Il tram di Gerusalemme e la sessione di lavoro di Manama
Commento di Michelle Mazel
(Traduzione di Yehudit Weisz)
https://benillouche.blogspot.com/2019/06/le-tramway-de-jerusalem-et-la-session.html#more
Il "treno leggero" di Gerusalemme
Per gli israeliani è il "treno leggero": si tratta di un tram o di una metropolitana leggera. Ma qualunque sia il suo nome, non si potrebbe più neppure immaginare Gerusalemme senza questa piccola meraviglia tecnica, che collega la città orientale alla città moderna. Una rotaia lunga 13.8 chilometri, che serve i quartieri arabi di Sheikh Jarrah, Shuafat e Beit Hanina, che corre lungo le mura della Città vecchia, poi prosegue per la via Giaffa in tutta la sua lunghezza, prima di raggiungere il grande mercato Mahane Yehuda, e poi la Stazione Centrale degli autobus, fino a terminare la sua corsa sul Monte Herzl. È alla multinazionale francese Alstom che dobbiamo le vetture climatizzate ed ultramoderne del tram, così come le finestre di vetro antiproiettile, per proteggerle da eventuali attacchi terroristici: infatti l'Autorità Palestinese a suo tempo si era opposta accanitamente a questo progetto che, facendo uscire dall’isolamento i quartieri di Gerusalemme Est, avrebbe permesso ai suoi abitanti di trovare lavoro “dall'altra parte”. Naturalmente faceva riferimento soprattutto al fatto che il treno leggero avrebbe anche attraversato i nuovi quartieri ebraici di French Hill, Pisgat Zeev e Neve Yaakov, creati dopo la Guerra dei Sei Giorni, e che in tal modo avrebbe partecipato “all’ irreversibilità dell'occupazione”.
Amnesty International e France Palestine Solidarité avevano protestato con forza e intentato causa in Francia contro Véolia e Alstom, le due società francesi coinvolte nel progetto. La denuncia di France Palestine era stata respinta. Quella di Amnesty era passata da una giurisdizione all’altra prima di essere definitivamente respinta dalla Corte di Cassazione. Una denuncia analoga nei confronti dello Stato francese per il sostegno che avrebbe dato alle due società, è stata infine anch’essa respinta dal Consiglio di Stato. Nel frattempo, il lavoro procedeva, rallentato da una topografia difficile. Il 19 agosto 2011, quasi otto anni fa, i primi viaggiatori furono finalmente in grado di salire sulle vetture. Cosa che fecero con grande entusiasmo. Tuttavia, all’inizio, nei distretti arabi ci furono delle rivolte; le rotaie furono danneggiate e il treno colpito da continui lanci di pietre. A poco a poco questi attacchi cessarono. Nel 2017, i circa 50 treni hanno trasportato più di 42 milioni di passeggeri, ad un ritmo di 150.000 al giorno, tranne che durante lo Shabbat. Passeggeri arabi, ebrei, cristiani, visitatori e turisti. Ma cosa c’entra tutto questo con l'incontro di Manama? Un abbozzo di risposta nasce dal fatto che, oggi come allora, l'Autorità palestinese non vuole sentir parlare di un progetto destinato a migliorare la condizione di vita dei propri cittadini. Come si spiegherebbe altrimenti che fosse così pronta a rifiutare uno sforzo che riuniva Paesi arabi, Paesi europei alla presenza della Direttrice del Fondo Monetario Internazionale e dei rappresentanti di molte istituzioni internazionali per investire trenta miliardi di dollari nei Territori che l’AP gestisce così male. Scuole, ospedali, strade, fabbriche ... Non c’è dubbio! Scottata dal successo del tram di Gerusalemme, la leadership palestinese non vuole correre il rischio di trovarsi, prima o poi, di fronte a una nuova realtà. L'incontro di Manama è stato infatti la prima parte di un tentativo di porre fine al conflitto tra Israele e il suo vicino palestinese. Questo, a Ramallah, a quanto pare, non lo si vuole.
Michelle Mazel scrittrice israeliana nata in Francia. Ha vissuto otto anni al Cairo quando il marito era Ambasciatore d’Israele in Egitto. Profonda conoscitrice del Medio Oriente, ha scritto “La Prostituée de Jericho”, “Le Kabyle de Jérusalem” non ancora tradotti in italiano. E' in uscita il nuovo volume della trilogia/spionaggio: “Le Cheikh de Hébron".