Lituania. Anche l’Italia è stata per lungo tempo una delle mete favorite per gli investimenti russi di diversi oligarchi ed esponenti del regime di Putin».
Un futuro democratico in Russia è possibile? «Come confermato dalle molte missioni degli osservatori dell’Ocse e del Consiglio d’Europa, sono vent’anni che in Russia non si tengono elezioni libere. Pensi alle ultime elezioni presidenziali del 2018. C’erano due candidati dell’opposizione democratica che avrebbero potuto sfidare Putin: l’ex vicepremier Boris Nemtsov e Alexey Navalny, il noto blogger anti-corruzione. Nessuno dei due era presente sulla scheda elettorale Boris Nemtsov è stato ucciso a pochi metri dal Cremlino; Alexei Navalny è vivo ma la magistratura russa gli ha impedito di candidarsi con motivazioni giudicate arbitrarie dalla Corte Europea dei Diritti Umani».
E lei è stato avvelenato due volte… «Si, nel 2015 sono stato in coma per una settimana e poi mi sono salvato. La diagnosi era avvelenamento da una sostanza sconosciuta. Poi sono stato nuovamente avvelenato nel 2017 con gli stessi sintomi e mi sono salvato ancora. E' dura, ma sono ottimista. Non dimentichiamo che nell’agosto del 1991, uno dei regimi più repressivi della storia, l’Unione Sovietica, cadde in soli tre giorni. E solo in questi ultimi due anni centinaia di migliaia di giovanissimi sono scesi in piazza sfidando i divieti delle autorità contro la corruzione, gli abusi di potere, contro l’autoritarismo di Putin e del suo regime. Si, un futuro democratico in Russia è certamente possibile».
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